Il Foglio internazionale
Così Hamas sta prendendo in giro l'occidente
Il Telegraph spiega come a impedire il cessate il fuoco non sia l'insistenza nel portare avanti la campagna militare di Netanyahu ma il fanatismo di Yahya Sinwar. I politici occidentali dovrebbero capirlo
Porre fine alle sofferenze sopportate dai palestinesi comuni negli otto mesi trascorsi da quando i terroristi di Hamas hanno lanciato il loro devastante attacco contro Israele il 7 ottobre è stata la motivazione trainante dietro gli sforzi occidentali per risolvere il conflitto” scrive Con Coughlin sul Telegraph. “Anche se garantire il rilascio dei 120 ostaggi israeliani ancora tenuti prigionieri da Hamas è un’altra considerazione importante, cercare di evitare che i civili palestinesi subiscano ulteriori spargimenti di sangue sembra essere stata la priorità nelle menti di coloro che cercavano di attuare un cessate il fuoco a Gaza. L’amministrazione Biden, in particolare, è così impegnata nel raggiungimento di un cessate il fuoco da essersi assicurata il sostegno del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite prima che il segretario di Stato Antony Blinken intraprendesse l’ennesima missione diplomatica in medio oriente, la sua ottava dallo scoppio del conflitto di Gaza. Le precedenti iniziative statunitensi si sono invariabilmente concluse con il fallimento dei colloqui, generalmente attribuito all’intransigenza del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. La sua insistenza nel portare avanti la campagna militare israeliana volta a spazzare via l’organizzazione terroristica dalla faccia della terra, anche se i leader di Hamas accettassero di rilasciare tutti gli altri ostaggi israeliani, viene costantemente citata come la ragione del fallimento degli sforzi diplomatici volti a portare a termine la campagna militare israeliana.
Tuttavia, come sta diventando sempre più evidente, non è l’approccio intransigente di Netanyahu a ostacolare gli sforzi di pace. E’ il fanatismo di Yahya Sinwar, la mente terrorista di Hamas dietro le atrocità del 7 ottobre. Conosciuto come il ‘Macellaio di Khan Yunis’ dal nome dell’enclave di Gaza in cui è nato, uno dei calcoli chiave di Sinwar durante la pianificazione degli attacchi del 7 ottobre sembra essere stato che l’inevitabile risposta militare da parte di Israele avrebbe, alla fine, giocato a vantaggio di Hamas. E, a giudicare dalla quantità di messaggi trapelati che Sinwar avrebbe inviato ad altri comandanti di Hamas nelle ultime settimane, il suo stratagemma ha funzionato a meraviglia. Israele generalmente attira la maggior parte delle critiche globali per la sua gestione del conflitto di Gaza. I metodi subdoli impiegati da Hamas nell’interesse della propria autoconservazione, nel frattempo, raramente attirano l’attenzione che senza dubbio meritano. Questo nonostante Hamas utilizzi i civili palestinesi come scudi umani e le scuole e gli ospedali come centri di comando e controllo. Secondo i dettagli ottenuti dal Wall Street Journal, Sinwar ritiene che le vittime palestinesi ‘siano sacrifici necessari’. La critica globale rivolta contro Israele per la sua gestione del conflitto di Gaza significa che, dalla prospettiva distorta di Sinwar, ‘abbiamo gli israeliani proprio dove li vogliamo’. Fin dall’inizio del conflitto, è chiaro che l’unica ambizione di Sinwar è stata quella di garantire che Hamas sopravvivesse a Gaza una volta terminate le ostilità, anche se ciò significa che rimane solo una piccola frazione dei 24 battaglioni di combattenti che Hamas aveva a sua disposizione fin dall’inizio.
Qualsiasi accordo di cessate il fuoco che consenta ad Hamas di mantenere qualsiasi traccia di controllo su Gaza verrebbe visto come una ricompensa ai suoi leader per aver commesso gravi atti di terrorismo. Certamente, ora che l’atteggiamento sprezzante di Sinwar nei confronti del benessere del popolo palestinese è stato smascherato, i politici occidentali dovrebbero capire che Hamas, non Israele, è il vero ostacolo al raggiungimento di una pace duratura a Gaza”.
(Traduzione di Giulio Meotti)
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