Un foglio internazionale
La stella gialla di Eden Golan o l'infamia di Malmö
Lo storico Marc Knobel spiega perché il boicottaggio della candidata israeliana all’Eurovision e di Israele è pericoloso, scrive il Point
Nella mia vita, mi è capitato molto raramente di guardare l’Eurovision. Ma questa volta ero letteralmente incollato al televisore. Perché aspettavo con una certa trepidazione l’esibizione della giovane e talentuosa artista israeliana Eden Golan. Per diversi giorni ho visto crescere questa tensione percettibile e di cui i media hanno parlato. La valanga di dichiarazioni e tweet incendiari che chiedevano di bandire Eden dall’Eurovision. Tutta la coorte di Insoumis, islamisti di sinistra e altri si è unita, mentre i social si scatenavano. Come se il mondo fosse migliore se a questa giovane ventenne fosse impedito di cantare. Ho detto proprio cantare, non tenere un comizio elettorale. La punizione (collettiva) si è abbattuta su di lei, senza appello. Il suo imperdonabile crimine? Essere israeliana. La sua doppia punizione? Dover parlare delle sofferenze perpetrate dai terroristi di Hamas contro gli israeliani il 7 ottobre 2023. Una valanga di odio, “un pogrom del Ventunesimo secolo”, di cui il Point ha scritto un incredibile e terribile resoconto (pubblicato dalle edizioni Flammarion/Le Point).
Ci sono state anche le manifestazioni ostili e rumorose, gli assembramenti fuori dall’hotel in cui dormiva Eden, che era diventato come fort Chabrol, protetto febbrilmente dalla polizia. L’inenarrabile Greta Thunberg agita gli sfondi e i cortili del filopalestinismo militante. Questa volta non si trattava di margherite e biodiversità, ma di criminali che sarebbero... tutti israeliani. E per permettere a Eden di muoversi, è stato necessario un imponente convoglio che la proteggesse, come si protegge un presidente americano in carica. Come è potuta accadere una simile follia? Come ha fatto questa giovane donna a sopportare una tale pressione? Come ha fatto a non crollare? Che forza aveva dentro di sé per continuare a cantare mentre i fischi e le urla aumentavano? I facinorosi si sono scatenati, prendendosi per dei gentili giustizieri. Dimenticando che anche Eden sta soffrendo, non solo perché i palestinesi muoiono sotto i terribili bombardamenti e le spaventose distruzioni, una tragedia, ma anche perché i prigionieri israeliani muoiono nelle carceri di Hamas. Eppure non mancano le occasioni di indignazione per le nostre menti disincantate, ben nutrite e minacciate solo dalle intemperie. Ma queste menti, ammantate di buona coscienza, privilegiano un’unica causa di indignazione: i presunti (o reali) misfatti di Israele. Perché solo Israele dovrebbe essere boicottato? Inoltre, in queste campagne militanti, Israele, gli ebrei e il capitalismo internazionale vengono spesso accomunati.
È un’associazione che ha una risonanza storica troppo forte per essere lasciata sviluppare impunemente. Per altro, lo scopo del boicottaggio è quello di ridurre una nazione, composta da individui con opinioni e impegni tanto diversi quanto quelli che possono esistere in Francia o altrove, a un unico nemico disincarnato e privo di umanità. Si tratta quindi di una punizione collettiva aberrante. Una punizione che si è abbattuta sulla giovane e graziosa Eden. In questa logica manichea, i membri di Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (Bds) contro Israele non possono che turbare, disgustare e irritare gli israeliani e tutti coloro che si battono e lavorano per la riconciliazione israelo-palestinese e israelo-araba. Facciamo un esempio. È il sorprendente paradosso della posizione difesa dai membri del Bds quando vogliono boicottare film, registi, attori o romanzi, romanzieri e filosofi israeliani. La maggior parte di questi scrittori e registi sono i migliori sostenitori della causa palestinese all’interno della società israeliana. Molti di loro sono portavoce di coloro che da anni si battono per la creazione di uno stato palestinese accanto a Israele. Ma ai boicottatori non interessa. Si tratta in realtà di nazificare l’intero Israele (…). Eden ha sopportato questo odio con coraggio e forza di volontà. Non si è arresa. La sua canzone raccontava una tragedia. Tuttavia, dopo aver cantato, le sono scese le lacrime. Lacrime perché la pressione era stata troppo forte. Lacrime perché un’insopportabile stella gialla le era stata incollata sul petto. Resterà di tutto questo l’infamia che ha colpito la città di Malmö e l’Eurovision Song Contest.
Il Foglio internazionale