Un Foglio internazionale
Il declino europeo non è un bene per l'America
Zero innovazione, politiche climatiche folli, burocrazia pachidermica, crisi migratoria, vulnerabilità al disordine e a Putin, scrive il Wall Street Journal
"Mentre Donald Trump prepara il suo trionfale ritorno alla Casa Bianca, gli alleati americani in Europa si stanno svegliando con di fronte una spiacevole realtà”, scrive Walter Russell Mead sul Wall Street Journal.
“Nel secondo mandato di Trump, gli Stati Uniti saranno più potenti rispetto ai loro partner principali di quanto non lo siano mai stati negli ultimi decenni, e il secondo mandato di Trump sarà ancora più dirompente e conflittuale del primo. Purtroppo, a eccezione degli Stati Uniti, gran parte dell’occidente è affondato nel declino. Una generazione di scarsi risultati nell’Unione europea e in Giappone significa che i partner tradizionali dell’America contribuiscono ogni anno sempre meno al ‘tavolo’. Dal punto di vista economico, i nostri partner e amici europei non superano la prova dell’èra digitale, non generando né le nuove tecnologie né le imprese che il XXI secolo richiede. L’adozione di politiche climatiche rovinose riduce la loro competitività. Il loro Nimbysmo (sindrome Not in my backyard, non nel mio cortile), frena la crescita e i loro stati sociali insostenibili riducono ulteriormente le loro prospettive. Dal punto di vista politico, i nostri amici non sono riusciti a rendere grande l’Ue. I singoli stati europei sono troppo piccoli per avere un grande effetto sugli eventi globali e, quando cercano di agire insieme, non sono all’altezza del loro peso. La burocrazia Ue si muove troppo lentamente e spesso con troppe riserve e compromessi per mantenere il posto dell’Europa tra i principali attori globali. Nel frattempo, in parte come risultato di una massiccia incapacità di gestire la politica migratoria e le sue conseguenze, l’establishment politico di un paese dopo l’altro sta perdendo terreno a favore dei movimenti radicali, a volte di sinistra ma più spesso di destra. Dal punto di vista strategico, il fallimento è ancora più drammatico.
L’Europa è più vulnerabile al disordine mediorientale, all’aggressione russa e alle politiche economiche predatorie cinesi di quanto lo siano gli Stati Uniti. Anche quando le ondate di rifugiati provenienti da un medio oriente e da un Nord Africa in esplosione hanno scatenato crisi politiche e sociali in tutta Europa, la diplomazia europea è rimasta sostanzialmente irrilevante nella regione. L’Europa è stata passiva di fronte all’interferenza degli Houthi nel commercio del Mar Rosso. La Russia ha cacciato la Francia dall’Africa. A quasi tre anni dalla guerra in Ucraina, l’Europa continua ad alimentare la macchina da guerra di Vladimir Putin acquistando energia russa. Le politiche verdi mal concepite dall’Europa hanno permesso alla Cina di distruggere l’industria automobilistica, un pilastro dell’economia e della stabilità sociale europea. Di conseguenza, l’Europa ha bisogno degli Stati Uniti più che mai.
Date le circostanze, è facile comprendere lo Schadenfreude con cui gran parte del mondo Maga guarda a un’Europa indebolita e demoralizzata. Il disprezzo con cui la Germania e l’establishment europeo hanno generalmente respinto le critiche corrette e importanti di Trump alle politiche estere e interne europee sbagliate fa ancora male. Ma per quanto soddisfacente, non è con un regolamento di conti che si fa tornare grande l’America. Il declino europeo non è un bene per gli Stati Uniti”.
(Traduzione di Giulio Meotti)
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