It's a boy!
I t's a Boy! Ce l'ha detto Instagram, col punto esclamativo. La pagina è pittata di blu, pare un adesivo di quelli che si mettono dietro le macchine quando nasce il primogenito. Non sappiamo ancora come si chiamerà, chissà se Arthur, James o Philip. Per i reali non c'è molto da scegliere, l'importante è non stupire. Un nome non proletario è sempre poco esotico. Cerco di divagare perché non c'è molto da aggiungere: maggiori dettagli in seguito, scrivono nella caption. Siamo qui tutti appesi al prossimo post, ma temo che per ora la foto di baby Sussex ce la possiamo scordare.
Doveva essere una cosa riservata. H&M ci avevano preallertati da Buckhingam manifestando questo desiderio di intimità, francamente pure con una certa boria. Il senso era: intendiamo goderci un po' il lieto evento da soli, voi lo saprete più in là. Un sommesso “fatevi i fatti vostri”, gran pacchianeria. Insomma la signora duchessa intendeva partorire a casa, Frogmore Cottage, senza foto sui gradini dell'ospedale come la Middleton (“mi è dispiaciuto per lei, quando l'ho vista” avrebbe dichiarato la militante Meghan). Secondo la signora Markle in Windsor la foto sull'uscio della puerpera con neonato e tacchi sarebbe umiliante come donna e come madre. E invece ci si piega e ci si spezza, cara duchessa. Qui neanche a morire si muore in pace figuriamoci se puoi sgravare un principe alla chetichella. Il popolo social le brioche non le chiede, se le prende da solo: l'abbiamo saputo in diretta, come i parenti. Doveva essere una gravidanza come tutte le altre. Nove mesi di pancia che cresce. E invece la circonferenza addominale è stata osservata, misurata e messa al microscopio e poi il web ha partorito la sua sentenza: #moonbump. “Sta prendendo in giro tutto il Regno Unito, qualunque medico le avrebbe vietato un viaggio in Australia col rischio Zika a inizio gravidanza o in America per tre giorni al settimo mese”. Non c'è limite a cosa riesce a immaginare la gente. Il complotto è ormai una forma d'arte. Doveva essere il matrimonio di seconda linea, quello più vantaggioso. Harry era il principe senza corona, sangue blu sottomarca. Quindi legittimato a spassarsi e scialare. E invece il nemico con fotocamera è ovunque: anche la seconda linea deve stare chiusa nei palazzi, e se si esce è per inaugurare scuole elementari. Doveva essere la ragazza della rivoluzione. Ci contavano pure Jay Z. e Beyoncé, che avevano ringraziato la grande Inghilterra per l'ultimo Brit Award davanti al ritratto di Meghan. E invece niente. La carriera internazionale di M.M. per ora prevede collant color carne, inchino e rigare dritta. Markle s'è dovuta allineare. Chiusi i social, addio al diritto di parola. Ha dovuto sbaraccare perfino il suo blog di cucina, The Tig (va bene, obiezione accolta: che te ne frega di frullare la salsa di zucca se ti metti col principe). Doveva essere una vita bellissima. E invece Meghan nelle ultime settimane aveva riattivato il suo Instagram nella notte. Così adesso sappiamo rispondere alla domanda: “Cosa ti manca quando hai tutto?”. Ti mancano gli autoscatti e contarti i like. Doveva essere almeno una vita di gioielli e vestiti favolosi. Sennò che sei principessa a fare? E invece sei stata bandita dall'uso dei diamanti del casato e per colmo di pena c'è tua cognata, già milionaria per parte di genitori, che ricicla vestiti di dieci anni prima e gli stivali del college così i sudditi pensano che non pesa sui portafogli della povera gente. Tutto si poteva immaginare, tranne che “fare la principessa del popolo” diventasse una gara a chi spende di meno. Ma è chiaro: sono anni di tasse, crisi e di contribuenti parecchio incazzati. E' finito il tempo dei Versace di Diana: il vestitino Zara della Middleton ha la stessa funzione del pane e nutella di Salvini. Il populismo altro non è che adeguare la strategia contando quanti soldi ha in tasca il poverocristo medio.
Tanti auguri, Meghan. E' solo un peccato che sia il millennio sbagliato. Vedi che vuol dire essere principessa nell'epoca dei social - siamo milioni e milioni di suocere.
Ester Viola
Il Foglio sportivo - in corpore sano