Omosessuale non pentito cerca madamina pro Tav per fare cinque figli
H o sempre creduto che la soluzione ai problemi economici e culturali del nostro paese (e del mondo intero) fosse l'Open Society sorosiana, ma negli ultimi giorni ho capito che aprire le frontiere e lasciar libere le persone di spostarsi da un paese all'altro non basta. Pensavo che accogliere i migranti fosse una misura più che sufficiente per risollevare un mercato (e, più in generale, un contesto) stantio come il nostro, ma da quando Matteo Renzi nella sua lettera a Repubblica del 5 luglio 2019 ha parlato della denatalità italiana come di un'emergenza, il mio cuoricino progressista ha dovuto ricredersi. Evidentemente gli stranieri non bastano. “Un paese senza figli” scriveva Renzi nel punto sei del suo decalogo, “è un paese senza futuro. E paradossalmente non ne usciamo neppure con gli immigrati”.
Da quel momento, la mia psiche è stata scossa da un'altra fobia: quella delle culle vuote. E tormentare i miei amici etero spronandoli a procreare non è bastato a placare la mia ansia finanziaria. “Se vuoi risolvere un problema, devi arrangiarti da solo”, mi sono detto. “E' ora di caricare sulle mie spalle questa responsabilità”.
Ebbene sì: ho l'obbligo morale di mettere al mondo dei figli. Non posso lasciare questa incombenza a un branco di populisti no-vax terrapiattisti, la cui prole – massicciamente disinformata fin dall'infanzia – non aiuterebbe di certo la ripresa economica. E poiché in Italia per un omosessuale come me non ci sono alternative, ho deciso di ricorrere al metodo più tradizionale e sicuro per avere dei bambini. Il mio senso civico ormai supera di gran lunga la spinta della mia libido morente, quindi è ora di ricorrere a rimedi estremi. Il mio patriottismo economico lo richiede: devo sfondare i rigidi confini della mia identità sessuale e osare l'impensabile.
Devo trovarmi una donna.
Sì, ma che donna? Posso correre il rischio di legarmi a una tizia proveniente dalla mia diretta cerchia di conoscenze? Una che, davanti alla mia insistenza procreatrice, innalza muri di gomma paleo-femministi dicendomi: “Stai lontano dal mio utero! Sono i miei gameti!”. No, non posso oltrepassare i confini della mia omosessualità per poi ritrovarmi accasato con un'insegnante di teatro-danza. Devo andare sul sicuro. Devo trovarmi una donna che sia infinitamente più devota di me al verbo di Confindustria, completamente libera da qualsiasi remora cattocomunista, priva di ogni rimorso primitivista e che sposi in pieno il mio progetto di ingegneria sociale europeista, di procreazione a fini economicisti.
Ho bisogno di una madamina pro-Tav.
Solo lei capirebbe che i frutti dei nostri lombi meritano il meglio. E quando dico “il meglio” non mi riferisco solo a pappette e vestitini di prima scelta, ma a un'istruzione di livello superiore. Sono certo che la mia adorata madamina appoggerebbe con entusiasmo questa scelta. Anzi, sarebbe lei stessa a impormela, sottoponendomi a un bullismo educativo che subirei con gioia. Le nostre creature studierebbero in scuole private talmente esclusive da far sembrare Peter Mandelson un Boris Johnson qualsiasi.
E poiché sono pienamente consapevole che una società ha bisogno di varie figure professionali, la mia madamina e io saremmo pronti a fare non uno ma cinque figli. Non solo per superare a sinistra i nostri cari leader (Renzi è fermo a quota 3, Calenda a quota 4: dobbiamo fare meglio di loro!), ma perché in questo modo potremmo tener conto delle diverse funzioni che potranno intraprendere i nostri pargoli:
1 figli* sarà indirizzat* a impieghi di diplomazia internazionale;
1 figli* sarà indirizzat* a un ruolo dirigenziale in qualche grande multinazionale;
3 figl* finiranno, statisticamente, a ricoprire mansioni più colorite.
Nello specifico:
1 di quest* 3 diventerà personal trainer;
1 di quest* 3 diventerà vocalist in una discoteca;
1 di quest* 3 vivrà da mantenut*, sdraiat* sul mio divano mentre guarda programmi Mediaset.
In questo modo, nella nostra cerchia familiare sarà garantito un altissimo tasso di biodiversità. Se non ci pensiamo noi omosessuali a far le cose per bene, non so chi altro.
Costantino della Gherardesca
Il Foglio sportivo - in corpore sano