“Vedrete che Di Maio un gruppo a Bruxelles riesce a farlo”

Valerio Valentini

    Roma. Tiziana Beghin resta interdetta solo un attimo, poi subito ribatte: “Stare in un gruppo piccolo è meglio, garantisce notevoli vantaggi”. E insomma la europarlamentare del M5s, una legislatura alle spalle e un'elezione da riguadagnarsi tra quattro settimane nel suo collegio del nordovest, la difficoltà che incontra il suo partito nel trovare alleati europei in vista del voto del 26 maggio la risolve così, ribaltando in virtù quel che sembra in verità un limite. “Costituiremo un gruppo non troppo numeroso, è vero, ma di quel gruppo noi del M5s saremo la forza egemone e trainante. E questo ci permetterà d'imporre la nostra linea”. E' l'apoteosi del piccolo e bello applicata alle logiche dell'Europarlamento? “E' la conferma che per noi la coerenza è un principio sacrosanto, e non ci snaturiamo per l'ansia di andare a caccia di alleati”.

    E però, nel giorno in cui Luigi Di Maio presenta al pubblico i dieci punti del programma europeo del M5s, le incognite sulla futura collocazione dei grillini a Bruxelles fanno apparire assai concreto il rischio che tutto rimanga una mera affermazione d'intenti. “Certo, finire tra tra i ‘non iscritti', in quella sorta di gruppo misto europeo, sarebbe un problema. Ma non avverrà: stiamo lavorando su più fronti, riceviamo attestati di stima trasversali, e vedrete – garantisce la Beghin, che in queste settimane è in prima linea, insieme al suo collega Fabio Massimo Castaldo, per reperire nuovi partner europei – che tra qualche giorno si faranno avanti altri alleati”. Quali, però, non è dato ancora saperlo. “Ci saranno novità”, risponde lei, sibillina, alludendo forse ai sovranisti francesi di Debout la France, il cui leader Nicolas Dupont-Aignan sembra prossimo a stringere un accordo con Di Maio. Il che dimostra come in fondo anche nel quartier generale del M5s stiano facendo bene i conti: per costituire un gruppo europeo, servono 25 deputati in rappresentanza di sette diverse nazioni. E il M5s finora di alleati ne ha solo cinque, di cui due – i conservatori finlandesi di Liike Nyt e i verdi estoni di Elurikkuse Erakond – destinati a non eleggere neppure un loro rappresentante a Bruxelles. “Ma quale irrilevanza? Saremo determinanti: l'ago della bilancia del Parlamento europeo”, ribatte la Beghin.

    “Non faremo come Salvini, che si è scelto, per alleati, i più strenui oppositori della Lega”. E qui la Beghin si accende: “Ma come? Ti batti per il superamento dell'austerity e poi ti allei coi falchi rigoristi tedeschi e austriaci? Pretendi la redistribuzione dei migranti, e poi celebri le politiche di Orbán?”. Questione d'incoerenza? “Non solo. Salvini è da un lato ipocrita, e dall'altro incompetente. Del resto, essendo stata nella sua stessa commissione, posso testimoniare che a Bruxelles ci veniva assai poco, se non quando c'era qualche provvedimento di grande impatto mediatico. Salvini è così: preferisce parlare, che non lavorare. Come sui rimpatri: non sapendo come fare a rimandare indietro gli irregolari, d'improvviso li riduce sulla carta con delle furbate contabili, dicendo cioè che gli immigrati da espellere non sono più 600 mila, ma 90 mila. Senza contare, poi, le altre illusioni sui conti”, aggiunge la Beghin, riferendosi ai 23 miliardi di clausole di salvaguardia che, secondo Salvini, dal 27 di maggio ci verrebbero condonati. “Anche qui, una dimostrazione d'ignoranza da parte del ministro dell'Interno. Quelle clausole non scompariranno per magia. Certo, anche noi del M5s siamo intenzionati a non fare scattare quelle clausole, ma sappiamo che questo comporterà da un lato un impegno sul taglio delle spese a livello di politiche economiche nazionali, e dall'altro un lavoro di diplomazia in Europa. E anche per questo, come governo pretenderemo di avere un commissario all'Economia. Sono contenta che, almeno su questo punto, Salvini si sia convinto, accantonando l'idea di un commissario all'Agricoltura”. E insomma, a sentire parlare la Beghin, sembra quasi che non sia il suo M5s a governare insieme a Salvini. “Siamo obiettivamente distanti su tanti temi”, sorride lei. “Ma stiamo portando a casa ottimi risultati, lavorando su questioni concrete. Il senso di responsabilità c'impone di andare avanti rispettando il contratto di governo: se cade questa maggioranza, tornano i Renzi e i Berlusconi. E sarebbe una catastrofe”.

    Valerio Valentini