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Un Foglio internazionale

La Germania che non prende più sul serio la pace e la guerra

Berlino ha consegnato 18 carri armati Leopard 2 dei 542 promessi all’Ucraina dai suoi sostenitori della Nato. Scholz si rifiuta ancora di rendere disponibili i missili da crociera Taurus sostenendo che la necessità di inviare personale militare tedesco per addestrare gli ucraini renderebbe la Germania ‘partecipe della guerra

"Sembrava un po’ strano per uno storico britannico volare a Berlino per dire ai tedeschi, fra tutti, di riarmarsi”, scrive Niall Ferguson sulla Free Press. “Non è un ruolo che avrei mai immaginato di interpretare quando ero uno studente nella Berlino divisa degli anni Ottanta, dove gli edifici nel settore sovietico portavano ancora le cicatrici della Seconda guerra mondiale. Ma i tempi cambiano. E così di recente mi sono ritrovato nella capitale tedesca a parlare in una sala piena di parlamentari conservatori e a esortarli a raddoppiare il loro budget per la difesa. Esortare i tedeschi a riarmarsi potrebbe sembrare una cosa piuttosto controintuitiva da fare, e non solo a causa del passato della Germania. Quest’anno, l’estrema destra Alternative für Deutschland ha ottenuto una serie di successi nelle elezioni regionali, arrivando prima in Turingia e seconda in Sassonia e Brandeburgo. Ma, come ho detto, i tempi cambiano. Negli anni Ottanta non mi aspettavo di assistere a un’invasione russa di un’Ucraina indipendente.

Nel suo classico libro ‘The Course of German History’, lo storico britannico A.J.P. Taylor scrisse che, nel 1848, quell’anno tumultuoso di rivoluzione in tutta Europa, ‘la storia tedesca raggiunse il suo punto di svolta e non riuscì a cambiare’. La parola tedesca per punto di svolta storico è Zeitenwende, letteralmente ‘svolta dei tempi’. E’ la parola che il cancelliere tedesco Olaf Scholz scelse di usare sulla scia dell’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022. Come nel 1848, tuttavia, così oggi: la Germania rischia di non riuscire a cambiare al punto di svolta. L’idea di Scholz di due anni fa era che l’invasione russa dell’Ucraina fosse un momento di verità, che segnava la fine di un’era di relazioni russo-tedesche più o meno amichevoli. Ma un eminente politico tedesco mi ha detto di recente che il cancelliere gli aveva detto in privato: ‘Alla fine, quando questa guerra sarà finita, la Russia sarà ancora lì. E non possiamo permettere che i conflitti che coinvolgono i paesi ci impediscano di avere una relazione stabile tra Germania e Russia’.

E’ un sentimento che si incontra in tutto lo spettro della politica tedesca. Anche l’ex cancelliera Angela Merkel aveva una strana compulsione a mantenere relazioni cordiali con la Russia, indipendentemente dalla condotta del leader autocratico del paese. Ricordo bene la minacciosa tirata di Vladimir Putin alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco del 2007, quando lasciò intendere al suo pubblico prevalentemente tedesco che avrebbe sfruttato la loro dipendenza dal gas naturale russo per allentare la loro fedeltà a Washington. Secondo qualcuno che lavorava con Merkel a quel tempo, la sua reazione privata al messaggio di Putin fu: ‘Discorso cool!’. Decisamente meno cool: sotto Merkel, la dipendenza tedesca dal gas russo aumentò solo grazie all’insondabile decisione del 2011 di chiudere le centrali nucleari del paese, decisione che si trasformò in una catastrofe quando l’invasione dell’Ucraina interruppe il flusso di gas russo. L’anno scorso il costo medio dell’elettricità per l’industria tedesca era di 20,3 centesimi di euro per kilowattora. Per la Francia favorevole al nucleare, la cifra era di 11,3. La Germania ha imparato la lezione? 

La prova per stabilire se il paese abbia davvero voltato pagina storicamente dall’invasione dell’Ucraina è duplice: fino a che punto è disposto a sostenere Kyiv, non solo finanziariamente ma anche militarmente? E quanto è disposto ad aumentare la propria spesa per la difesa a un livello commisurato alle minacce che ora ha di fronte la sicurezza europea? In questo momento, su entrambi i fronti, la risposta non è sufficiente. Ciò potrebbe avere conseguenze tragiche non solo per l’Ucraina, che la Russia continua a colpire con attacchi aerei letali e offensive brutali di fanteria, ma anche per la Germania e, in effetti, per tutta l’Europa.

Come storico che ha iniziato la sua carriera studiando la Repubblica di Weimar, capisco perché la bassa spesa per la difesa e i bilanci in pareggio siano attraenti per i politici e gli elettori tedeschi. Il corso della storia tedesca, come insegnato a generazioni di studenti, me compreso, sembrava offrire lezioni dolorose. Il bilancio militare durante il regno di Guglielmo II pagò la corsa agli armamenti che culminò nella Prima guerra mondiale. Negli anni Trenta, è quasi superfluo aggiungere che la rinascita dell’economia tedesca da parte di Adolf Hitler si basava in larga misura sul riarmo. Ciò portò, come tutti sappiamo, a un’altra guerra mondiale. Nella sua attuale pianificazione finanziaria, il bilancio ordinario della Germania prevede una spesa per la difesa di soli 52 miliardi di euro, che corrisponde a circa l’1,2 per cento del prodotto interno lordo della Germania quest’anno. Questo livello di spesa è paragonabile all’era di Weimar, quando il Trattato di Versailles limitò la spesa militare della Germania a circa lo 0,9 per cento del suo pil. E’ vero, secondo le più recenti cifre della Nato la Germania raggiungerà ufficialmente l’obiettivo del 2 per cento del pil quest’anno, per la prima volta da quando tale obiettivo è stato introdotto dieci anni fa. Ma questo è dovuto solo a un fondo speciale temporaneo (Sondervermögen) e ad altre contabilità creative. La Polonia ora spende il 4,12 per cento del pil per la difesa; l’Estonia il 3,43 per cento; e la Lettonia il 3,15 per cento. Persino la Grecia, che un decennio fa il tedesco medio considerava un caso disperato dal punto di vista fiscale, spende più del 3 per cento. Non c’è una buona ragione oggi per cui la Polonia debba spendere il doppio della quota di pil per la difesa rispetto alla Germania.

Berlino ha consegnato 18 carri armati Leopard 2 all’Ucraina e ha appena annunciato che invierà altri 22 Leopard 1A5. Questa è una piccola frazione del totale di 542 carri armati promessi all’Ucraina dai suoi sostenitori della Nato. Il cancelliere Scholz si rifiuta ancora di rendere disponibili i missili da crociera Taurus all’Ucraina, sostenendo che la necessità di inviare personale militare tedesco per addestrare gli ucraini renderebbe la Germania ‘partecipe della guerra’. Ciò sottovaluta gravemente il rischio che la posizione dell’Ucraina possa crollare, soprattutto se gli aiuti degli Stati Uniti venissero nuovamente interrotti o del tutto sospesi. Ciò non può essere escluso se Donald Trump venisse rieletto presidente a novembre. In effetti, non può essere escluso nemmeno se Trump perdesse.

Gli ucraini corrono il grave rischio di perdere questa guerra. Come mi ha detto un comandante di brigata a Kyiv all’inizio di questo mese, ‘all’inizio pensavamo che non ci sarebbe voluto molto. Ma ora ci rendiamo conto che ci vorrà molto tempo. Ma ci rendiamo anche conto che non abbiamo molto tempo’. Hanno poco tempo per addestrare nuove reclute. Hanno poche munizioni. Hanno pochi sistemi di difesa aerea. Hanno poco praticamente di tutto. La fase eroica di questa guerra è finita. La retorica churchilliana del presidente Volodymyr Zelensky ha lasciato il posto a un tono più amaro che a volte rasenta il sarcasmo. Se questa guerra fosse semplicemente tra Ucraina e Russia, potrebbe essere già finita, così grande è la discrepanza di risorse tra i due paesi, una discrepanza che l’invasione russa ha solo ampliato. Il pil della Russia, secondo le ultime stime del Fondo monetario internazionale, è ora circa undici volte maggiore di quello dell’Ucraina. Prima della guerra, la popolazione russa era poco più di tre volte più numerosa, ma così tanti ucraini sono fuggiti dal loro paese o sono passati sotto il dominio russo che la popolazione russa è ora 4,4 volte più grande. Il debito pubblico lordo della Russia è solo il 21 per cento del pil; quello dell’Ucraina è il 94 per cento. E la Russia sta trasformando la sua superiorità economica in un vantaggio sul campo di battaglia. Nuove unità formate dalla Russia a maggio 2023 saranno pronte per essere schierate il mese prossimo. Secondo il generale Christopher Cavoli, alto ufficiale militare della Nato, la Russia è ‘sulla buona strada per produrre o ristrutturare oltre 1.200 nuovi carri armati da combattimento all’anno e per fabbricare almeno tre milioni di proiettili di artiglieria o razzi all’anno... più munizioni di tutta la Nato messa insieme’. 

Ovviamente, la guerra non è solo tra Russia e Ucraina. Ogni parte ha una rete di alleati che offrono supporto militare e di altro tipo. Il nocciolo della questione è che l’Asse della cattiva volontà (Russia più Cina, Iran e Corea del Nord) sta facendo più che abbastanza per compensare l’assistenza militare che l’Ucraina riceve dai suoi alleati (principalmente Unione Europea, Stati Uniti e Regno Unito). La discrepanza è così grande che la coalizione che sostiene l’Ucraina merita di essere chiamata Alleati della debole volontà. C’è un’eccellente pizzeria nel centro di Kyiv fondata da veterani di guerra. Tra le sue numerose caratteristiche interessanti c’è un cartello sopra il bancone che recita, ‘Si vis pacem para bellum’. Questa è una delle lezioni più antiche della storia e gli ucraini l’hanno imparata a proprie spese. I tedeschi non farebbero bene a prepararsi alla guerra ora per ristabilire la deterrenza in Europa?”.

 

(Traduzione di Giulio Meotti)

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