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un foglio internazionale 

Per la libertà di Sansal

Il caso dello scrittore algerino imprigionato ci interroga, come quei suoi profetici appelli all’Europa a essere sé stessa e non una nuova Agapia. L'articolo di Florence Kuntz su Le Figaro

"Dicembre volge al termine e Boualem Sansal rimane in carcere” scrive su Le Figaro Florence Kuntz. Quali notizie gli sono giunte? Dall’Algeria, dove il “discorso alla nazione” del presidente Tebboune sembra aver spento le speranze di un imminente rilascio? E dall’Europa? A Strasburgo, durante le ultime sessioni del Parlamento europeo, c’è stato un timido segnale di inasprimento dell’Ue nei confronti di Algeri. Deve essere visto come un’opportunità per creare una più ampia mobilitazione delle istituzioni europee a favore di un cittadino europeo, imprigionato per la sua libertà di espressione e in violazione delle regole elementari di difesa. E’ vero che, dopo l’assurda notizia del suo arresto, l’autore francofono ha beneficiato di un ampio sostegno da parte della comunità culturale francese. E’ vero che questa mobilitazione si estende al vasto mondo francofono dove, per dirla con Cioran, “non si abita un paese, si abita una lingua”, e che colui che modestamente confessa di essere “innamorato della lingua francese”, aggiungendo “l’amore non si può spiegare”, al contrario dimostra, attraverso la sua fedeltà a questa lingua e a una letteratura scritta, secondo il suo editore, “alla luce dei Lumi”, quanto il francese resti la lingua della libertà. Ma per far uscire Sansal dalla trappola in cui purtroppo è caduto, bisogna prima aiutarlo a varcare le frontiere della francofonia e a uscire dal mortifero tête-à-tête tra Parigi e Algeri, dove la penna francofona diventa, per chi vive di rendita memoriale, “un bottino di guerra”, come la lingua che ama: bisogna europeizzare la difesa di Boualem Sansal. 

Europeizzare il caso di Sansal significa innanzitutto sottolineare l’ovvio. Boualem Sansal è uno scrittore europeo, tradotto nelle principali lingue europee, inglese, tedesco, spagnolo, italiano, olandese…; e le sue opere hanno vinto premi letterari in tre stati membri. Soprattutto, in tutte le lingue che ha tradotto, difende la libertà, “una libertà che l’Europa deve avere più a cuore di qualsiasi altra cosa”, come ha ricordato a novembre nell’aula di Strasburgo François-Xavier Bellamy, eurodeputato e filosofo.

I suoi libri interrogano il vecchio continente sulla sua identità e sui suoi valori. I suoi scritti e i suoi interventi sono anche quelli di un pensatore che lancia l’allarme sui danni dell’immigrazione di massa, sia per i paesi di accoglienza “che si radicalizzano” sia per i paesi di partenza “che si dissanguano”, e offrono la testimonianza di una mente libera orientale sulla minaccia islamista a un occidente che “sta già cercando di negoziare per ritardare la fine e conservare le sue piccole abitudini di sibarita impenitente”. Europeizzare il caso di Sansal significa accettare la difficoltà della battaglia da condurre, collettivamente e all’interno di ogni stato membro. Quando Sansal parla a tutti gli europei, la voce sommessa del vecchio saggio fatica a farsi sentire, anche nel Parlamento europeo, in un’aula dove ogni mese risuona la difesa dei diritti umani urbi et orbi. 

Se, per dirla con Kamel Daoud, “la dittatura inizia con il silenzio”, il dibattito avviato a Strasburgo a novembre sull’“arresto dello scrittore franco-algerino Boualem Sansal, la richiesta del suo rilascio immediato e incondizionato e la repressione della libertà di espressione in Algeria” deve essere letto alla luce dell’elenco dei relatori iscritti. Nei circa trenta minuti dedicati al destino di Sansal, hanno preso la parola dieci deputati: otto francesi, un socialista greco e un conservatore finlandese. Nessun deputato belga, mentre il loro paese – capitale d’Europa, tra l’altro – ha deciso di non organizzare una partita di calcio tra la sua nazionale e quella israeliana, nel quadro della Nations League! Nessun deputato tedesco per rendere omaggio all’unico scrittore algerino che ha osato affrontare il tabù della Shoah! Non un solo deputato ceco, nonostante Sansal, durante una presentazione a Praga in occasione dell’uscita del “Village de l’Allemand”, avesse definito la Repubblica Ceca come il suo “secondo paese”, quello della madre delle sue figlie! Quanto alla rappresentanza francese, eccezionalmente trasversale, da Sarah Knafo a Marie Toussaint, passando per Raphaël Glucksmann e Marion Maréchal (il cui gruppo è stato all’origine della richiesta di dibattito), l’assenza della sinistra radicale dice tutto sulle lotte selettive dei giovani rivoluzionari della France insoumise, che la sera stessa, in aula, hanno preferito difendere la libertà di espressione a Hong Kong e in Cambogia piuttosto che manifestare il loro sostegno a un connazionale imprigionato ad Algeri, capitale algerina visitata da Rima Hassan nelle prime settimane della sua elezione e decantata come “la Mecca della libertà”. 

Europeizzare il caso Sansal significa infine parlare con una sola voce all’Algeria. Il rifiuto quasi unanime dei gruppi politici del Parlamento europeo, riuniti a Strasburgo per la sessione plenaria di dicembre, di rinnovare per la durata del mandato l’“intergruppo Sahara occidentale”, strumento di influenza del regime algerino all’interno delle istituzioni europee, che l’assemblea aveva patrocinato per più di vent’anni, va visto come un primo passo, cui ne seguiranno altri all’inizio dell’anno, in particolare nel contesto della diplomazia parlamentare e della commissione mista tra i due parlamenti. Soprattutto, la Commissione europea dispone di una pletora di commissari esperti nelle relazioni Ue-Algeria, tra cui un nuovo e ben nominato commissario per il Mediterraneo, oltre che una serie di strumenti: in primis un accordo di associazione, già fortemente indebolito da Algeri che gioca con i nervi degli attori economici degli stati membri, tanto che il valore complessivo delle esportazioni europee è diminuito costantemente, passando da 22,3 miliardi di euro nel 2015 a 14,9 miliardi nel 2023. Lo scorso giugno, Bruxelles ha avviato un procedimento contro Algeri per aver ostacolato le esportazioni e gli investimenti europei. Un accordo di associazione non riguarda solo i diritti doganali, ma anche i diritti umani. Le istituzioni europee devono ora agire su entrambi fronti, economico e politico. La libertà di Sansal e la credibilità dell’Ue sono in gioco... Oppure gli europei daranno tragicamente ragione a ciò che ha detto lo scrittore sulle colonne del Figaro: “L’Europa bella, ricca e ingenua ha qualcosa della mitica Agapia, oasi di pace e amore, dove il male non esiste perché è semplicemente negato. Con sempre meno comprensione dei propri valori, l’Europa ha messo in atto numerose misure coercitive per negare la realtà e vivere nell’illusione e nella felice sottomissione tanto cara a La Boétie. E’ tutto molto orwelliano. L’Europa è bella, ma è anche stupida”.

(Traduzione di Mauro Zanon)

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