Un foglio internazionale
La grande carestia demografica è iniziata. Ed è un fenomeno globale
Dati alla mano, quello delle culle vuote è un fenomeno che colpisce tutto il mondo, dove il tasso di fertilità si riduce (pur essendo superiore ai decessi). L'unica soluzione è mettere in campo ragionevoli politiche per la famiglia
Per chiunque sia tentato di predire il futuro dell’umanità, il libro di Paul Ehrlich del 1968 ‘The Population Bomb’ è un ammonimento”, scrive sullo Spectator Jesus Fernandez-Villaverde, professore di Economia alla Pennsylvania University. “Nutrendosi dell’allora popolare convinzione malthusiana che il mondo fosse condannato da alti tassi di natalità, Ehrlich predisse: ‘Negli anni ’70 centinaia di milioni di persone moriranno di fame’. Trovò soluzioni drastiche, tra cui l’aggiunta di sostanze chimiche all’acqua potabile per sterilizzare la popolazione.
Ehrlich, come molti altri, ha sbagliato. Ciò di cui doveva preoccuparsi era il calo dei tassi di natalità e il collasso della popolazione. Quasi 60 anni dopo, molti prevedono che presto il mondo si riprodurrà a un tasso inferiore a quello di sostituzione. Ma secondo i miei calcoli, ci siamo già arrivati. In gran parte inosservato, l’anno scorso è stato un anno fondamentale nella storia. Per la prima volta, gli esseri umani non producono abbastanza bambini per sostenere la popolazione. Se hai 55 anni o meno, probabilmente sarai testimone di qualcosa che gli esseri umani non vedevano da 60.000 anni, non durante guerre o pandemie: una diminuzione sostenuta della popolazione mondiale. Secondo il World Population Prospects delle Nazioni Unite, il tasso di fertilità totale globale lo scorso anno era pari a 2,25, leggermente superiore al tasso di sostituzione. Ma l’Onu si sbagliava. Non è facile calcolare la cifra perché in molti paesi mancano le statistiche. In altri, vincoli politici legano l’organizzazione. Per molti luoghi con dati affidabili, il numero delle nascite dello scorso anno è stato inferiore del 10-20 per cento rispetto alle stime delle Nazioni Unite. In Colombia, la stima delle Nazioni Unite era di 705.000 nascite. Eppure la sua agenzia nazionale di statistica ne contava 510.000.
Molti paesi hanno anche un rapporto maschi-femmine più elevato, spesso a causa dell’aborto selettivo. In Cina è intorno a 1,15; in India, 1,1. Adeguando i dati delle Nazioni Unite per tenere conto delle nascite inferiori in molti paesi, stimo che il tasso di fertilità globale lo scorso anno fosse 2,18, inferiore alla soglia di sostituzione di 2,21. Ciò non significa che la popolazione globale stia già diminuendo. Lo ‘slancio demografico’ significa che le donne nate negli anni '90 e 2000 stanno attualmente avendo figli, mentre le generazioni dei loro genitori non sono ancora morte. La longevità, nel frattempo, è in aumento. Quindi, anche se le nascite globali stanno diminuendo, continuano a superare le morti. Ai ritmi attuali, la popolazione umana raggiungerà il picco fra 30 anni. Poi inizia a precipitare. La Corea del Sud è il caso più estremo. Lo scorso anno il tasso di fertilità era pari a 0,72 – un terzo del tasso di sostituzione. Nel 2015 era 1,24. In meno di un decennio, la Corea del Sud è passata da una fertilità molto bassa a una fertilità sorprendentemente bassa. E non c’è alcun segno di un rallentamento di questo declino. La stessa tendenza può essere osservata in tutta l’Asia (Cina, Vietnam, Taiwan, Thailandia, Filippine e Giappone). Ma non è un fenomeno esclusivo dell’Asia. Il tasso di fertilità della Turchia è crollato da 3,11 nel 1990 a 1,51 nel 2023. Quello del Regno Unito era di 1,83 nel 1990, 1,49 nel 2022. Dove disponiamo di informazioni più affidabili – Egitto, Tunisia e Kenya – si vede che i tassi di fertilità stanno crollando a un ritmo senza precedenti. Gli unici paesi in cui la fertilità non sta diminuendo sono le ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale, e sono troppo piccole per fare molta differenza. Creare le condizioni affinché le famiglie possano prosperare è l’unico modo per invertire la tendenza dei tassi di fertilità. Se non riusciamo a farlo, il prossimo inverno demografico sarà molto più duro di quanto si voglia ammettere”. (Traduzione di Giulio Meotti)
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