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Un foglio internazionale

Mark Wallace: “Da Auschwitz a Khamenei, non possiamo lasciare che l'odio vinca”

L'ex ambasciatore americano all’Onu, che ha comprato la casa del comandante Höss, spiega come vuole sconfiggere l’estremismo. L'articolo del Wall Street Journal (4/2) 

“Perché l’ayatollah Khamenei dell’Iran ha un fottuto account Twitter?”, chiede Mark Wallace. “Perché lo sponsor statale numero uno del terrorismo dovrebbe essere sui fottuti social media?”. Wallace, che ha prestato servizio come ambasciatore degli Stati Uniti alle Nazioni Unite sotto il presidente George W. Bush, si è arreso alla rabbia parlando con il Wall Street Journal. “La colpa è del giorno in cui avviene la nostra conversazione: il 27 gennaio, l’80esimo anniversario della liberazione di Auschwitz. La colpa è anche del luogo spettrale in cui stiamo parlando: la casa, proprio accanto al campo originale di Auschwitz, dove il suo comandante, Rudolf Höss, visse con la sua famiglia da maggio 1940 a dicembre 1943, e poi di nuovo nella primavera del 1944, quando tornò per supervisionare l’assassinio di 400 mila ebrei ungheresi. Höss, sua moglie e i cinque figli cenavano, cantavano, facevano giardinaggio e nuotavano a pochi metri dal quartier generale del complesso in cui più di un milione di ebrei furono gasati, fucilati, picchiati fino alla morte. Papà e mamma hanno oscurato le finestre delle camere dei bambini in modo che non potessero vedere il crematorio. Non c’è da stupirsi che Wallace trovi intollerabile poter accendere il telefono nel punto zero del genocidio ebraico e sentire direttamente Ali Khamenei che cerca di cancellare Israele dalla mappa. ‘E’ come se Auschwitz non avesse fatto la differenza’, dice. ‘Non riusciamo a vedere che questo è sbagliato?’. 

Höss fu impiccato dai polacchi nel 1947 nel sito del crematorio che i suoi figli non potevano vedere. Se tornasse a casa sua oggi, rimarrebbe inorridito dalla  trasformazione. Con l’aiuto di  privati americani, Wallace e un team  hanno acquistato la casa per trasformarla in un ‘centro di ricerca, istruzione e azione contro l’antisemitismo, l’estremismo e la radicalizzazione’. All’interno, la casa non ha alcuna somiglianza con quella in cui  Höss viveva, quindi non sarà un museo del male. Lascerà il posto a un ‘vuoto’, uno ‘spazio silenzioso e riflessivo’ ripulito da Höss e dalla sua aura odiosa. Daniel Libeskind, l’architetto  noto per aver progettato il Museo ebraico di Berlino, supervisionerà la costruzione di un  edificio che fungerà da cuore del centro.

L’organizzazione di Wallace, il Counter Extremism Project, ha acquisito la casa di Höss e una accanto dalla famiglia polacca che le aveva possedute negli ultimi 80 anni. L’acquisto ‘ha richiesto anni per essere portato a termine perché non ritenevamo opportuno pagare un premio significativo a causa della sua storia nazista’. Per quanto riguarda la sua missione più ampia, parla di un ‘algoritmo del male’ e vuole ‘rendere insostenibile per i social media premiare l’odio e l’antisemitismo’. Vuole sfidare i titani dei social  a portare gli estremisti offline: ‘Sì, voglio che lavorino con me, ma voglio anche che si preoccupino per me,  che abbiano paura di me’. Inviterà Elon Musk a visitare la casa di Auschwitz. ‘Voglio che veda cosa stiamo facendo e capisca cosa è in gioco. So che crede che il bene possa sopraffare il male su Twitter, quindi perché  non mi aiuta a sconfiggere il discorso negativo?’. 

Nel 2017 il Counter Extremism Project è stato determinante nel far rimuovere l’archivio video di Anwar al Awlaki da YouTube. La predicazione  del jihadista nato in America aveva incitato il killer di Fort Hood e gli attentatori della maratona di Boston. Awlaki è stato ucciso in un attacco di droni  nel 2011, ma il suo veleno è sopravvissuto. Eppure, la propaganda islamica e l’odio per gli ebrei rimangono inquietantemente incontrollati. Wallace cita un  sondaggio che mostra che metà degli adulti in tutto il mondo ha convinzioni antisemite e nega l’Olocausto.

La casa di Höss, così come è stata ripensata, si erge come un trionfo della resilienza ebraica sulla Germania nazista e come una sfida all’amnesia globale. L’era che seguì l’impiccagione di Höss è stata un’età dell’oro per il popolo ebraico. E’ stata segnata dagli straordinari successi di Israele e dall’accettazione senza precedenti degli ebrei nella società occidentale, in particolare in America.

Dopo aver sofferto quello che Churchill definì il più grande crimine nella storia umana, quale migliore rimprovero al nazismo di questa fioritura ebraica? Ma la civiltà è una patina. Prima della Prima guerra mondiale, la Germania rappresentava la cultura più vibrante ed elevata in Europa. Il nazismo, culminato nell’Olocausto, disumanizzò il suo popolo. L’islam radicale non è una minaccia meno grave per gli ebrei di quanto lo fossero i nazisti. Se non altro, il linguaggio e le azioni dei jihadisti sono più espliciti nelle loro aspirazioni genocide di quanto non lo fossero i nazisti negli anni Trenta. L’epicentro è il regime di Teheran. E la sua brama, e quella dei suoi compagni di viaggio, per il sangue ebraico è stata rivelata di nuovo il 7 ottobre”.