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Un foglio internazionale

“La Cina di Xi Jinping, il totalitarismo e l'impero contro il mercato”

Pechino ricorda all’Europa la necessità di una leadership forte, una visione a lungo termine e la capacità di produrre e innovare, scrive il Figaro
 

La visita di stato di Xi Jinping in Francia, in occasione del sessantesimo anniversario dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra il nostro paese e la Repubblica Popolare Cinese, è avvenuta in un momento decisivo” scrive Nicolas Baverez. “La globalizzazione è sempre più militarizzata e le dinamiche della violenza stanno andando fuori controllo in Ucraina, in medio oriente e nel Mar Cinese. Sotto la guida di Xi, la Cina sta facendo un grande balzo indietro, sacrificando il modello dei suoi Quarant’anni gloriosi a un totalitarismo maoista, affermando allo stesso tempo le proprie ambizioni imperiali sostenute dall’alleanza con la Russia. Bloccata nel suo sviluppo, distanziata dal rinnovamento industriale e tecnologico degli Stati Uniti, ha riversato nell’Unione europea il surplus delle sue formidabili sovraccapacità industriali destinate a sostenere lo sforzo bellico contro l’America. Con la Francia, Xi Jinping ha scelto l’anello debole dell’Europa, che accumula stagnazione economica, perdita di controllo sulle finanze pubbliche, dipendenza dalle importazioni cinesi per i beni di prima necessità e una politica estera erratica che ha visto Emmanuel Macron, di ritorno dal suo viaggio in Cina, appoggiare le posizioni di Pechino su Taiwan proprio nel momento in cui sono state lanciate esercitazioni militari che simulavano un blocco e un’invasione dell’isola. Il 2022 ha segnato un punto di svolta nella storia del Ventunesimo secolo, con l’invasione dell'Ucraina da parte della Russia e il Ventesimo Congresso del Partito Comunista Cinese. Deng Xiaoping ha costruito il miracolo economico cinese, che ha fatto uscire dalla povertà 800 milioni di persone, sulla collegialità e sulla limitazione del potere, sul libero mercato e sugli scambi, e infine su una diplomazia prudente. Xi ha rotto in modo spettacolare con questo modello per ristabilire l’assoluta supremazia della politica sull’economia, associando potere a vita, Grande Fratello digitale, ripetute epurazioni, rigido controllo delle aziende e dell’economia e la pretesa di conquistare la leadership mondiale entro il 2049 grazie alla supremazia sugli Stati Uniti. Ma così facendo, ha distrutto sia il patto implicito che legava il popolo cinese all’arricchimento e alla preservazione del monopolio del potere del Partito Comunista, sia la globalizzazione che aveva prodotto il decollo della Cina. La disastrosa gestione dell’epidemia di Covid – dall’insabbiamento e l’opacità delle origini alla strategia “zero Covid” – ha evidenziato i pericoli del potere assoluto e ha instillato nella popolazione un’immensa sfiducia nei confronti dei suoi leader. Gli effetti sono devastanti. La demografia è crollata, con una fecondità limitata a un figlio per donna e la popolazione attiva in calo di quasi 10 milioni di persone all’anno. La crescita annuale è scesa dal 9,5 per cento al 3: la cifra ufficiale del 5,3 è stata gonfiata a dismisura. Un giovane laureato su tre è disoccupato, fatto che ha portato alla soppressione delle statistiche. Il settore immobiliare, che rappresenta il 60 per cento dei risparmi delle famiglie, sta precipitando in un crollo senza fine e il mercato azionario sta sprofondando, rovinando 200 milioni di piccoli proprietari. Il debito pubblico e privato si sta avvicinando al 300 per cento del pil (…). Dinanzi alla Cina, la Francia e i suoi partner hanno tutto l’interesse a favorire un approccio europeo coordinato. A differenza degli Stati Uniti, l’Europa non è impegnata in un confronto con la Cina per la leadership mondiale e non ha quindi motivo di allinearsi a Washington. In compenso, deve mostrare estrema fermezza di fronte al sostegno dato alla Russia di Vladimir Putin, che costituisce una minaccia esistenziale per il nostro continente, così come di fronte alla volontà di costruire un ordine mondiale post-occidentale o alla strumentalizzazione dei paesi del sud. Deve essere intransigente nel punire il dumping e lo spionaggio diffuso, nell’impedire l’acquisizione di asset strategici e il saccheggio di tecnologie e dati. Tuttavia, queste misure difensive hanno senso solo se si inseriscono in una strategia offensiva di reindustrializzazione, investimenti e affermazione dell’Unione come potenza. La Cina di Xi Jinping ricorda alla Francia e all’Europa che non ci può essere libertà o sovranità nel Ventunesimo secolo senza una leadership forte, una visione a lungo termine e la capacità di produrre, innovare e difendere”.

 

(Traduzione di Mauro Zanon)

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