Un foglio internazionale
Negli Stati Uniti c'è una spaccatura che va oltre la sfida elettorale
Il conflitto tra rinnovamento economico e strategico da un lato e decadenza sociale e nazionale dall’altro. La versione di Baverez sul Figaro
Le presidenziali negli Stati Uniti del 5 novembre 2024, scrive l’editorialista del Figaro Nicolas Baverez, segneranno il culmine di un anno pieno di elezioni. Saranno decisive per il futuro della democrazia in America e nel resto del mondo. Sono sovrastate dalla figura di Donald Trump, in testa nei sondaggi nonostante o grazie ai 91 procedimenti giudiziari a suo carico, fatto che giustifica il desiderio di Joe Biden, forte della sua vittoria nel 2020, di ricandidarsi nonostante l’età. Lo scontro tra geronti, uno che si presenta come baluardo della democrazia, l’altro che maschera la sua vendetta personale come una crociata del popolo contro le élite, nasconde la spaccatura degli Stati Uniti tra rinnovamento economico e strategico da un lato e decadenza sociale e nazionale dall’altro. L’esplosione della globalizzazione va di pari passo con una nuova gerarchia tra le potenze. Gli Stati Uniti tornano alla produzione e accelerano l’innovazione, mentre la Cina si rinchiude nella trappola dei paesi a reddito medio a causa del ritorno dell’ideologia comunista e del controllo del Partito sulle imprese, della crisi immobiliare e della sfiducia dei cittadini.
Nel 2023, la crescita degli Stati Uniti ha raggiunto il 2,5 per cento, gli incrementi di produttività il 2,2, l’inflazione è scesa al 3,1 e regna la piena occupazione, con un tasso di disoccupazione limitato al 3,7. Il divario si sta ampliando con la Cina, dove la produttività ristagna, e con l’Europa, che oggi rappresenta solo il 65 per cento del pil statunitense, rispetto al 90 nel 2000. I capitali e gli investimenti accorrono, con un aumento del 25 per cento, mentre restano fermi in Europa e abbandonano la Cina. Permettono di finanziare il deficit federale, pari al 7 per cento del pil, e il debito pubblico, il cui mercato di circa 26.000 miliardi di dollari rimane il più sicuro e il più liquido. Il principale cambiamento viene dal fatto che il rinnovamento dell’economia americana si basa sull’offerta e sulla riconquistata sovranità nei settori dell’energia (primo produttore mondiale di petrolio con 13,2 milioni di barili al giorno e primo esportatore di Gnl con 89 milioni di tonnellate), dell’agricoltura, della sanità, della tecnologia (i sette giganti hanno una capitalizzazione di 12 mila miliardi di dollari) e degli armamenti (40 per cento delle esportazioni mondiali). I principali programmi pubblici, Ira (Inflation Reduction Act) in primis, collegano la reindustrializzazione, la modernizzazione delle infrastrutture, la rivoluzione digitale, la transizione ecologica e la stabilizzazione della classe media.
L’enfasi sulla concorrenza ha iniziato a ridurre il peso degli oligopoli e i salari della classe media, bloccati da un quarto di secolo, sono nettamente aumentati. Dopo la disfatta della partenza dall’Afghanistan, gli Stati Uniti hanno dato una dimostrazione della loro potenza militare e della loro influenza diplomatica in Ucraina e in medio oriente. Hanno permesso all’Ucraina di resistere all’invasione della Russia, contribuendo alla significativa distruzione del potenziale convenzionale di Mosca senza mobilitare truppe. Hanno rassicurato Israele e la libertà di navigazione nello stretto di Bab al-Mandab grazie al loro dispiegamento nel Mediterraneo e nel Mar Rosso. Finora, stanno controllando i rischi di escalation con la Russia e l’Iran, inviando allo stesso tempo dei segnali alla Cina per dissuaderla dall’uso della forza contro Taiwan. Hanno rivitalizzato le loro alleanze strategiche, come la Nato, e hanno ristabilito la loro credibilità e il loro status di nazione indispensabile per gli alleati europei e asiatici. Allo stesso tempo, lungi dal placarsi dopo l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, la crisi politica interna si aggrava. L’immigrazione, fuori controllo con 302 mila immigrati clandestini arrestati solo nel dicembre 2023, sta avvelenando il dibattito pubblico, con Donald Trump che mina qualsiasi accordo al Congresso. Tiene in ostaggio la politica estera e di sicurezza, con 61 miliardi di dollari di aiuti all’Ucraina condizionati alla costruzione del muro al confine con il Messico – anche se ciò significa minare le alleanze e i trattati firmati dagli Stati Uniti. (…)
Il caos politico che colpisce gli Stati Uniti va oltre le istituzioni e minaccia la nazione e la democrazia. E’ radicato in cambiamenti profondi. L’aspettativa di vita è crollata a 76,1 anni a causa della devastazione degli oppioidi e delle armi da fuoco. La radicalizzazione e l’estremizzazione della guerra culturale lanciata dal wokismo stanno creando una dinamica di paura, odio e violenza. La nazione si sta frammentando sotto l’effetto di un individualismo radicale e di una secessione di diverse comunità prodotta dai social network. Lo scatenarsi delle passioni è destinato a mettere in discussione il rinnovamento economico e strategico.
Il Foglio internazionale