Scusa, Carletto
A rrivato alla mia età, ogni tanto penso a quanto sarebbe bello (e socialmente utile) avere un figlio al quale passare tutto il patrimonio di conoscenze che ho fin qui accumulato. L'ideale sarebbe un ragazzino in età da scuole medie, meglio se gay, estroverso ed effemminato come lo ero io da teenager.
Un giorno, tornato dalle lezioni, mi correrebbe incontro col volto rigato di lacrime e io subito gli chiederei: “Figlio mio, perché piangi?”.
“Padre mio, padre mio”, mi risponderebbe lui, consapevole delle buone maniere. “Rocco, il bullo della scuola, mi ha insultato davanti a tutti! Mi ha chiamato frocio! Frocio, capisci? Per fortuna Carletto è andato ad avvisare la professoressa...”.
“Figlio mio”, gli direi io, indignato come le vostre timeline di Facebook, “chi è questo Carletto?”
“Non te lo ricordi? E' passato ieri a portarmi i compiti...”.
“Quel cesso con i denti storti?!”
“Padre mio, non vedo cosa c'entri l'aspetto fisico di Carletto, lui mi ha aiutato...”.
“Figlio mio, è ora che tu scopra la tremenda verità”, gli risponderei posandogli una mano sula spalla, con gravitas e profondo affetto. “Hai dodici anni, ormai sei un omosessuale fatto e finito. Anche se verosimilmente non praticherai per altri otto anni, come minimo”.
“Ma padre...”.
“Ascolta! Ora tu asciughi quelle lacrime, vai a casa di Rocco e gli chiedi scusa per averlo infamato con la professoressa”.
“Ma... Scherzi? Rocco è un rugbista ottuso e violento!”.
“Rugbista? Allora ti tocca chiedergli scusa due volte!”.
“No! E' un rude! Un macho violento e insensibile!”.
“Vedi, figlio mio, tu della vita non hai ancora capito nulla. Nel giro di qualche anno, quelli che oggi sono i tuoi nemici potrebbero diventare i tuoi principali obiettivi sessuali, ma molto più probabilmente semplici compagni di merende. Crescendo, capirai che il nemico, quello vero, è Carletto con i suoi denti marci e la sua pelle butterata”.
“Padre, tu ti sbagli, non conosci Carletto...”.
“Sai quanti ne conosco di Carletti...”.
“Padre, davvero, ti sbagli. Carletto non è...”.
“Non è cosa? Carletto è esattamente quello che dico io! E' quello che si fa bello attaccando una categoria stigmatizzata come gli eterosessuali maschi, tonti e virili. E' gonfio di invidia nei confronti di quel bullo innocente, che si è conquistato i muscoli grazie a ore di allenamenti massacranti, mentre lui stava lì a rosicare e a restare il cesso che sempre sarà. I Carletti sono gli stessi che, quando sarai grande, diranno che sei troppo vistoso, che alle sfilate dei Pride dovresti andarci in grisaglia e, soprattutto, sono quelli che ti negheranno un prestito in banca. Carletto è il cocco della maestra, quello inginocchiato al primo banco in chiesa, mentre tu e il povero Rocco siete dalla stessa parte della barricata: due tagliati fuori senza speranza. Oggi siete divisi, ma domani tu e il povero Rocco, condannato alla più goffa eterosessualità cisgender, sarà il tuo compagno di sfighe. Vivrete entrambi con l'incubo dei debiti, ricattati economicamente ed emotivamente da un mondo che vi tratterà con paternalista condiscendenza. Figlio mio, Carletto è quello che un giorno ti emarginerà e ti farà finire in mezzo a una strada. Impara ad andare oltre le apparenze e a riconoscere i pericoli: Carletto ammazzerà te e Rocco”.
Quanto è triste pensare che questa mia saggezza non sarà trasmessa a nessuno. Andrà perduta nel tempo, come eyeliner nella pioggia...
Costantino della Gherardesca
Il Foglio sportivo - in corpore sano