Un Foglio internazionale
Sesso, schiave, califfato. Parla l'ex moglie di al Baghdadi
Lui è stato il fondatore dell’Isis. Lei ha raccontato a un canale saudita la sua vita intima con il “califfo”. Un tuffo nella mostruosità raccontato da il Point
Questo articolo è stato pubblicato su Un Foglio internazionale, l'inserto a cura di Giulio Meotti con le segnalazioni dalla stampa estera in edicola ogni lunedì.
I suoi occhi non si vedono, si vede a malapena il suo viso di donna: è interamente velata da uno spesso drappo nero. Le sue parole appaiono a volte esitanti, ma spesso caute. Parla della sua vita da moglie del “califfo” dello “Stato islamico”, Abu Bakr al Baghdadi, fondatore di Daesh, un proto-stato nato nel 2014 dalle macerie dell’invasione dell’Iraq e delle primavere “arabe” in medio oriente. Per il canale saudita Al-Arabiya, che ha appena trasmesso il programma, si tratta di uno scoop: la moglie legittima del “Califfo” racconta la vita privata dell’uomo più ricercato dagli Stati Uniti dopo Bin Laden.
Chi era Al Baghdadi prima della proclamazione di Daesh? Uno studente di teologia che ha conosciuto, stando alle sue parole, nel 1999. È stata la sua prima moglie. Un “uomo normale”, secondo lei, finché non è stato arrestato dagli americani in Iraq nel 2004 e rilasciato. Ne è uscito “qaidificato”. Affiliato a questo gruppo internazionale di jihadisti, ha segretamente puntato a una carriera oscura e improbabile: diventare il califfo dei musulmani, ripristinare il califfato detronizzato nel 1924 con la fine dell’Impero Ottomano e, allo stesso tempo, liberare i paesi della Mezzaluna... e il mondo intero. Davanti alle telecamere del canale saudita, la moglie, Asma Mohammed, recita la sua parte: ora è una donna ingannata, pentita, che invita le donne a non farsi illusioni e rivela alcuni dettagli della mostruosità del marito. Che le si creda o meno, la cosa più interessante delle sue dichiarazioni, trasmesse dal canale Al-Arabiya, sono i pochi dettagli “extra” nella biografia del “califfo”: la sua vita sessuale, le sue inclinazioni, la sua freddezza, i suoi riti medievali.
Ricordiamo che Daesh era stato innovativo nel campo dell’orrore: le messe in scena studiate del terrore, le donne in ostaggio bruciate vive, gli sgozzamenti in diretta e al rallentatore delle vittime drogate, la distruzione del patrimonio archeologico, le decapitazioni, la bandiera e la moneta con le iniziali di Allah e del suo profeta... Lo “Stato islamico” aveva acquisito una reputazione internazionale di mostruosità mai vista sotto la sua tutela. Asma racconta la vanità e l’orgoglio dell’uomo al centro di questo mostro. “Voleva conquistare Roma”, dice, senza rendersi conto dell’allucinante simbologia di questo sogno per il “califfo”. La portata globale del movimento, sia esso jihadista o islamista, viene rivelata. Asma spiega che, con la proclamazione dello “Stato islamico” e la restaurazione del califfato, l’uomo cambia; diventa paranoico, preoccupato solo della sua sicurezza e...della sua sessualità. “Teneva d’occhio i cieli, aveva molta paura dei droni”, racconta.
Per quanto riguarda il sesso, il califfato offriva soprattutto libertà dalla mostruosità, dagli stupri alla poligamia dei bottini di guerra. Secondo Asma, Al Baghdadi aveva sposato altre tre donne: una cecena, un’irachena e una siriana. La più giovane delle sue mogli aveva 12 anni, figlia della sua guardia del corpo e uomo di fiducia. “La sua ultima moglie aveva la stessa età di mia figlia; viveva con noi e mi chiamava ‘madre’”. Gli stupri delle prigioniere yezidi, di cui i più ingenui dubitano? “Gli stupri, molto probabilmente. Lui e i suoi compagni erano diventati insaziabili, selvaggi. Erano diventati disumani”. Per la moglie di Abu Bakr al Baghdadi, “in quel momento il califfato era cambiato, da regime dello ‘Stato islamico’ a regime della corsa alle donne”. Bottino sessuale, prigioniere e schiave divennero un argomento di reclutamento per le “brigate internazionali”, afferma la donna, con un effetto diretto sui volontari stranieri. “Il matrimonio era a buon mercato e le prigioniere erano abbondanti”. Spesso si tratta di yezidi. Non erano considerate mogli, anche se erano costrette ad esserlo, ma bottino di guerra, schiave. Secondo Asma, ogni emiro di Daesh aveva il suo “gruppo”. Anche se i dettagli sono pochi, la sua confessione rivela poco a poco l’essenziale: schiave sessuali, stupri, rapimenti e traffico di esseri umani erano tutti nel menu del “califfato”.
(Traduzione di Mauro Zanon)
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