Tridico e la prima relazione dell'Istituto Nazionale della Propaganda Sovranista
Roma. La prima relazione annuale del presidente Pasquale Tridico segnala davvero la trasformazione dell'acronimo Inps da Istituto nazionale della previdenza sociale a Istituto nazionale della propaganda sovranista. Come già accaduto nelle relazioni di altre autorità indipendenti, dalla Consob all'Antitrust, sono visibili le linee guida della maggioranza gialloverde, ma in questo caso c'è un salto qualitativo nella politicizzazione dell'istituzione, forse perché Tridico, più degli altri, deve la sua scalata all'Inps per la costante fedeltà con cui ha seguito Luigi Di Maio e il M5s negli ultimi anni. E, di conseguenza, ha trasformato l'Inps in una propaggine comunicativa della Casaleggio Associati, operazione visibile sia dagli argomenti trattati (nei modi in cui sono stati analizzati) sia da quelli omessi.
Un punto centrale della riflessione di Tridico riguarda l'elogio del Reddito di cittadinanza, il provvedimento bandiera e polifunzionale del M5s, che ha quattro obiettivi come le braccia della divinità vedica Visnù: sostegno alla povertà, inclusione sociale, reinserimento nel mercato del lavoro e crescita economica. L'atto di fede nel Reddito di cittadinanza è talmente convinto che Tridico ribadisce l'effetto miracoloso che la misura dovrebbe produrre: ripagarsi da sola – ovviamente in deficit – e nel rispetto delle regole europee. Il presidente dell'Inps fa riferimento a simulazioni da lui effettuate sul modello utilizzato dalla Commissione europea, secondo cui “l'attivazione di un milione di lavoratori scoraggiati avrebbe prodotto un incremento del pil potenziale tale da generare un ampliamento dell'output gap dell'ordine di 1,4 punti percentuali”, ovvero 12,5 miliardi in più da spendere (oltre doppio del valore del RdC). Tridico poi cita un'analoga simulazione, stavolta fatta dal Mef, secondo cui l'impatto delle attivazioni generate dal RdC sarebbe stato della metà (470 mila attivazioni), ma dimentica di comunicare alla nazione quale sarebbe secondo il Mef l'impatto sull'output gap, l'indicatore che serve a misurare lo spazio fiscale secondo le regole europee. Tridico non lo dice perché secondo il Mef questo impatto è praticamente nullo, altro che 12 miliardi (d'altronde se questo impatto fosse esistito il governo non sarebbe stato costretto a una manovra correttiva per evitare la procedura d'infrazione).
L'altro pilastro della politica gialloverde è “quota 100”, di cui Tridico parla più sinteticamente e senza fornire alcun dato sull'obiettivo principale della pensione anticipata, che era l'effetto occupazionale sui giovani: una sostituzione che Tridico, da economista, garantiva essere al 100 per cento. C'è stata? Ci sarà? In che misura? Non si sa. Nella relazione si discute anche di altre proposte e temi cari al M5s, dal salario minimo alla riduzione dell'orario di lavoro (ovviamente da ottenere a parità di salario, perché tanto la produttività è una variabile dipendente dai decreti legge e dalla volontà del legislatore).
C'è poi l'annuncio di una nuova iniziativa, la creazione di un fondo dell'Inps che operi nel campo della previdenza complementare, con un duplice obiettivo: “Garantire una prudente gestione dei fondi mirando a una maggiore canalizzazione degli investimenti in Italia”. Non si comprende perché l'Inps debba fare concorrenza ai privati, ma ancor di più come i due obiettivi stiano insieme. Perché se c'è una ragione per cui i lavoratori e i contribuenti investono nei fondi pensione è proprio la diversificazione, questa sì con un duplice risultato: la prudente gestione dei risparmi e la ricerca di buoni rendimenti in economie in crescita economica e demografica, caratteristiche che spesso si trovano oltre i confini nazionali. “Canalizzare gli investimenti in Italia” è un obiettivo politico, che comporta per i contribuenti del fondo uno sforzo economico di tipo patriottico, ma non è certo un criterio di “prudente gestione”.
Tra l'altro è singolare che un presidente così di sinistra come Tridico, che si è soffermato sui valori di “solidarietà” e “altruismo” verso i “deboli”, nella sua prima relazione abbia parlato da asset manager sovranista senza però minimamente toccare – come avveniva nelle precedenti relazioni – la questione migratoria, né quando ha affrontato il tema del declino demografico del paese né per segnalare l'apporto degli immigrati all'economia italiana. La Propaganda sovranista non ne avrebbe giovato, e pertanto il presidente dell'Istituto nazionale si è comportato di conseguenza.
Luciano Capone
Il Foglio sportivo - in corpore sano