Parla Luca Bergamo
Martedì Luca Bergamo aveva postato sulla sua pagina Facebook un commento all'esito elettorale del 26 maggio. “In dodici mesi quattro milioni di donne e uomini hanno sentito disilluse le ragioni che li avevano spinti a dare fiducia al M5s. Il dato su cui ragionare e di cui discutere è questo: il governo gialloverde non piace a una larga parte dell'elettorato M5s e piace molto all'elettorato della Lega”. Quindi se Zingaretti (che è ormai soprattutto segretario del Pd) è bravo e capace di dialogare con il grillismo, allora la domanda sorge spontanea: il Movimento cinque stelle deve cambiare alleato? “Serve ragionare innanzitutto sui destini della società”, risponde Bergamo, aggirando la domanda pur senza eluderla. “C'è una considerevole distanza tra i militanti ed elettori del M5s e la Lega”, spiega. “Questo è evidente. Ma prima di tutto le convergenze, se ci sono, si trovano nelle grandi questioni. Sui concetti fondamentali: come si distribuisce la ricchezza? Verso chi? C'è un problema di povertà? Basta il mercato a risolvere tutto questo?”. E certo, Bergamo, che proviene dalla sinistra – nel 2006 fu anche candidato dell'Ulivo al Consiglio comunale – è naturalmente spinto da un'idea un po' romantica del M5s. La sua condizione di uomo-ponte lo sospinge, con fluida consequenzialità, a ritenere che il grillismo sia una “costola” della sinistra. Ma è davvero così? Si può aprire un dialogo tra Cinque stelle e Pd? “Credo sia scontato dire che sulle grandi questioni ideali che ho esposto prima ci sia più spazio per parlare con il Pd che con la Lega. Mi sembra evidente”. E insomma l'arretramento registrato dal M5s alle europee e alle amministrative diventerebbe l'occasione di un avvicinamento. “Sarebbe auspicabile. Qualcuno adesso dovrebbe fare la famosa mossa del cavallo”, cioè l'apertura spiazzante. Ma chi? Zingaretti? Di Maio, che è sembrato faticosamente vestire i panni dell'uomo di sinistra negli ultimi tragici scampoli della campagna elettorale? Di Battista che proviene da una famiglia di destra, di elettori ex missini? Probabilmente no. A Roma, nella città in cui per sua natura il potere si fa confluente (e quasi mai confliggente) il Pd e i Cinque stelle si parlano. E sono più vicini che altrove. Le aperture non sono soltanto quelle di Zingaretti. In regione la capogruppo Roberta Lombardi è quasi schierata in una forma di appoggio esterno alla giunta di centrosinistra. E adesso su Rousseau si voterà la fiducia a Di Maio, cioè all'uomo dell'alleanza con la Lega. Forse l'uomo da rimuovere, affinché si possa cambiare rotta. “La discussione va fatta sul merito non sulle persone”, dice Bergamo, diplomatico. Ma poi: “Se l'effetto di un anno di governo è che quattro milioni di tuoi elettori si astengono direi che c'è qualcosa che non va”.
Gianluca De Rosa


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