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un foglio internazionale

 “I bambini cavie devono essere sacrificati al dio del progresso?”

Mathieu Bock-Côté analizza la deriva ideologica della teoria del gender, di cui i minori sono vittime. Scrive il Figaro (13/2)

Il centro culturale e giovanile di Mérignac ha programmato una serie di attività per le vacanze invernali, in linea con la sua missione – scrive Mathieu Bock-Côté –. Tra queste, un atelier per iniziare i giovani all’universo delle drag queen. E’ rivolto ai giovani dagli 11 ai 15 anni, che potranno apprendere le basi di questa pratica. I giovani dovranno creare il proprio personaggio e imparare, come ha riportato il Figaro, “a sfilare sui tacchi con il look e l’espressione giusta e a esibirsi in una performance drag”. Vale la pena ricordare che una drag queen è un uomo che si veste da donna ipersessualizzata e che appartiene al mondo della notte. Per questo motivo, molti genitori si chiedono, con esasperazione, perché stiamo cercando di ipersessualizzare i bambini in questo modo. Perché un bambino di 11 anni deve indossare seni finti e truccarsi in maniera oltraggiosa, imparando a lanciare sguardi seducenti a chi lo guarda? Che razza di diavoleria è questa? L’obiettivo è esplicitamente politico. I bambini devono sviluppare una riflessione “sul genere, sui codici, sugli stereotipi e su come giocare con essi”. 

 

In altre parole, l’obiettivo è quello di decostruire la loro identità sessuale e convertirla in quella che è diventata nota come teoria del genere, secondo la quale il maschile e il femminile sono puri costrutti sociali che devono essere decostruiti. In questo modo, la teoria del gender mira a riportare l’umanità a una forma di magma originario, dove ognuno può creare sé stesso, all’insegna della completa autodeterminazione. Si arriva persino a respingere l’idea di un corpo sessuato: la teoria del gender ci porta a parlare di “sesso assegnato alla nascita”. In altre parole, il sesso non va da sé, ma è imposto arbitrariamente da un sistema politico e medico etero-patriarcale che costringe gli individui ad accettare la dualità sessuale dell’umanità, mentre esiste una varietà quasi infinita di generi, che lo stato dovrebbe riconoscere nella sua operazione di ingegneria sociale e di rieducazione psicologica della popolazione. Egemone nelle università, così come sui social network e in molti dipartimenti governativi, che si sentono obbligati a sottomettersi o a convertirsi ad essa, pena l’accusa di intolleranza, questa ideologia ha come obiettivo esplicito quello di riprogrammare antropologicamente una giovane generazione di bambini cavia, che dovrebbero incarnare la promessa dell’uomo nuovo, liberato da un corpo sessuato ormai assimilato a una carcassa reazionaria, poiché la sensazione del genere deve avere la precedenza sulle verità superate dell’anatomia e della biologia. Ecco perché non si parla più di operazione di cambio di sesso, ma di operazione di affermazione del genere. Questa rivoluzione della carne sarebbe inimmaginabile senza l’orwellianizzazione del linguaggio che l’accompagna. Una di queste finzioni consiste nel moltiplicare i “pronomi” per creare generi artificiali al di là del maschile e del femminile, intendendo con ciò la famosa non-binarietà, associata al pronome “iel”. La fantasia sostituisce la realtà. 

 

Questa querelle ha una risonanza molto particolare in Canada in questo momento. Danielle Smith, premier conservatore dell’Alberta, ha deciso di opporsi all’ideologia trans, che rappresenta la versione radicalizzata della teoria del gender, in quanto non si accontenta più di destrutturare culturalmente i sessi, ma intende ricostruirli con terapie ormonali e interventi chirurgici. Presto introdurrà una legge esplicitamente pensata per proteggere i bambini. Intende vietare gli interventi chirurgici di riassegnazione del sesso per chi ha meno di 17 anni e vietare gli inibitori della pubertà e le terapie ormonali che possono portare a tali operazioni per chi ha meno di 15 anni – a meno che la transizione ormonale non sia già iniziata. I minori di 15 anni che desiderano cambiare il proprio nome o cognome a scuola dovranno ottenere il consenso dei genitori; i ragazzi più grandi potranno farlo senza il consenso dei genitori, ma questi ultimi dovranno essere informati. Non sorprende che Justin Trudeau, sostenuto dall’intera élite canadese, la accusi di attaccare la comunità trans. Stiamo entrando in un mondo in cui i genitori che si rifiutano di sostenere i figli nella loro transizione di genere saranno senza dubbio accusati di abuso genitoriale – un mondo in cui l’autorità dei genitori è sostituita dall’autorità di “esperti” sostenuti da uno stato terapeutico autoritario. Poco importa che questi bambini siano sotto l’influenza ideologica di una teoria promossa da attivisti che li condanna a mutilazioni psicologiche e fisiche. Il semplice buon senso è diventato obsoleto: diventa persino scandaloso. I bambini cavie devono essere sacrificati al dio del Progresso.

(Traduzione di Mauro Zanon)

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