Il riscatto della colombia è tutto hi tech (ma che fatica)
Tra le due città passa la stessa differenza che esiste fra Roma e Milano. Una ama bearsi della propria storia e della presenza del potere politico. L'altra preferisce produrre. Nonostante questo, nel nord di Bogotá sorgono uffici e nuovi quartieri, ed è nella capitale che è nato il primo unicorno colombiano: Rappi. Gli unicorni in economia sono aziende che nell'arco di un breve periodo utilizzano strade poco battute e mezzi tecnologici all'avanguardia per rivoluzionare il settore di riferimento, e raggiungono una quotazione di mercato di almeno un miliardo di dollari. Rappi è un servizio di consegne a domicilio che è riuscito ad affermarsi in un mercato non ancora saturo, cresciuto, nel solo 2015, del 64 per cento e con grandi spazi davanti.
Nella capitale colombiana, inoltre, si è creato un particolare indotto tecnologico generato dall'eterna battaglia tra stato e narcotraffico. Guardie e ladri è un gioco vecchio in Colombia, e fra le prime aziende a usare web e nuove tecnologie nel paese c'è stata la Miguel Caballero. L'omonimo fondatore aveva iniziato con 50 dollari (cinquanta) a realizzare giacche e cappotti antiproiettile che facevano sembrare chi le portava più simile a un prosciutto. L'uso di tecnologie più avanzate ha permesso di avere tessuti sempre più resistenti e leggeri. Camicie in grado di fermare proiettili. Tessuti finissimi che possono rendere inutili gli effetti di un taser, uno storditore elettrico. I laboratori segreti del gruppo li realizzano unendo ricostruzioni in 3D, simulazioni computerizzate e l'uso di manodopera abile nel confezionamento dei capi.
Nel campo dei ladri, i committenti dei cartelli del narcotraffico cercano sempre le ultime novità in termini di di cybersicurezza. Per sfuggire alle intercettazioni della Dea, l'antidroga americana, e assicurare l'invio del proprio prodotto. Per riciclare i guadagni illeciti, i narcos investono inoltre in numerose attività, dall'edilizia alla ristorazione, ma si sono verificati anche casi di investimenti tecnologici – che hanno fatto più che altro danni. Inoltre gli hacker colombiani (molti dei quali ingegneri coi fiocchi) sono famosi nel continente come eccellenza della pirateria informatica, il furto di identità o il superamento della cybersicurezza. Ovviamente, anche lo stato cerca di stare al passo, e di questa situazione approfittano le aziende hi-tech. In Colombia ogni ragione è buona per far correre gli affari.
Lungo le rive del fiume Medellín i lavori non si fermano mai. Centinaia di gru stanno cambiando il volto della città omonima, dove Escobar è nato. Il “progetto parchi” prevede 185 chilometri di strade e 82 chilometri di tunnel, oltre a 32 chilometri di piste ciclabili e migliaia di alberi piantati ex novo per dare al capoluogo regionale, già circondato da foreste, un nuovo polmone verde. Medellín ha anche una metropolitana che funziona e che in Colombia non ha eguali. La città, che contava appena 100.000 abitanti all'inizio del secolo scorso, oggi ne fa oltre 4 milioni. Naturalmente ci sono ancora gli slums sui fianchi delle colline, che cozzano con i grattacieli in centro città. Molte persone che vivono in quelle che spesso sono poco più che baracche, una casa dignitosa ce l'avevano; alcuni erano piccola borghesia che viveva in provincia. Moltissimi sono diventati rifugiati interni. Cittadini che le varie bande criminali hanno letteralmente scacciato dalle proprie case e proprietà in provincia, impossessandosene e creando un fenomeno di inurbamento spaventoso, di gente che non è venuta in città spontaneamente, ma alla ricerca di sicurezza. Negli ultimi anni gli amministratori della città hanno cercato di coinvolgere gli abitanti attraverso i leader locali delle comunità, e hanno approntato progetti di sviluppo e riqualificazione. E' il caso della “comuna treze” dove sono state costruite delle scale mobili che portano la gente dalle colline fino al centro città. Partecipare allo sviluppo di Medellín ha coinvolto anche i più svantaggiati. La città non è diventata di colpo la più sicura del mondo, ma adesso non si rischia la vita non appena si mette il naso fuori di casa.
Uno dei progetti più innovativi a Medellín si chiama Ruta-N. Fondata nel 2009 come joint venture tra vari enti pubblici, Ruta-N è un incubatore di startup internazionale, un coworking e un luogo di didattica dell'innovazione. Il suo campus è un edificio imponente, uno dei primi in città creato con design sostenibile. Ruta-N ha assistito alla creazione di alcune delle giovani aziende più innovative di Colombia, mentre le università in città sfornano ingegneri a un ritmo sostenuto. E la Colombia ne ha bisogno.
Il problema della Colombia è di essere un'eterna incompiuta. Le potenzialità ci sono tutte e non è un caso che così tanti colombiani si facciano onore nel mondo, ma i problemi restano. In dieci anni di esistenza, Ruta -N non è riuscita a trasformarsi in una Silicon Valley sudamericana. Nonostante molti successi, i risultati sono stati limitati, i brevetti prodotti sono scarsi e uno dei partner del progetto, Hewlett-Packard, ha abbandonato nel 2015. L'amministrazione di Medellín aveva promesso che entro il 2021 la città avrebbe superato addirittura Londra e Los Angeles come sviluppo tecnologico, ma questo risultato per ora è molto lontano.
Secondo uno studio di Eduardo López Moreno, direttore del centro investigativo di Onu-Habitat, lo sviluppo di Medellín (ma lo stesso si può dire per Bogotá) è frenato da un sistema economico pressoché oligarchico dove poche famiglie detengono tutto il mercato in ogni sua declinazione e forma. Pochissime donne possono anche solo sognare di diventare imprenditrici. I neri non si considerano proprio e la propensione ad accogliere gli investimenti stranieri è scarsa.
Un'altra celebre occasione persa è quella di Ideatech, startup fondata pochi anni fa a Medellín da un paio di giovani ingegneri di ritorno dagli States, che cominciarono a sviluppare un sistema di nanosatelliti della grandezza di una scatola da scarpe. Macchine che invece di orbitare negli strati più alti dell'atmosfera, rimanevano a coprire poche migliaia di chilometri quadrati in modo da poter essere utilizzati per mappare territori con più precisione dei normali satelliti. Infiniti anche gli usi militari e di controllo delle coltivazioni illegali di droga. Google aveva deciso di seguire da vicino questo progetto anche perché i costi erano irrisori a fronte del normale lancio e gestione di un satellite convenzionale, circa dieci volte più costoso. Ma dopo una partenza promettente, il progetto si è fermato per mancanza di fondi.
Il presidente colombiano Ivan Duque, che perfidamente molti considerano il prestanome di Alvaro Uribe, dinosauro politico, ma anche quel presidente che aveva messo in ginocchio la guerriglia marxista delle Farc prima che questa decidesse di trasformarsi in partito politico, ha lanciato all'inizio del suo mandato un progetto che puntava sulla economia arancione, quella dell'alta tecnologia. Siti accattivanti, video per un pubblico giovanile, web-eventi a getto continuo, ma risultati, in circa un anno di mandato se ne sono visti pochini.
Una delle ragioni è il rapporto tutt'altro che ideale con l'investimento estero: le aziende conoscono le potenzialità del paese e i loro organici sono pieni di talenti colombiani, ma difficilmente si fermano in Colombia per investire e svilupparsi.
Membri della direzione della multinazionale americana Kimberly Clark hanno spiegato al Foglio Innovazione che, quando si fa notare all'interlocutore colombiano, anche con critiche costruttive, che velocità di esecuzione o rispetto dei tempi di lavorazione sono caratteristiche fondamentali perché grandi aziende internazionali vengano qui e ci restino, la risposta dei locali è quasi sempre, invariabilmente : “Tu non eres amable ”, sei poco gentile. Inspiegabilmente Kimberly Clark ha lasciato Medellín.
Eppure, malgrado tutto, Citibank e il Wall Street Journal hanno premiato la città di Medellín come una fra le più innovative del continente. Lo stesso hanno fatto la Banca Mondiale e le Nazioni Unite, e questi riconoscimenti si riverberano su tutto il paese.
A livello nazionale esistono incubatori che aiutano il business. Innpulsa si prefigge di posizionare la Colombia entro il 2025 fra le prime tre economie innovative del continente. Apps.co è un altra iniziativa del ministero della Comunicazione e dei trasporti che mette l'accento sullo sviluppo di applicazioni mobili e che dalla sua creazione nel 2012 ha portato a termine 2.175 progetti. E siccome l'essere umano si adatta all'ambiente circostante e qui l'inventiva non manca, la Colombia sta diventando uno dei paesi dove le criptovalute hanno più successo. La crisi nel confinante Venezuela ha portato in Colombia milioni di persone in fuga dalla fame e dalla dittatura chavista di Nicolás Maduro. Numeri esatti non ce ne sono perché molte persone arrivano senza documenti o risultano ancora iscritte nelle città di riferimento visto che l'amministrazione venezuelana, come l'intero sistema-paese, è allo sbando. Quello che è invece quantificabile è che molti di questi venezuelani, che hanno avuto a che fare per anni con un'iperinflazione senza precedenti che ha reso le loro banconote poco più che carta straccia, una volta arrivati in Colombia hanno cominciato a dare impulso alle criptovalute. Athena Bitcoin, una di esse, si sta espandendo in Colombia e ha installato decine di distributori automatici in cui convertire valuta. Per offrire un metro di paragone, in Argentina, fino a sei mesi fa, di questi apparecchi ne esistevano cinque.
La Colombia, che per anni ha mantenuto una crescita da tigre asiatica, continua a vivere in un dualismo economico-amministrativo. Da un lato un'amministrazione pubblica corrotta e inefficiente, dall'altro un'iniziativa privata in piena ebollizione e che punta sull'hi-tech. Sono due elementi che non possono coesistere e che sono sempre più in contrasto fra di loro. Resta da vedere quale dei due riuscirà a prevalere.
Alberto de Filippis
Il Foglio sportivo - in corpore sano