Boualem Sansal a Mantova nel 2016. (Leonardo Cendamo/Getty Images) 

UN FOGLIO INTERNAZIONALE

La sinistra avversa a Sansal

I socialisti francesi hanno scelto di non votare per la liberazione dello scrittore perché l’anticolonialismo ha preso il posto del marxismo, scrive Pascal Bruckner

Ma cosa ha spinto i socialisti ad astenersi dal votare una risoluzione che chiede la liberazione immediata dello scrittore Boualem Sansal, ostaggio delle autorità di Algeri?”, si chiede sul Figaro il filosofo Pascal Bruckner. “Da parte della France insoumise, che ama i regimi autoritari ed è asservita all’islam politico, il rifiuto era scontato: Rima Hassan, la piccola telegrafista di Hamas, si era già rifiutata di votare a favore della risoluzione del Parlamento europeo su questo tema il 24 gennaio 2025, sostenendo che la causa di Sansal, perfettamente legittima, veniva strumentalizzata dall’estrema destra e che i diritti dei palestinesi venivano dimenticati. Ma che dire dei rappresentanti del Partito socialista, in assenza di Hollande e Faure? La loro difesa è strana. Si rifiutano di appoggiare la risoluzione ma si dichiarano a favore della ‘liberazione immediata e incondizionata di Boualem Sansal’. I socialisti non hanno apprezzato il testo proposto dai centristi perché chiedeva di subordinare i futuri versamenti di fondi europei all’Algeria a progressi sostanziali in termini di stato di diritto e libertà individuali. Sembra logico: se Algeri rispettasse i diritti umani, non avrebbe mai sequestrato Boualem Sansal come un qualsiasi gruppo jihadista. Ma l’Algeria non si tocca, è una causa sacra per via della colonizzazione. 


Come sappiamo, almeno tre fattori hanno contribuito alla furia della cricca di autocrati di Algeri. In primo luogo, l’assegnazione del Prix Goncourt a Kamel Daoud il 4 novembre 2024, nonostante un’intensa campagna di calunnie diretta contro i membri della giuria del premio e l’autore di ‘Houris’, colpevole di aver riaperto il dossier proibito sulla guerra civile (1990-1999) con una formidabile potenza evocativa. Per un’ora, Daoud ha spiegato ai membri della giuria di essere stato inserito in una blacklist di persone a cui dare la caccia, di aver dovuto traslocare, cambiare la scuola del figlio e che quando entrava in un ristorante temeva di essere colpito o accoltellato da un fanatico, nonostante la presenza di una quarantina di poliziotti francesi in borghese. La stampa algerina ha pubblicato un articolo dopo l’altro in cui ha accusato Daoud, amico intimo di Boualem Sansal, di aver picchiato la sua ex moglie e di aver plagiato la storia di un paziente della moglie, che è psichiatra. E’ attualmente sotto processo per violazione della privacy e la prima udienza si terrà il 7 maggio. Con questo premio tanto politico quanto letterario, le relazioni franco-algerine hanno preso una piega aspra. Pochi giorni prima, a fine ottobre, Emmanuel Macron ha effettuato una visita ufficiale di riconciliazione in Marocco, che aveva evitato durante i primi anni di mandato. Durante la visita, Macron ha confermato quanto aveva già annunciato durante l’estate: il riconoscimento della sovranità di Rabat sul Sahara occidentale, pomo della discordia con l’Algeria. Il bicchiere era pieno per le autorità algerine, che hanno deciso di lanciare una vera e propria campagna stalinista contro la Francia. Parigi doveva pagare il prezzo della sua insolenza. 


Il 22 novembre, l’agenzia ufficiale Alger Presse ha pubblicato questo comunicato stampa: ‘La Francia macronista-sionista si offende per l’arresto di Boualem Sansal all’aeroporto di Algeri’. In altre parole, la lobby ebraica sta dettando legge a Parigi, per screditare ancor di più l’islam e l’Algeria. A questo psicodramma va aggiunta un’intervista rilasciata da Boualem Sansal al media francese Frontières, in cui ha ripreso la posizione del Marocco e aggiunto che tutta la parte occidentale del suo paese era marocchina prima della colonizzazione francese, comprese le tre città di Tlemcen, Orano e Mascara. Ma ha detto anche una frase che ha fatto ululare le autorità algerine: se la Francia non ha colonizzato il Marocco (ne ha fatto un protettorato dal 1912 al 1955), è perché il Marocco ‘è un grande stato’ che esiste da tredici secoli. ‘E’ facile colonizzare piccole cose che non hanno storia, ma colonizzare uno stato è difficile’. 


I leader della ‘piccola cosa’ hanno visto rosso. L’Algeria è stata sotto il dominio ottomano dal 1516 al 1835, pur mantenendo un ampio grado di autonomia. Ma è contro la Francia che i governanti di questo paese hanno diretto i loro colpi, perché la Sublime Porta era musulmana. Boualem Sansal è colpevole di tradimento e di aver minato l’integrità territoriale del suo paese. Tutta la lobby della nomenklatura algerina in Francia, sostenuta da siti web vicini ai Fratelli musulmani come Mediapart, si sta mobilitando, insieme a una parte della sinistra ufficiale. Alcune personalità pubbliche affermano di sostenere Sansal con un ‘sì, ma’ assortito di reticenze. Sandrine Rousseau, ad esempio, pratica una solidarietà calunniosa affermando che lo scrittore ‘non è un angelo’ e fa commenti di estrema destra. Così come ci sono nostalgici della Guerra fredda, ci sono intellettuali e partiti che non hanno mai accettato mentalmente l’indipendenza degli ex territori sotto amministrazione francese. L’anticolonialismo e il decolonialismo servono da sostituto del marxismo per una sinistra che non sa più comprendere il mondo. L’Algeria è indipendente da sessantatré anni. Ma per gli autocrati al potere, il risentimento antifrancese è un perfetto diversivo per le disgrazie del popolo. Impedisce ai generali di farsi un esame di coscienza e di mettere in discussione le proprie colpe o i propri crimini. La Guerra d’indipendenza non deve mai finire. Chi è al potere usa gli insulti per sedurre: ci sputa in faccia per ottenere vantaggi ingiustificati e ci chiede di porgere l’altra guancia. La cosa terribile di questa vicenda è che il regime Fln non è riuscito a cancellarci e continua a essere ossessionato dalla Francia, la sua fissazione. La Francia rimane una passione algerina, non si può dire il contrario. 


Nel 1957, Raymond Aron, più lucido di Albert Camus e Jean-Paul Sartre, sosteneva ne ‘La Tragédie algérienne’ e contro il suo stesso campo ‘l’eroismo dell’abbandono’. La decolonizzazione era inevitabile. Oggi dobbiamo sostenere l’eroismo del divorzio. Per quanto tempo ancora tollereremo le ingiurie del regime islamico-sovietico, la cui vera paura non è la “ricolonizzazione”, come dice la propaganda ufficiale, ma la crescente indifferenza dei francesi verso questo ex dipartimento? Ci sentiamo di dire al presidente Tebboune: si dimentichi di noi! Si riprenda i suoi cittadini oggetto di un mandato di espulsione e ci restituisca il grande Boualem Sansal. E buona fortuna!”.

 

(Traduzione di Mauro Zanon)

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