un foglio internazionale
La guerra ombra tra Iran e Israele
Lo storico Benny Morris sulla rivista australiana online Quillette ripercorre la storia dei rapporti tormentati tra i due paesi, sempre più vicini a un conflitto aperto
La mini guerra tra Israele e i proxies dell’Iran ha cominciato gradualmente ad avvicinarsi a un conflitto aperto tra Israele e Iran, scrive lo storico israeliano Benny Morris, che sulla rivista australiana online Quillette ripercorre la storia dei rapporti tormentati tra i due paesi.
Intorno al 538 a.C., il re persiano Ciro il Grande, che aveva appena conquistato Babilonia (Mesopotamia), permise agli ebrei di tornare nella loro patria, la Terra d’Israele, e di ricostruire il loro tempio a Gerusalemme. Quarantotto anni prima, i Babilonesi avevano conquistato Gerusalemme, distrutto il tempio ed esiliato a Babilonia gran parte dell’élite ebraica. Nel 520-515 a.C., Dario I, il figlio di Ciro II, promosse il completamento del tempio, sottraendo a questo scopo le tasse raccolte in Siria. E’ così che l’Antico Testamento descrive il rapporto tra la Persia e gli Ebrei circa 2.500 anni fa.
Oggi l’Iran, come viene chiamata la Persia dal 1935, sta orchestrando l’assalto in corso in tutta la regione contro Israele, il cui obiettivo finale è la distruzione totale del paese. Gli israeliani considerano l’Iran come la testa di una piovra i cui tentacoli – Hamas, Hezbollah, i ribelli Houthi dello Yemen e le milizie islamiste in Siria e Iraq – stanno cercando di spremere la vita dello Stato ebraico attraverso una guerra di logoramento senza fine.
Allora, cosa è cambiato? La risposta breve è l’islam, imposto all’Iran durante la conquista araba del paese nel VII secolo. Nel Medioevo, le dinastie musulmane iraniane locali sostituirono i dominatori arabi esterni, ma l’islam – con un forte ceppo teologico antisemita al suo centro – rimase la religione di quasi tutti i persiani.
La rivoluzione del 1979 a Teheran ha radicato l’islam fondamentalista come ideologia di governo del paese, che è stato ribattezzato “Repubblica islamica dell’Iran”, con l’ayatollah Ruhollah Khomeini come “leader supremo”. Khomeini era un feroce antisemita e fece della distruzione di Israele uno dei principali obiettivi di politica estera del regime. E tale è rimasto anche sotto il successore di Khomeini, la guida suprema Ali Khamenei. (…)
Questo non è sempre stato l’atteggiamento dell’Iran moderno nei confronti di Israele. E’ vero che nel novembre 1947 la delegazione iraniana alle Nazioni Unite votò insieme agli stati arabi contro la Risoluzione 181 dell’Assemblea generale, che proponeva la spartizione della Palestina e la creazione di uno stato ebraico accanto a uno arabo; due anni dopo, l’Iran votò anche contro l’ammissione di Israele alle Nazioni Unite. Nel marzo del 1949, però, l’Iran aveva già un funzionario del ministero degli Esteri, Abbas Seyghal, che trascorreva del tempo in Israele per sbrigare gli affari consolari; nel marzo dell’anno successivo, inoltre, l’Iran accordò a Israele un riconoscimento de facto (in parte grazie a tangenti pagate a funzionari iraniani) e permise la presenza di una rappresentanza non diplomatica (cioè del Mossad) a Teheran – sviluppi che, negli anni Settanta, erano sbocciati in relazioni diplomatiche vere e proprie. A partire dai primi anni Cinquanta, Israele ha corteggiato gli stati mediorientali non arabi e le minoranze non musulmane e non arabe nelle terre arabe come potenziali alleati in quella che ha definito “politica periferica”. Così, cercò di instaurare buone relazioni con la Turchia, l’Etiopia, i cristiani del Libano e del Sudan meridionale, i curdi dell’Iraq e l’Iran.
L’instaurazione di buone relazioni con l’Iran doveva essere un processo lento. Ma il nuovo scià iraniano, Mohammed Reza Pahlavi, che ha governato il paese dal 1953 al 1979, alla fine è stato accontentato. Pur essendo fermamente autocratico, Mohammed Reza era anche un francofilo, intenzionato a occidentalizzare e modernizzare il suo paese. Considerava l’Islam arretrato e primitivo e cercava di ripristinare l’antica “grandezza” persiana attraverso la secolarizzazione e la modernizzazione. Descrisse Ciro il Grande come “uno degli uomini più dinamici della storia” e considerò gli anni della dominazione araba come “arretrati” e in contrasto con gli interessi iraniani.
L’Iran divenne il principale fornitore di petrolio di Israele (oggi è l’Azerbaigian). Le aziende israeliane sono state invitate a gestire i principali progetti infrastrutturali iraniani e sono fioriti i legami israelo-iraniani nel settore della difesa, tra cui, si dice, il “Progetto Fiore”: una joint venture per la costruzione di un missile a lungo o medio raggio. Gli ufficiali dell’esercito e dei servizi di sicurezza iraniani venivano addestrati clandestinamente e occasionalmente consigliati da israeliani, sia in Israele che in Iran. Alla fine la notizia è trapelata e molti iraniani si sono rivoltati contro Israele a causa degli stretti legami che il paese avrebbe avuto con la Savak, la polizia segreta iraniana, che spesso effettuava esecuzioni extragiudiziali e torture di esponenti dell’opposizione.
Ma lo scià aveva i giorni contati. Alla fine del 1979, Mohammed Reza e i suoi aiutanti sottovalutarono l’ondata di opposizione di molti settori dell’opinione pubblica iraniana, tra cui fondamentalisti religiosi, liberali e di sinistra. Lo scià, malato di cancro, il suo esercito e le sue forze di sicurezza non riuscirono a rispondere con sufficiente forza alle proteste di massa e il regime crollò. Lo Scià fuggì al Cairo, dove morì poco dopo. Khomeini tornò dall’esilio a Parigi come un eroe, dichiarò una repubblica islamica, arrestò e uccise migliaia di persone dello scià e poi andò a schiacciare i suoi “alleati” liberali e di sinistra. Khomeini soprannominò gli Stati Uniti il “Grande Satana” e Israele il “Piccolo Satana”, annullò il riconoscimento iraniano dello Stato ebraico e consegnò la sua ambasciata all’Olp. Il personale diplomatico e di sicurezza di Israele si salvò per un pelo.
Khomeini si stava preparando a lanciare una crociata pan-musulmana e anti-israeliana. Ma la storia è intervenuta. L’Iraq attaccò l’Iran, dando inizio a un’aspra guerra durata otto anni e costata almeno un milione di vite iraniane. L’esercito iraniano si è vendicato lanciando attacchi a ondate umane, mandando persino i bambini a sgomberare i campi minati a piedi. L’Iran era disposto a comprare armi da chiunque le vendesse, anche dai grandi e piccoli diavoli. Gli accordi segreti che ne derivarono furono in seguito noti come “Affare Iran-Contra”.
A partire dal 1981, gli Stati Uniti hanno venduto all’Iran pezzi di ricambio e piccole quantità di armi. A metà degli anni ‘80 è stato coinvolto anche Israele. Ha spedito a Teheran centinaia di missili anticarro Tow di fabbricazione statunitense, proiettili di vario calibro e più di una dozzina di missili antiaerei Hawk di fabbricazione statunitense, oltre a pezzi di ricambio per carri armati e aerei. Israele è stato ricompensato con armi americane aggiornate e con denaro e forniture di petrolio dall’Iran. Gli Stati Uniti utilizzarono parte del denaro versato da Teheran per finanziare e armare i contras, ribelli antisandinisti in Nicaragua (da cui “Iran-Contra”).
La devastante guerra Iran-Iraq si concluse con un pareggio nel 1988. Khomeini morì l’anno successivo. Il suo successore, Khamenei, era della stessa pasta ideologica: era un musulmano fondamentalista, anti-occidentale, antisemita e anti-israeliano. Durante il primo decennio di potere di Khamenei, l’Iran intensificò il suo programma nucleare, avviato durante la guerra Iran-Iraq, con l’obiettivo di combattere o scoraggiare l’Iraq. Israele divenne il suo obiettivo finale. Ma Teheran ha anche contribuito alla guerra convenzionale contro Israele armando massicciamente Hezbollah, soprattutto con razzi, e fornendo armi ad Hamas e alla Jihad islamica a Gaza. (…)
Ne seguì una guerra ombra tra Iran e Israele. Teheran ha iniziato a consolidare un “anello di fuoco” intorno ai confini di Israele. Nel 2009 ha iniziato ad armare i ribelli Houthi nello Yemen settentrionale e le milizie islamiste in Iraq e Siria, e a inviare armi attraverso il Sudan e il Sinai controllato dall’Egitto ad Hamas e alla Jihad islamica a Gaza. L’Idf ha interferito periodicamente. L’Israel Air Force (Iaf) ha distrutto in Sudan convogli di camion diretti ad Hamas e nel 2012 ha distrutto un impianto sudanese che si presumeva producesse armi per i gruppi terroristici di Gaza. Nel marzo 2011, la marina israeliana ha catturato una nave che trasportava armi iraniane dalla Siria a Gaza. Dal 2009 al 2023 le spedizioni di armi iraniane a Hezbollah sono state ripetutamente colpite dall’Iaf dopo che erano state scaricate negli aeroporti siriani.
Nonostante gli sforzi di Israele, la strategia iraniana alla fine ha avuto successo. Oggi Hezbollah avrebbe 150-200.000 razzi di varia capacità, alcuni dei quali possono raggiungere Dimona ed Eilat, nel sud di Israele. I vari altri proxy iraniani tra lo Yemen e l’Iraq hanno tutti serie capacità di lancio di razzi e droni. (…)
Nel periodo aprile-luglio 2024, la mini-guerra tra Israele e i procuratori iraniani si è gradualmente trasformata in qualcosa che si avvicina a un aperto conflitto israelo-iraniano, e la minaccia di una guerra totale su larga scala è ora palpabile. (…) Il regime iraniano vede il suo futuro arsenale nucleare come un garante della sua sicurezza (…) e potrebbe, in quello che i suoi leader ritengono un momento propizio, usarlo per distruggere lo Stato ebraico, contando sulla benevolenza di Allah per proteggerlo da un contrattacco israeliano o americano. (…)
Ma ci sono pericoli più immediati. Questa settimana è emerso chiaramente che esiste un percorso molto più breve per arrivare a una conflagrazione totale in medio oriente. Il 30 luglio, Israele ha risposto al massacro dei 12 bambini drusi a Majdal Shams con due missili lanciati in aria nel quartiere Dahiya di Beirut, dove ha sede Hezbollah.
Nelle prime ore del 31 luglio, un altro missile (in realtà, si è appreso poi, una bomba, ndt) ha infranto la finestra di un appartamento nel lontano centro di Teheran, uccidendo Ismail Haniyeh e la sua guardia del corpo. Tutti ritengono che il responsabile sia Israele. (…)
Iran, Hezbollah e Hamas hanno annunciato che vendicheranno i due assassinii. Ora il medio oriente sembra essere sull’orlo di una grande esplosione, in cui la manciata di mini-guerre potrebbe fondersi in una conflagrazione regionale su larga scala, con implicazioni terrificanti.
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