Meno reati, più detenuti

Enrico Cicchetti

    Roma. Il XV rapporto annuale sulle condizioni di detenzione che l'associazione Antigone ha presentato ieri a Roma si intitola “Il carcere secondo la Costituzione”. L'organizzazione punta a colmare la distanza tra le pene reali e le pene secondo la Carta, che “non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

    La prigione non è un luogo dove dimenticare i reclusi e uno stato liberale deve garantire il beneficio effettivo dei diritti. “Chi dice che le persone debbano marcire in galera – dice il presidente di Antigone Patrizio Gonnella – non legga il nostro rapporto”. “In questo momento storico l'Italia e l'occidente stanno dando messaggi piuttosto ‘manettari'”, spiega al Foglio Mauro Palma, il Garante nazionale dei detenuti. “E' come se vivessimo nell'oscillazione di un pendolo. I diritti sono un valore per tutti o una concessione per chi se lo merita? Ora va molto la seconda idea ma una democrazia deve salvaguardarli come valore”. L'abolizione della prescrizione, la difesa sempre legittima, gli aumenti di pena sono danno il senso della sterzata giustizialista dell'esecutivo. Che ora trova l'ennesimo terreno di scontro sulla riforma della Giustizia, per Salvini “lo snodo fondamentale” (cioè il campo di battaglia) del dopo Europee.

    I dati di Antigone sono utili a smontare la retorica del populismo penale. Primo: non c'è un'emergenza criminalità. Il numero dei reati è in costante calo, come conferma la relazione annuale sulla sicurezza del governo: nel 2017 i delitti sono calati del 2,32 per cento rispetto al 2016. Meno 8,3 per cento nei primi nove mesi del 2018. Se in Europa al calare dei reati cala pure il tasso di detenzione (meno 3,2 per cento negli ultimi due anni) l'Italia è il paese Ue in cui questo è aumentato di più (7,5 per cento). Per i ricercatori ciò è dovuto “a una diminuzione delle uscite che corrisponde a un aumento delle pene, senza un parallelo aumento della gravità dei reati”.

    Secondo. Non è vero che l'Italia è lassista coi criminali, anzi: il 17 per cento delle condanne va dai 10 ai 20 anni, la media europea è 11. Il 27 per cento delle pene va dai 5 ai 10 anni: il 9 per cento in più rispetto alla media Ue.

    Terzo. Non è vero che gli stranieri sono un pericolo per la sicurezza nazionale: anzi, quelli in carcere sono diminuiti. Se nel 2003 su ogni cento stranieri residenti regolarmente in Italia 1,16 finiva in carcere, oggi la percentuale è scesa allo 0,36 per cento (considerando anche gli irregolari, cosa che avrebbe dovuto fare aumentare la stima).

    Enrico Cicchetti