Zanni (Lega) ci spiega perché “Giorgetti è il candidato commissario”
Roma. “Giancarlo è la persona giusta”, si lascia scappare Marco Zanni al telefono con il Foglio. Nel partito di Matteo Salvini, di Giancarlo ce n'è uno solo, il volto affidabile del leghismo di governo. Si chiama, dunque, Giorgetti il candidato italiano per la Commissione? “E' una figura di prestigio con una rete di contatti europea e internazionale di prim'ordine”, così Zanni, il 33enne bocconiano stimato da Salvini che l'ha promosso responsabile Esteri del partito e poi capogruppo di Identità e Democrazia a Bruxelles. Nel frattempo, su Facebook, il M5S accusa la Lega di essersi sfilata, “all'ultimo secondo” e “per una manciata di consenso”, dall'accordo sul nome di Ursula von der Leyen. “Se fosse esistito un accordo, io lo avrei saputo – replica secco Zanni – I grillini hanno commesso un errore madornale, e adesso si arrampicano sugli specchi”. All'inizio si era registrata un'apertura leghista sull'ex ministro tedesco. “I popolari e la stessa neopresidente ci hanno sollecitato, è vero, e noi abbiamo coltivato un canale di comunicazione. L'equivoco è nato dal titolo sbagliato di un quotidiano che mi ha attribuito parole da me mai pronunciate. Ho ascoltato il discorso di von der Leyen, molto di sinistra, tutto sbilanciato su ambientalismo e salario minimo. Lei non è il cambiamento che serve all'Europa”. La presidente ha evidenziato, a più riprese, il suo esser donna auspicando una “perfetta parità di genere” nella Commissione che verrà. “Io mi auguro che si badi alle competenze dei commissari più che al fatto che siano maschi o femmine”. Su Facebook il M5S attacca: “Pur di colpire noi, la Lega si condanna all'irrilevanza”. “I grillini sono stati determinanti nell'elezione di una presidente che, con ogni probabilità, non farà gli interessi dell'Italia. Dubito che ad ottobre, in occasione della legge di bilancio, la Commissione si mostrerà conciliante verso le misure inserite dallo stesso M5S nel contratto di governo”. Insomma, i 5 Stelle non ne azzeccano una a Bruxelles. “Hanno fatto eleggere una candidata che non farà sconti al nostro paese, hanno bussato alla porta di chiunque, destra e sinistra, per farsi imbarcare in un gruppo e hanno fallito”. Dettaglio: a Roma governate insieme. “L'esecutivo va avanti fintantoché possiamo fare le cose. La manovra sarà uno spartiacque: la flat tax è la nostra misura irrinunciabile”. Con il voto leghista contrario alla von der Leyen, l'Italia può ancora aspirare al posto di commissario alla Concorrenza? “Il premier Giuseppe Conte negozierà il futuro portafoglio italiano: non era facile ieri e non è facile oggi. Le nomine europee non possono ridursi al mercato delle poltrone. I commissari non li decide la presidente: sono gli stati membri a proporre una lista di candidati, soggetti all'approvazione finale del Parlamento europeo. Von der Leyen, eletta con nove voti di scarto, è più debole del suo predecessore”. La Lega appare isolata in Europa, e il dossier russo ha appannato la nostra immagine. “Voglio essere chiaro: al Pe le insinuazioni e i pregiudizi su fantomatici finanziamenti alla Lega esistevano già prima, la vicenda del Metropol non aggiunge alcunché. La Lega è un partito di persone pragmatiche che non ambiscono ad automarginalizzarsi: con il nostro share del dieci percento siamo pronti a bloccare una Commissione che probabilmente sarà sotto scacco dei verdi. In Parlamento, per far passare i singoli provvedimenti, popolari, socialisti e liberali dovranno bussare alla nostra porta. E noi detteremo le priorità: immigrazione, sicurezza, difesa delle radici cristiane e lotta alla islamizzazione”. I grillini, con i voti favorevoli del Pd, hanno ottenuto la nomina di Fabio Massimo Castaldo a vicepresidente del Pe. “A Bruxelles il M5S persegue un'agenda di sinistra e, come confermano le statistiche, vota spesso con socialisti, verdi e liberali. Castaldo è il quattordicesimo vice di Sassoli, non proprio un successone”. Assicura che non andate in Europa per scassare tutto? “Noi vogliamo far rivivere il sogno europeo originario, quello che oggi è prigioniero di una burocrazia senz'anima e di leader senza statura. Il presidente francese Macron pensava di venire qui a comandare, invece è dovuto scendere a patti con la vecchia guardia che, come si dice in gergo calcistico, gli ha fatto assaggiare lo scarpino”.
Annalisa Chirico
Il Foglio sportivo - in corpore sano