L'Italia dei treni tagliata a metà. Due ministri incapaci litigano e i No Tav ridono
C'è anche la Val di Susa
Firenze. Duecentonovantacinque minuti. Fanno cinque ore. I tabelloni degli orari dei treni di Firenze Santa Maria Novella segnano, implacabili, i ritardi sulla tratta per Roma. E' un lunedì d'estate, è il 22 luglio, si va al lavoro o in villeggiatura, e l'Italia è tagliata in due. Treni cancellati, lavoratori e turisti rimasti a piedi, picnic improvvisati con i panini del McDonald's sul pavimento della stazione fiorentina, gente che dorme abbattuta dal caldo e sdraiata sugli zaini, ventagli in azione per dare ristoro a chi da ore è seduto sulle panchine di metallo nel grande atrio della biglietteria. Arrivano le prime dichiarazioni del governo, fra ministri della Lega e ministri dei Cinque stelle ci si prende a cenciate in faccia. I felpastellati, poco lesti nel lavorare e molto nel chiacchierare, non vedono l'ora di trasformare il caos ferroviario in una resa dei conti nella maggioranza.
Nel frattempo, i ritardi continuano ad aumentare e uno s'immagina chissà quale calamità, naturale o meno; deragliamenti, scioperi, esplosioni… Macché: ignoti – per il momento ignoti – avrebbero usato del liquido infiammabile per danneggiare le cabine elettriche di Rovezzano, quartiere di Firenze sud, impianto che ha la funzione di trasformare e smistare sulle reti primarie di Rete Ferroviaria Italiana (Rfi) l'energia elettrica fornita dall'Enel. Tutto qui, né più né meno, secondo gli inquirenti: del liquido infiammabile usato nelle canalette per la trasmissione dei dati. Sufficiente però a spezzare in due la rete ferroviaria italiana, spiega al Foglio Andrea Trapani, giornalista di Trasportare Oggi in Europa: “A Firenze è presente la maggiore criticità della rete ferroviaria nazionale: tra le stazioni di Firenze Castello e Firenze Rovezzano, infatti, la linea ad alta velocità condivide i binari con la linea storica. Treni veloci e pendolari assieme con due problemi: i primi rallentano (molto) nella loro corsa e i secondi non sono abbastanza per mancanza di spazio”. Tra Campo di Marte e Rovezzano c'è anche un terzo problema, ancora più grande: “In quei tre chilometri passano tutti i treni da/per Roma. Merci, Frecce, Italo, treni regionali e Intercity, tutti su quei binari, dove converge, in piena città, tutto il traffico ferroviario nord-sud: un collo di bottiglia che ha come uniche alternative l'Adriatica (a binario unico tra Ancona e Orte) o la Tirrenica”. Non a caso quel tratto a Firenze viene chiamato il “tappo di Rovezzano”.
Ecco, mentre i turisti di cui sopra e i lavoratori di cui sopra s'adontano, neanche troppo amabilmente come comprensibile; mentre leghisti e grillini duellano sulla pelle dei pendolari; mentre gli inquirenti cercano di trovare una risposta alla domanda del giorno (chi è stato?), il sito finimondo.org vicino ai No Tav pubblica un messaggio a metà fra la presa in giro e l'apprezzamento per l'operazione compiuta dai cosiddetti ignoti.
“Questa mattina (ieri, ndr) – dieci giorni dopo il ventunesimo anniversario della morte di Maria Soledad Rosas, due giorni dopo il diciottesimo anniversario della morte di Carlo Giuliani, e poche ore prima della prevista sentenza da parte del Tribunale di Firenze contro una trentina di anarchici – la linea ferroviaria che collega Roma e Firenze è ferma, sospesa, bloccata…”. La sentenza alla quale fanno riferimento gli autori del post riguarda i 28 anarchici condannati ieri, sotto processo per vari reati, dal danneggiamento al tentato omicidio dell'artificiere Mario Vece, rimasto gravemente ferito a causa dell'esplosione di un ordigno messo la notte di Capodanno 2017 alla libreria Il Bargello di Firenze, vicina a CasaPound. “Sarà stato un caso? Una coincidenza? Una ‘vile provocazione'? Oppure, più semplicemente ed umanamente, un gesto d'amore e di rabbia?”. Seguono, per tutta la giornata, interpretazioni del significato autentico del testo. E loro, i No Tav, ci giocano: “Eh, lo sappiamo, lo sappiamo, che sbirri e giornalisti – abituati come sono o al mutismo dell'obbedienza o al coro del consenso – prenderanno queste nostre parole nientepopodimenoche per una ‘rivendicazione'. Ma che ci volete fare? E' più forte di noi. Non riusciamo a trattenere la nostra emozione nel constatare come questo gigante chiamato Potere abbia sempre e comunque i piedi di argilla”. Nel suo delirio, il testo si pone una domanda sensata anche per noialtri che vogliamo l'Italia ad altissima velocità e assistiamo non senza preoccupazione alla ripresa delle proteste nei pressi del cantiere della Tav di Chiomonte, in Val di Susa: com'è possibile che basti “una sigaretta all'aria aperta in campagna” per mandare in tilt la rete ferroviaria italiana? Com'è possibile che bastino dei “fragili cavi disseminati un po' dovunque”, talmente “vulnerabili da poter essere neutralizzati persino da una lumaca”? Questi No Tav, naturalmente, godono nel vedere i treni ad alta velocità bloccati, quindi la loro osservazione va presa non come indizio di sincera preoccupazione per la fragilità della rete ferroviaria: semplicemente stanno gongolando. E forse gongolano pure vedendo Danilo Toninelli (che ha appena licenziato Pierluigi Coppola, unico degli esperti della commissione per l'analisi costi-benefici sulla Tav a dissociarsi dall'esito negativo) e Matteo Salvini che usano quei fili bruciati per regolare i conti nel governo felpastellato. “Chi oggi chiede al ministro di intervenire”, dice Toninelli parlando di sé in terza persona e riferendosi a una richiesta di Roberto Morassut del Pd di riferire in Aula, “deve prima cercare di chiedere al ministro dell'Interno chi sono i responsabili di questi atti dolosi che non sono accettabili”. Segue lamentela nei confronti della Lega: “A chi dice che dico sempre di no io rispondo che ogni tanto ho il coraggio di dire di no ad alcune cose che non vanno bene. Bisogna avere il coraggio di dire sì a cose che servono”. Segue replica di Salvini direttamente da Rovezzano, dove il ministro dell'Interno si è precipitato dopo un altro incontro, già programmato, nella prefettura fiorentina: “La Tav è un'infrastruttura fondamentale e non sono più accettabili no, ritardi e rinvii da parte del ministro Toninelli. E questo non solo sulla Tav, ma, a quanto mi risulta, ci sono decine e decine di opere pubbliche in tutta Italia ferme al ministero delle Infrastrutture. Il ministro dei Trasporti deve lavorare per far viaggiare gli italiani non per fermare e lasciarli a piedi”. Tutto molto bello. Ma, come osserva Enrico Rossi, ricordando tutti i problemi del nodo ferroviario fiorentino di cui si dovrebbe occupare il ministro Toninelli (dal “tappo di Rovezzano” alla sovrapposizione del traffico regionale con quello ad alta velocità), “mi domando se le centraline non potevano essere controllate meglio; se non potevano avere anche un controllo da remoto attraverso delle telecamere che potessero avvertire la polizia ferroviaria; se non potessero essere protette e difese meglio. Quindi Salvini chieda scusa ai pendolari, chieda scusa agli italiani e si metta al lavoro cessando le polemiche”. Insomma, dice Rossi, “fa una certa impressione vedere come questi ministri anziché chiedere scusa come dovrebbero e mettersi al lavoro per trovare una soluzione, stiano inscenando un teatrino indecoroso agli occhi dei cittadini italiani perché pensano forse così di guadagnare qualche voto”.
David Allegranti
Il Foglio sportivo - in corpore sano