Un Foglio internazionale
Vladimir Putin, l'impostore nucleare sull'orlo di una crisi di nervi
Il presidente russo agita lo spettro di una escalation atomica con l’occidente per costringere quest’ultimo alla resa senza condizioni, scrive il Point (5/3)
La recrudescenza delle minacce nucleari da parte di Vladimir Putin è un segno che non lascia spazio alle interpretazioni: l’autocrate del Cremlino sta perdendo le staffe. Lo testimoniano alcuni eventi accaduti quest’inverno, a cominciare dall’eliminazione del suo avversario numero uno, Alexei Navalny, che rappresentava una minaccia minima nel suo penitenziario nell’estremo nord della Siberia. Poi c’è stato il divieto a uno sconosciuto candidato contrario alla guerra, Boris Nadezhdin, di presentarsi alle elezioni presidenziali del 15 marzo. Come se Putin avesse qualcosa da temere da un simile concorrente! All’alba del terzo anno della guerra che sta conducendo contro l’Ucraina, queste non sono le azioni di un leader sicuro della vittoria finale. Il despota si trova di fronte a un dilemma. E’ consapevole che, nonostante le recenti – ma millimetriche – conquiste del suo esercito, non riuscirà ad avere la meglio senza una totale militarizzazione della società russa. Ciò richiederà maggiori sacrifici ai suoi concittadini. Tuttavia, l’idea che si era affermata in occidente, secondo cui la popolazione era in gran parte passiva di fronte al conflitto, è andata in frantumi.
Il 1° marzo migliaia di russi sono andati a dare l’ultimo saluto a Navalny durante il suo funerale. La loro presenza, nonostante gli immensi rischi personali che stavano correndo, ha rivelato la portata del risentimento. L’ansia per il futuro sta prendendo piede. Le cattive notizie che Putin sta distribuendo non migliorano l’umore. C’è stato l’aumento record delle spese militari, che ora assorbono un terzo del bilancio della Federazione russa. L’ultima volta che il Cremlino ha speso così tanto per la difesa è stato nel 1990, un anno prima del crollo dell’Unione Sovietica…
Gli altri annunci dolorosi, che comporteranno senza dubbio nuove ondate di mobilitazioni sul fronte per alimentare la macchina della guerra, sono stati rimandati a dopo le elezioni presidenziali. In questo delicato contesto, le elezioni saranno un test. Nonostante la natura sempre più dittatoriale del suo regime, Putin, al potere da quasi venticinque anni, ha bisogno di rilegittimarsi di tanto in tanto. Quest’anno sarà necessario imbottire un gran numero di urne per dare l’impressione di un sostegno massiccio della popolazione. L’opinione pubblica accetterà la frode senza battere ciglio?
Le provocazioni sul nucleare di Putin, che il 29 febbraio lo hanno portato a predire “la distruzione della civiltà”, richiedono molto sangue freddo da parte dell’occidente e una maggiore determinazione nel sostegno all’Ucraina. Ma entrambe le cose sono molto carenti. Gli aiuti militari statunitensi sono ancora bloccati al Congresso dai sostenitori di Donald Trump, nonostante gli sforzi del presidente Joe Biden per raggiungere un compromesso. E in Europa, l’impatto delle manovre intimidatorie del Cremlino è amplificato dal timore di un indebolimento dell’ombrello di sicurezza americano a seguito delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti del 5 novembre. In un contesto strategico sempre più degradato, gli europei non devono abbassare la guardia se vogliono evitare un’estensione del conflitto. I battibecchi da cortile tra Emmanuel Macron e Olaf Scholz su chi fornisce più armi a Kyiv e chi è il più duro con Putin sono irrisori di fronte alla posta in gioco. Non fanno altro che alimentare la propaganda russa sulla debolezza e la disunione dell’occidente.
Piuttosto che litigare, gli europei dovrebbero pensare a dare una dimensione europea alla deterrenza nucleare francese, come ha lasciato intendere Macron. In Germania, il dibattito sull’acquisizione di una capacità nucleare autonoma è il più intenso dagli anni Cinquanta. In Polonia, il nuovo ministro degli Esteri, Radoslaw Sikorski, ha addirittura ipotizzato che diversi stati europei acquisiscano un proprio arsenale nucleare. Di fronte a Putin, che scommette sulla loro stanchezza di asservire l’Ucraina, gli europei devono ispirarsi al coraggio dei manifestanti russi, che non hanno esitato a sfidare il divieto del Cremlino di partecipare ai funerali di Navalny. Non c’è altro modo per far mordere la polvere all’imperialismo di Putin, anche se è nucleare”.
(Traduzione di Mauro Zanon)
Il Foglio internazionale