Un Foglio internazionale
Dal 7 ottobre non viviamo più in uno spazio sicuro
Quello che è successo un anno fa fuori dal kibbutz Re’im al festival musicale Tribe of Nova si è diffuso in lungo e in largo da quel giorno fatale. Una generazione si sta risvegliando alla sconvolgente consapevolezza che i propri genitori hanno frainteso la natura dei tempi
"Il simbolismo a volte è troppo ricco” scrive sul Wall Street Journal uno dei migliori analisti, Walter Russell Mead. “Che un festival musicale pubblicizzato come uno ‘spazio sicuro per trovare calma interiore, pace, armonia’ finisca con omicidi di massa, stupri e rapimenti e trascini il medio oriente in una serie di guerre orribili riassume quasi troppo bene la nostra nuova e difficile èra. Ma è quello che è successo un anno fa fuori dal kibbutz Re’im al festival musicale Tribe of Nova, e l’orrore che ha travolto i frequentatori del festival si è diffuso in lungo e in largo da quel giorno fatale. Gli ebrei di Londra, Parigi, Los Angeles, New York e altre città hanno visto folle di odiatori di ebrei marciare ripetutamente per le strade. Gli ebrei in tutto l’occidente si chiedono se i loro figli abbiano un futuro nei loro paesi. Nel frattempo, gli ebrei in Israele stanno affrontando duri dilemmi sul sogno sionista. La guerra perpetua è il prezzo della sopravvivenza per lo stato ebraico? Israele deve diventare un campo armato con un’economia e una società costruite attorno a crisi e violenza costanti? Il sionismo diventa più difficile man mano che diventa più necessario.
Per i palestinesi, l’anno è stato anche peggiore. Non è solo la guerra a Gaza, per quanto orribile sia stato quel conflitto. L’uso da parte di Hamas dei civili come scudi umani è sia riprovevole che cinico, ma dal punto di vista fanatico della leadership, non è politicamente sciocco. Hamas voleva paralizzare le voci della moderazione e della sanità mentale nella società palestinese, e per ora almeno sembra esserci riuscito. Per l’Iran e Hezbollah, il dolore è appena iniziato. Ma Israele non può fermarsi ora o adattare la sua risposta per soddisfare l’agenda del presidente Biden. La guerra ha una sua logica oscura, e Gerusalemme, Teheran e Beirut devono seguirne la scia fino alla fine. L’impatto della guerra si estende ben oltre il medio oriente. Due generazioni di occidentali hanno cresciuto i loro figli credendo che il mondo sia o stia diventando uno spazio sicuro. Stavamo consolidando un ordine mondiale basato su regole. La vita non sarebbe più fatta di sacrificio ed eroismo. Sarebbe tutta una questione di shopping, festival musicali e sentirsi bene con sé stessi.
Ciò che le nostre élite hanno dimenticato è che l’ordine mondiale basato su regole non è mai stato altro che una conseguenza del potere americano e alleato, e che senza il mantenimento costante e l’uso saggio di quel potere, le regole con cui vive il mondo torneranno a essere qualcosa di più simile alla legge della giungla che al Sermone della Montagna. Dal 7 ottobre abbiamo assistito a sconvolgimenti nei campus e nelle strade delle città in Europa e Nord America. Ma la rabbia alienata di così tanti giovani riflette qualcosa di più profondo. Una generazione si sta risvegliando alla sconvolgente consapevolezza che i propri genitori hanno frainteso la natura dei tempi e che i giovani dovranno farsi strada da soli in un mondo per il quale non sono stati preparati né intellettualmente né emotivamente. Sono stati educati come ingegneri della giustizia sociale e condizionati emotivamente ad aver bisogno di sicurezza totale per prosperare. L’adattamento sarà sia doloroso che complesso”.
(Traduzione di Giulio Meotti)