Rimpasto a breve

Valerio Valentini

    Roma. La premessa, doverosa, è la solita: “Sarà Matteo Salvini a decidere dove, come e quando”. Poi Claudio Durigon prende fiato e aggiunge: “Però, se mi chiedete la mia opinione, vi dico che di qui a breve è naturale che ci sarà bisogno di un riequilibrio, nel governo”. Un rimpasto? “Un aggiustamento”, precisa il sottosegretario leghista al Lavoro. “A partire dal Mit, rimasto sguarnito della nostra presenza. Ma non è una questione di poltrone, è una questione di responsabilità”. Quelle che, sui temi industriali e di politica economica, il Carroccio ha evitato di assumersi. “Non è vero: presidiamo tutti i tavoli, cerchiamo di portare le nostre idee in modo costruttivo”.

    Su Ilva decide Luigi Di Maio. Su Alitalia anche. “E' il ministro competente. Dopodiché, per noi un principio regna sovrano: non si possono mettere a repentaglio nuovi posti di lavoro”.

    Eppure la revoca dell'indennità penale ai nuovi gestori dell'Ilva proprio quell'effetto produce: mette a rischio 14 mila posti di lavoro. “E' stata una scelta del M5s – spiega Durigon – abbiamo provato in ogni modo a spiegare al Mise che era una scelta sbagliata, ma i nostri alleati hanno voluto tirare dritto. In ogni caso, cercheremo di correggerla”.

    Ma l'avete votato anche voi, quel decreto. Per quanto ancora la Lega potrà avallare le scelte dei grillini in campo economico e industriale, e poi prenderne le distanze sui giornali o con un semplice ordine del giorno in Parlamento?

    “Non lo scopriamo certo oggi, che questo è un governo fatto da due partiti che la pensano in maniera molto diversa su certi temi. Industria, sviluppo, grandi opere, infrastrutture: su questi temi c'è sempre bisogno di una mediazione non facile”.

    Sta chiedendo a Di Maio di ascoltarvi di più?

    “Col ministro ho un rapporto ottimo, mi sembrerebbe ipocrita fargli appelli del genere. Dopodiché, se le idee del M5s su Ilva producono effetti collaterali dannosi, noi cercheremo di correggerle. Anche sulla cassa integrazione, avviata senza l'accordo coi sindacati, c'è un problema che va risolto. Nella prossima settimana ci saranno nuovi incontri al ministero, e io stavolta sarò presente”.

    E Alitalia?

    “Anche in quel caso, il fatto che al Mit non ci sia più Armando Siri, cioè colui che in prima persona aveva seguito il dossier, sta rendendo più complicata la gestione della partita. Ma ripeto: la salvaguardia dei posti di lavoro viene prima di qualsiasi presa di posizione ideologica. I dati diffusi lunedì dall'Istat sono molto incoraggianti. E ci aspettiamo un'ulteriore spinta all'occupazione a partire da gennaio prossimo, quando scatterà il turn over del 100 per cento anche nel pubblico impiego”.

    Eppure i grillini ora vi accusano di volere picconare il decreto dignità.

    “Quel decreto non ha creato posti di lavoro. Ha semmai incentivato le trasformazioni a tempo indeterminato, dunque è stato efficace nel migliorare la qualità, più che la quantità, del lavoro. Ma ha creato anche alcuni problemi, che dobbiamo cercare di correggere senza stravolgere l'impianto del provvedimento”.

    Quali?

    “Uno su tutti: il mancato rinnovo dei contratti a tempo, che sta di fatto spingendo gli imprenditori a concludere i rapporti di lavoro ogni dodici mesi, e cercare ogni volta nuovo personale, pur di aggirare il problema delle causali. Per questo, come Lega, chiediamo di demandare alla contrattazione collettiva la definizione delle causali, tenendo bene in considerazione le esigenze specifiche dei vari settori, come ad esempio gli stagionali”.

    E sul salario minimo?

    “Anche lì, lavoriamo d'intesa col M5s. Sono reduce da una riunione con la mia collega di governo Laura Castelli, e con la presidente della commissione Lavoro del Senato, Nunzia Catalfo, pure lei del M5s. Ben venga l'innalzamento degli stipendi, ma non ci deve essere alcun aggravio sui costi del lavoro per i datori. Ogni aumento di salario va compensato con una riduzione del cuneo”.

    Bisogna trovare le risorse.

    “Certo, c'è un problema di coperture da trovare”.

    Come pure per lo choc fiscale che invoca Salvini.

    “Si farà”.

    E le clausole di salvaguardia?

    “Non ci sarà alcun aumento dell'Iva, questo è certo”.

    Eravate convinti di stravolgere l'Europa, di potere forzare i vincoli di bilancio. Alla fine, però, la manovra correttiva avete dovuto farla, seppure sotto falso nome.

    “La contrattazione con l'Europa è necessaria, per ottenere dei margini. E d'altronde che reddito di cittadinanza e quota 100 fossero eccessive, noi lo avevamo sempre detto. Ma abbiamo dovuto seguire le direttive della Ragioneria dello Stato e dell'Inps”.

    Valerio Valentini