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il foglio internazionale
Le nuove guerre della fertilità
La guerra di Vladimir Putin in Ucraina per molti versi assomiglia a un disperato tentativo di ricostituire una popolazione in calo incorporando forzatamente un popolo vicino a quello russo. Ne scrivono su Foreign Policy gli studiosi Ivan Krastev e Stephen Holmes
Viviamo in un’epoca strana, segnata da uno spopolamento diffuso e continuo” scrivono su Foreign Policy gli studiosi Ivan Krastev e Stephen Holmes. “Il mondo intero è alle prese con una crisi di sterilità. Nel 2015, il tasso di fertilità globale era sceso alla metà rispetto al 1965, e la maggior parte delle persone vive ora in società con tassi di fertilità inferiori ai livelli di sostituzione. La popolazione si sta riducendo in nazioni ricche e povere, società laiche e religiose, democrazie e autocrazie. L’ultimo grande episodio di spopolamento su larga scala è stato causato dalla peste bubbonica che ha devastato l’Eurasia 700 anni fa. Ma ciò che la storia mostra chiaramente è che lo spopolamento ha sempre effetti politici. Questi includono un potenziale aumento degli scontri bellici, motivati dal desiderio di compensare, direttamente o indirettamente, la perdita di popolazione. Il che ci porta alla guerra di Vladimir Putin in Ucraina. Quanto è diversa dalle ‘guerre del lutto’ del passato? Per molti versi, assomiglia a una versione aggiornata di una guerra del genere, un disperato tentativo di ricostituire una popolazione in calo incorporando forzatamente un popolo vicino a quello russo. Sebbene l’invasione sia stata indubbiamente innescata da ambizioni imperialiste, risentimento antioccidentale e desiderio di riconoscimento come Grande Potenza, potrebbe anche essere stata condizionata dalla rapida diminuzione, dall’invecchiamento e dall’emigrazione della popolazione russa.
Si prevede attualmente che la popolazione russa in pochi decenni si ridurrà a una mediana di 126 milioni, un calo sorprendente rispetto all’attuale popolazione di circa 145 milioni. L’interpretazione di Putin del preoccupante declino demografico russo attraverso la lente di una guerra culturale che l’occidente starebbe conducendo contro la Russia, il suo popolo e la sua civiltà, potrebbe persino aver giocato un ruolo decisivo nella sua decisione di lanciare questa guerra crudele e devastante. E per entrambe le parti, la guerra appare sempre più come una lotta inutile per mantenere un senso di identità coerente di fronte a un abisso demografico incombente.
Un discorso pronunciato da Putin agli studenti di Vladivostok nel 2021, sei mesi prima dell’invasione, offre uno sguardo significativo sulla sua ossessione per la demografia. Il presidente russo ha raccontato una storia su una Russia immaginaria che avrebbe potuto esistere ma che purtroppo non è mai esistita. Se non fosse stato per i massicci shock geopolitici del XX secolo, ha spiegato agli studenti, la popolazione della Russia sarebbe stata di 500 milioni, tre o quattro volte superiore a quella attuale. Il fallimento della Russia nel mantenere la sua promessa demografica – non la fine del comunismo – è stata la più grande tragedia del XX secolo. ‘In nessun caso dovremmo permettere che accada qualcosa di simile in futuro’. Ascoltando il presidente russo parlare delle conseguenze a lungo termine dei 26-27 milioni di sovietici caduti nella Seconda guerra mondiale, ci si sarebbe aspettati che pregasse che la Russia riuscisse a evitare guerre future. Questo, tuttavia, era l’opposto della lezione che desiderava impartire. Ciò che la storia russa insegna, ha spiegato Putin, è l’obbligo di fare tutto il possibile per invertire il continuo declino demografico del paese. Il futuro della Russia dipende dal successo della sua crescita demografica; per Putin, il declino demografico è come una condanna a morte per la civiltà russa.
Tradizionalmente, la Russia ha definito la propria vulnerabilità in termini spaziali. A partire dal regno di Ivan il Terribile nel XVI secolo, l’Impero russo è riuscito a espandersi a un ritmo medio di 137 chilometri quadrati al giorno per centinaia di anni. Durante gli ultimi anni dell’Unione Sovietica, copriva un sesto del globo abitabile. Oggi, la Russia definisce la propria sicurezza nazionale in base alla dimensione della sua popolazione, non all’estensione del suo territorio. Putin sa che, nel mondo di domani, la Russia sarà un gigante territoriale e un nano demografico. In un certo senso, la decisione di Putin di invadere l’Ucraina è stata un’ammissione del fallimento delle sue varie politiche pro-nataliste volte ad aumentare la popolazione del paese, in particolare del nucleo slavo della sua popolazione.
L’ansia demografica non è l’unica causa della guerra di Putin. Ma è probabilmente la più significativa e illuminante perché ci aiuta a collegare la devastante guerra in Ucraina alle simultanee e parallele esplosioni di violente politiche identitarie in molti altri paesi soggetti allo stesso trauma esistenziale di rapido spopolamento. La paura di una diminuzione della popolazione, la carenza di giovani, l’emigrazione di massa e la crescente insicurezza culturale stanno diventando le caratteristiche distintive del nuovo contesto geopolitico. Il calo dei tassi di natalità è uno sviluppo profondamente destabilizzante, con cause complesse e conseguenze ramificate. E’ quasi come se intere società stessero decidendo di commettere un suicidio collettivo. Nel XXI secolo, l’immaginazione demografica ha soppiantato l’immaginazione ideologica come forza trainante che plasma la visione collettiva dell’umanità del futuro. Nelle guerre demografiche del XXI secolo, la lotta per la supremazia non riguarda tanto il controllo del territorio quanto il mantenimento della forza demografica necessaria per sfruttarlo. E’ emblematico che la guerra russa in Ucraina abbia comportato il rapimento su larga scala di bambini, in particolare orfani, che sono stati deportati forzatamente in Russia e adottati da genitori russi.
Nell’immaginario politico del Cremlino, la civiltà occidentale è caduta in un declino irreversibile, avendo perso energia e vitalità. L’Europa, a suo avviso, assomiglia a una ‘casa di riposo’ gestita da migranti. A differenza di alcuni dei suoi alleati politici in occidente, Putin non ha mai citato esplicitamente il filosofo francese René Girard. Tuttavia, probabilmente concorderebbe con l’affermazione di Girard secondo cui il mondo è minacciato da un ‘desiderio mimetico’ apocalittico. Secondo il Cremlino, le donne russe non rifiutano la maternità perché diffidano del futuro offerto dallo stato russo, ma piuttosto perché hanno imitato le scelte e i comportamenti decadenti delle loro controparti occidentali. Per Putin, è solo rompendo questo ‘circuito mimetico’ che la Russia può sperare di sopravvivere e invertire il suo declino demografico. Questo spiega la sua battaglia per riaffermare la distinta identità culturale russa e isolare i suoi cittadini dagli effetti corrosivi percepiti della modernità liberale occidentale.
Se l’ansia demografica è stata una delle ragioni principali che hanno spinto la Russia a iniziare la guerra, e se le decisioni di Putin sono in gran parte influenzate da immaginari demografici catastrofici, allora le scelte di Kyiv sono sempre più dettate dalle tristi realtà del panorama demografico ucraino. Per l’Ucraina, il timore del calo demografico sarà probabilmente uno dei fattori principali che spingeranno la sua leadership a optare per una rapida fine della guerra, anche a costo di perdere una parte del suo territorio. L’Ucraina è uno dei pochi paesi al mondo le cui prospettive demografiche sono peggiori di quelle della Russia. Nel 1991, quando il paese ottenne l’indipendenza, la sua popolazione era di 52 milioni di persone. Tuttavia, una combinazione di bassi tassi di natalità, morti premature e massiccia emigrazione ha ridotto drasticamente questa cifra. Quando la Russia lanciò la sua invasione su vasta scala il 24 febbraio 2022, in Ucraina vivevano circa 41 milioni di persone. Gli anni trascorsi dall’inizio della guerra hanno solo esacerbato questa crisi demografica, trasformandola in una catastrofe. Secondo le Nazioni Unite, oltre sei milioni di ucraini hanno lasciato il paese dall’inizio del conflitto. Inoltre, il Wall Street Journal riporta che la popolazione totale nel territorio controllato dall’Ucraina è ora di soli 25 milioni e con un numero di morti tre volte superiore a quello delle nascite nella prima metà del 2024, secondo i dati statali.
La dolorosa domanda che ora si pone al presidente Volodymyr Zelensky è: quante persone può perdere l’Ucraina in questa guerra prima di perdere il suo futuro? La risposta a questa domanda definirà la definizione di Kyiv di vittoria e sconfitta nel conflitto. Inizialmente, la leadership ucraina si concentrava sulla riconquista di tutti i territori occupati. Ora c’è stato un notevole spostamento verso l’accettazione di un accordo che garantisca l’integrazione dell’Ucraina nella Nato e nell’Unione Europea, a costo della perdita di una considerevole quantità di territorio – uno scenario simile a quello della creazione della Germania Ovest dopo la Seconda guerra mondiale.
Ovunque, a quanto pare, la sopravvivenza delle identità collettive è in bilico. La perdita di popolazione subita dai gruppi storicamente dominanti sembra preparare la strada a una rivolta di aggressioni da fine dei tempi, alimentata da una paura primordiale dell’estinzione nazionale. La guerra tra Russia e Ucraina è descritta come una guerra del passato, una tipica guerra di logoramento. Ma è molto più radicale e terrificante. E’ la prima ‘guerra di lutto’ moderna. E’ improbabile che sia l’ultima”.
Traduzione di Giulio Meotti