Tutto l'amore per Violetta. A Verona l'ultima “Traviata” di Zeffirelli
E' tutto pronto all'Arena di Verona per “La Traviata” con la regia di Franco Zeffirelli, che stasera sotto la direzione di Daniel Oren, direttore musicale dell'Arena Opera Festival, e alla presenza del capo dello stato Sergio Mattarella, sarà trasmessa in diretta su Rai Uno in mondovisione per ricordare il grande regista scomparso. A commentare la serata sarà il tenore Vittorio Grigolo, che canterà poi nella replica del 1° agosto. Il progetto è nato dal successo delle regie di cinque titoli messi in scena da Zeffirelli nel 2010 (“Turandot”, “Madama Butterfly”, “Trovatore”, “Aida” e “Carmen”). L'anno sorso, Cecilia Gasdia, nominata soprintendente dell'Arena di Verona, aveva deciso di affidare la regia della “Traviata” già in programma al grande regista ultranovantenne, che nel 1984 era stato complice del suo debutto da soprano, giovanissima, nel ruolo di Violetta Valéry al Teatro Comunale di Firenze con Carlos Kleiber sul podio. Detto fatto. Zeffirelli ha presentato un primo schizzo, e per mesi ha sfornato bozzetti, per le scene, i costumi, la regia, dando indicazioni con lo spartito in mano al vicedirettore artistico della Fondazione Arena di Verona, Stefano Trespidi, che ogni venti giorni faceva la spola tra Verona e Roma con il costumista Maurizio Millenotti. Così è nata la settima produzione della “Traviata” con la regia Zeffirelli, una summa delle esperienze precedenti, adattata a uno spazio teatrale complesso come l'anfiteatro a cielo aperto dell'Arena, palcoscenico senza sipario, la luce cangiante dell'imbrunire come sfondo.
Così il famoso flashback che apre il film del 1983 e la regia del 1998 al Metropolitan di New York, con Violetta malata che s'alza dal letto durante il Preludio, guarda il suo salotto che si sta svuotando, e con la memoria va alla famosa festa durante la quale conobbe Alfredo e l'amò a prima vista, ritorna anche stasera con un nuovo espediente ad hoc che resta top secret. “Il problema è la luce dell'Arena che alle 21 è quasi diurna”, spiega l'aiuto regista Trespidi che ha collaborato con Zeffirelli sin dal 1995. “Per fare il flashback di Violetta, Zeffirelli apriva il sipario, teneva molto bassa la luce sulla scena, e dal buio faceva uscire Violetta come un fantasma, con la camicia da notte del Terzo atto. Poi, pronti in quinta i bellissimi elementi di attrezzeria, si apriva la grande luce e si vedeva una cosa diversa, col passaggio dal ricordo alla sua vita passata. Per l'Arena Zeffirelli ha trovato un'idea nuova, affrontando la scena in modo diverso, e creando una situazione un po' premonitrice”.
L'allestimento imposto da un anfiteatro all'aperto è particolare. Per il sipario, che non è previsto visto che sul palcoscenico non c'è nulla per appenderlo, si farà ricorso a un altro trucco che s'annuncia un'evoluzione del sipario di “Carmen”, proiettato all'aperto e formato da dodici sipari di stoffa larghi tre metri, legati ai pali movimentati dalle comparse. Grande attesa anche per il Secondo atto. Dall'atmosfera bucolica della casa in campagna dove Alfredo e Violetta coronano il loro sogno, e dove la Traviata, senza dirglielo, rinuncia ad Alfredo per compiacere il padre di lui, Germont, timoroso che l'amore del figlio per “una puttana” possa essere la rovina della famiglia, si passa al grande salone della festa di Flora, dove Alfredo raggiunge Violetta e davanti a tutti le getta in faccia dei soldi, convinto che per interesse gli abbia preferito il barone. “E' il clou dell'opera di Verdi, col verso cruciale che il librettista Piave scrive per Germont rivolto al figlio: ‘Di sprezzo degno se stesso rende / Chi pur nell'ira la donna offende'”, ricorda Trespidi. “E anche in questo caso Zeffirelli ha trovato un coup de théâtre per il passaggio tra il primo e il secondo quadro del Secondo atto, con un forte effetto di apertura”. Di più non dice l'aiuto regista e vicedirettore artistico della Fondazione Arena di Verona, ma per stasera annuncia “una scatola teatrale meravigliosa, con volumi pazzeschi, il più grande impianto scenico realizzato all'Arena negli ultimi quarant'anni”. Difficile trovare epitaffio migliore per il regista italiano più melodrammatico del mondo.
Marina Valensise
Il Foglio sportivo - in corpore sano