La Tav spiegata al M5s

Annalisa Chirico

    Roma. “Il premier Conte si presenti in tribunale”. In che senso, Antonio di Pietro? “Al Quirinale, volevo dire”. Vulcanico e inquisitorio, come sempre, l'ex pm sferza i Cinque stelle. “Uno spettacolo umiliante. Come da programma, la mozione no Tav non è passata. Adesso, anziché prendere atto che non esiste più una maggioranza, i grillini mettono davanti la poltrona. Ma il premier deve andare al Quirinale e rimettere il mandato. E' un dovere politico nonché un gesto di rispetto costituzionale: su una votazione fondamentale la maggioranza si è spaccata. Far finta che non esista questa divisione vuol dire prendere in giro i cittadini. Io l'ho detto dal primo giorno: questo governo dura cinque anni perché non si vince il terno al lotto tutti gli anni”. 181 no e 110 sì per la mozione grillina contraria alla Torino-Lione. Un paradosso visto che il M5s è l'azionista di maggioranza del governo che manda avanti l'opera. “Una pantomima per tentare, in extremis, di uscire dall'angolo nel quale si sono cacciati da soli. Costoro dimenticano che hanno la maggioranza in Parlamento, i Cinque stelle hanno molti più parlamentari della Lega, dunque il boccino in mano lo tengono loro. La base grillina protesta, e ha ragione. Non si è mai visto che dai banchi del governo due rappresentanti dell'esecutivo intervengano per fare dichiarazioni opposte. Quando ciò accade, la maggioranza non c'è più. E tocca prenderne atto, anche per salvare la faccia”. Il vicepremier Luigi Di Maio ha detto che solo “il Parlamento può bloccare l'opera”, e la mozione vincolava il Parlamento… “Fanno il gioco delle tre carte: non serve la laurea in Legge per sapere che il governo è figlio del Parlamento”.

    Certo, il rimpasto sa di vecchia politica. “La nostra è una democrazia parlamentare. Il presidente del Consiglio deve rimettere il mandato al presidente della Repubblica. Poi ci potrà pure essere una riformulazione della compagine governativa, magari qualche sostituzione con l'ingresso di nuovi ministri, ma oggi indubbiamente la politica dei Cinque stelle non è sostenuta da una maggioranza in Parlamento”. Il vicepremier Matteo Salvini ha mandato un sms ai suoi invitandoli a non allontanarsi per le ferie. “Siamo alle solite: lui parla a nuora perché suocera intenda. Il suo obiettivo è avvertire i grillini che così non si va avanti, deve capire però che questi non strapperanno mai, ingoiano qualunque cosa per restare al governo. Gli eletti 5s si ritrovano in un posto di cui non sapevano neanche l'esistenza. Prima di tornare a casa accetteranno pure la posizione obliqua”. Il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, ne esce distrutto. “Lui è una non-figura, non esiste. Il problema è chi ha pensato di potergli affidare un tale incarico. Il M5s ha questo difetto di base: ha costruito dalla sera alla mattina una classe dirigente che non aveva. Io ho cercato di farlo prendendo gente che faceva politica da anni, e ne ho visto le conseguenze: mi hanno cappottato. L'onestà senza capacità è un bicchiere mezzo vuoto che non si riempie mai”. Lei, da ministro, ha dato il via a diverse opere, inclusa l'alta velocità. “E' una infrastruttura necessaria al nostro paese, come pure la Pedemontana e la Gronda: se avessero lasciato fare, il ponte Morandi non sarebbe caduto. E vogliamo parlare della Pedemontana? Serve, perché continuano a rinviare? Le opere non vanno valutate pensando ai bisogni attuali ma a quelli futuri. E' vero che oggi c'è poco traffico nella tratta che coprirebbe la Tav, ma stia pure certa che aumentando il numero delle carrozze e la velocità dei treni il traffico da Lisbona a Kiev è destinato a crescere. E poi meglio un treno che un tir, inquina meno”. Con i gialloverdi al governo l'opera deve superare l'analisi costi/benefici, e i tecnici dissenzienti vengono licenziati. “L'alta velocità tra Milano e Roma, così come tra Roma e Napoli, ha cambiato la vita dei cittadini in meglio. E' vero che è costata più che all'estero: circa 12 milioni di euro per chilometro in Germania, 38 da noi. Ci sono stati sprechi e tangenti, tutto vero, ma tu devi combattere questi, non l'alta velocità, non il progresso. Quando, da ministro, ho promosso il traforo tra Firenze e Bologna me ne hanno dette di tutti i colori, che rovinavo il paesaggio, che era inutile perché ci stava già il treno… oggi forse qualcuno se ne lamenta?”.

    Il premier Conte ha spiegato che la Tav costa più farla che non farla. “Ma che c'azzecca? Il problema di fondo è se un'opera è utile o non è utile. Non so se mi costa meno spararti in bocca anziché darti dieci coltellate, allora ti sparo in bocca. Ma che discorso è? Si esprimono così per non assumersi una responsabilità. Alla fine dicono tutto per non dire niente. Oggi al telegiornale ho sentito che anche sulla revoca della immunità penale per l'ex Ilva hanno fatto retromarcia: adesso Di Maio gioisce perché il governo ha reinserito la norma per la non punibilità ma per un tempo più breve. Questa è ipocrisia allo stato puro”. Toninelli ha fatto firmare a un funzionario la lettera diretta a Bruxelles che ha dato il via libera all'opera. “E' un atto puerile. Se un mio sottoposto firma in vece mia è perché gliel'ho detto io”. Pausa. “Le faccio un esempio. Nel terreno della mia masseria sono in corso i lavori per il Tap, il gasdotto che i grillini non volevano. Passeranno due linee a distanza di venti metri l'una dall'altra, non so se ha senso ma penso che una piccola comunità non abbia il diritto di bloccare un'opera. L'autorità di governo, in casi come questo, deve guardare al bene superiore. Non è che siccome qui nasce un fiore faccio morire un campo di grano”. Dalla Val di Susa sono giunte scene che sfioravano la guerriglia. “Un conto è la manifestazione di libero pensiero, come le proteste di Hong Kong o la giovane che legge la Costituzione in Russia. Se invece qualcuno tiene un sasso in mano, non è più una protesta legittima ma è vendetta, odio, reato”. E' ancora in mezzo al campo? “Sì, rimango qui fino a sera. Io ormai faccio parte dell'associazione Combattenti e reduci. Se pure mi chiedessero di fare il capolista del primo partito d'Italia in un collegio garantito, non accetterei. Alla mia età devo guardare quello che mi resta, non quello che ho fatto”.

    Annalisa Chirico