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un foglio internazionale

Dove sono nati i cristiani

Le paura dei cristiani di Siria, i più antichi del mondo. L’occidente subordini il riconoscimento del dopo Assad al rispetto dei loro diritti

Icristiani di Siria, i più antichi del mondo, attendono con angoscia di sapere quale sarà il loro futuro dopo la caduta del regime di Assad” scrive sul Figaro Guillaume Perrault. “Erano il 10 per cento dei siriani prima dell’invasione dell’Iraq da parte di Washington e Londra nel 2003, ma da allora il loro numero si è dimezzato, e probabilmente anche di più. Molti lasciano il paese per sfuggire alle persecuzioni islamiste e all’impoverimento. La presenza cristiana in Siria, che risale alle origini del cristianesimo, si è indebolita. Per i cristiani, la Siria fa parte della Terra Santa in senso lato, intesa come la regione dove vissero Gesù e i suoi discepoli e dove nacque la religione cristiana. Il nome di San Paolo è particolarmente associato a Damasco. Secondo gli Atti degli Apostoli (capitolo 9), Paolo, un ebreo originario di Tarso, capitale della provincia romana di Cilicia (a sud-est dell’odierna Turchia), era determinato a perseguitare i cristiani. Aveva ottenuto dal sommo sacerdote di Gerusalemme il permesso di recarsi nelle sinagoghe di Damasco per riportare gli ebrei che erano stati conquistati dalla predicazione dei discepoli di Gesù. Sulla via di Damasco, Paolo fu gettato a terra da una luce accecante. La voce di Cristo, continuano gli Atti degli Apostoli, chiese a Paolo perché lo perseguitasse. Portato a Damasco dai suoi compagni, l’uomo venne trasferito in una casa sulla Via Recta, nell’attuale città vecchia. Rimase lì, cieco, per tre giorni. Poi, per ordine di Gesù, un cristiano del luogo, Anania, si recò nella casa, impose le mani a Saulo e gli restituì la vista. Saulo si convertì, fu battezzato e divenne uno dei pilastri della Chiesa nascente. Le vestigia associate a questi episodi del Nuovo Testamento a Damasco (la cappella di Sant’Anna vicino alla Via Recta, la porta di San Paolo nelle mura della città) divennero ben presto, e lo sono ancora oggi, santuari e luoghi di memoria per tutti i cristiani, in particolare per i cristiani d’oriente e soprattutto per i cristiani di Siria. Lo ricorda l’espressione francese “trouver son chemin de Damas” (trovare la propria via di Damasco), che significa abbandonare le vecchie convinzioni e adottarne di nuove con tutta l’anima, cambiare completamente la propria vita. Nello stesso periodo, intorno al 37 d.C. secondo il racconto degli Atti degli Apostoli, Pietro, capo degli Apostoli, predicava ad Antiochia, sulle rive dell’Oronte, vicino alla costa mediterranea. Era la terza città più grande dell’Impero romano e sede del governatore della Siria. Fu ad Antiochia che la parola “cristiano” apparve per la prima volta in greco per indicare i fedeli della nuova religione. La chiesa di Antiochia, fondata secondo la tradizione nel 38 d.C. da Pietro e Paolo, sarà uno dei principali centri del cristianesimo nascente (…). Il cristianesimo fiorì in Siria nei secoli successivi. A est, sull’Eufrate, a Dura-Europos, è stata scoperta la più antica cappella cristiana del mondo finora identificata: questo luogo di culto molto grande, ospitato in un’antica casa privata e noto come “domus ecclesiae”, fu costruito nel 241. La nuova religione fu duramente colpita dalle persecuzioni scatenate dagli imperatori romani all’inizio del Quarto secolo. Queste terminarono nel 324, quando Costantino conquistò le province orientali dell’impero. Da allora le comunità locali onorarono la memoria dei loro martiri. Alla fine del Quarto secolo, il cristianesimo divenne la religione di stato. L’Impero romano si divise in due e la Siria si trovò nel cuore dell’Impero romano d’oriente (noto anche come Impero bizantino), la cui capitale era Costantinopoli (…). Intorno al 630 d.C., alla vigilia della conquista musulmana, la Siria era plasmata da secoli di cristianesimo e vantava un ricco patrimonio religioso: chiese ornate, monasteri, affreschi, mosaici pavimentali, icone, strumenti liturgici (incensieri, candelabri, calici), evangeliari e reliquiari (…). La presenza europea nel Levante divenne massiccia a partire dagli anni Quaranta del Diciannovesimo secolo, con ospizi, orfanotrofi e scuole. Ciò avvenne in particolare grazie alla Francia, dove il cattolicesimo fiorì nel Diciannovesimo secolo (la Francia, allora, era il paese che aveva inviato il maggior numero di missionari nel mondo tra tutti i paesi cattolici) (…). Per un quarto di secolo, la Siria ha vissuto in una situazione di grande instabilità politica, punteggiata da colpi di stato militari. La retorica rivoluzionaria che ha prevalso nel discorso governativo a partire dagli anni Sessanta ha portato alcune famiglie dell’alta borghesia cristiana a lasciare il paese per il Libano. Poi un nuovo putsch nel 1970 ha visto il generale Hafez-el-Assad, ministro della Difesa, prendere il potere a Damasco ed esercitare una spietata dittatura. Il regime aveva come spina dorsale la minoranza alawita e si presentava come il difensore delle altre minoranze, soprattutto dei cristiani. Come tutti i siriani, non avevano altra scelta se non quella di giurare fedeltà, dato che qualsiasi opposizione veniva ferocemente repressa. Quando Damasco inviò il suo esercito in Libano nel 1976, un anno dopo l’inizio della guerra civile, Assad si alleò inizialmente con le falangi cristiane di Gemayel. Ma Gemayel si rivoltò presto contro i siriani (1978), che divennero gli occupanti nonostante lo slogan di Damasco “due paesi, una nazione”. A quel tempo, c’erano cristiani che facevano il loro servizio militare obbligatorio nell’esercito siriano e, di fronte, c’erano libanesi cristiani che si opponevano. Tuttavia, nella stessa Siria, una parte dei cristiani conosceva la Francia e l’occidente in generale tanto quanto i loro correligionari libanesi. Come può testimoniare l’autore di questa storia, negli anni Novanta era possibile imbattersi in medici o ingegneri che parlavano francese senza accento, che avevano studiato a Parigi o a Montpellier e conoscevano a memoria le canzoni di Sardou o Polnareff. Quando Hafez-el-Assad è morto nel 2000, ha preso il suo posto il figlio Bashar, che è rimasto al potere, con gli stessi metodi del padre, per quasi un quarto di secolo, fino alla sua caduta nel dicembre 2024. Nel frattempo, l’invasione dell’Iraq di Saddam Hussein da parte di Stati Uniti e Regno Unito (2003) ha messo sottosopra l'intero medio oriente, innescando reazioni a catena e alimentando il terrorismo islamico. La presenza cristiana in Siria è pericolosamente diminuita. Una cultura antica di duemila anni rischia di scomparire. E il passato jihadista del nuovo padrone di Damasco giustifica la massima vigilanza. I paesi occidentali devono subordinare il riconoscimento delle nuove autorità al rispetto dei diritti dei cristiani. E assicurarsi che gli impegni presi vengano rispettati. La Siria non manterrebbe il prestigio di un tempo se le sue comunità più antiche non conservassero il posto e il ruolo che spetta loro.

(Traduzione di Mauro Zanon)
 

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