Che grande senso di libertà, mi ripetevo con così poca convinzione
L'unica vera settimana di vacanza, il frigo mai sbrinato e la scoperta delle proporzioni
M i dicevano: vedrai che bella questa settimana senza figli, l'unica vera vacanza dell'estate. Mi dicevo: forza che tra poco arriva una settimana senza figli, non puoi svenire adesso che inizia l'unica vera vacanza dell'estate. Quante cose farò, libri, film, serie tv, feste, amici, cene fuori, cene a casa, dieta, solitudine, computer, dieta, svuotare gli armadi, dieta, sistemare i libri, dieta, piccoli traslochi, dieta, pagamenti arretrati, dieta, giù giù nella scala dell'allegria fino a: analisi del sangue, e comunque sempre dieta.
Così, dopo avere riempito due zaini di mutande, calze e cerotti, dopo avere accompagnato i miei figli e i loro amici in un posto in campagna dove ci si dedica soprattutto alla pulizia dei cavalli e all'adorazione dei cani, ho cercato di provare un grande senso di libertà, sono anche andata in riva al mare a respirare varie volte pensando: che grande senso di libertà. Poiché mi sembrava che questo senso di libertà avesse bisogno di essere annunciato per arrivare seriamente dentro di me, ho agitato davanti al mare mosso dal temporale una birra e ho urlato all'amica che era con me: che grande senso di libertà. Purtroppo la birra non è mai fredda come la si desidera e come la si immagina prima di berla, e le patatine del bar sono sempre stantìe, sarà l'aria di mare che inumidisce tutto, ma quel grande senso di libertà continuava a non arrivare. Sentivo fame, quello sì, ma avevo appena rinunciato alla libertà di mangiare. L'amica insisteva: vedrai, sarà bellissimo, tornare a casa la sera e apparecchiare solo per due, andare al cinema, a cena, vedere tutti i film, svuotare gli armadi, aggiustare la doccia, sbrinare il frigo, e io annuivo con grande forza e convinzione soprattutto per evitare che la lista di queste sempre più meste libertà arrivasse alle analisi del sangue, al dentista, allo psicoanalista.
Sono stata abbastanza brava, a parte le analisi del sangue, il dentista e lo psicoanalista: ho vuotato un cassetto, ho visto gli amici, mi sono interessata a molti film senza andare a vederne nessuno, ho lavorato di sera dopo cena, ho cucinato il risotto solo per due e ne ho mangiato pochissimo dal piatto (ma poi ho finito tutto quello nella pentola), ho messo a posto quattro libri, ho eliminato alcune cose inutili tra cui vecchi giocattoli dei miei figli che mi hanno fatto piangere per l'intensità dei ricordi che sprigionavano, ho cercato di prenotare un tavolo in una trattoria sul Tevere che aveva appena chiuso per ferie, ho riletto “Madame Bovary” ricavandone sgomento e paura dell'umanità e ho ripetuto spesso, al telefono e da sola: che grande senso di libertà. Nessun frigo è stato sbrinato, nessuna doccia è stata aggiustata.
Ma che grande senso di libertà, mi ha detto una sera al telefono mia figlia, che aveva appena abbracciato un cervo, o forse era un asino, oppure un cinghiale, comunque lei era molto felice e andava di corsa dai suoi amici e le squillava la voce tutta piena di campanellini. Io stavo per decidere di non andare al cinema neanche quella sera, e senza amarezza ho capito che il grande senso di libertà è il suo.
Avrò altre cose, altre vacanze, perfino bellissime non vacanze, la testa e il cuore imbottiti di tutto quanto, un frigorifero mai sbrinato, tutti i film perduti ogni volta, ma quell'assoluto adesso è suo.
Accorgermene è stato un tale sollievo che ho abbandonato immediatamente la dieta e abbiamo ordinato due pizze molto farcite e anche una terza, perché può sempre arrivare qualcuno a casa all'improvviso, o può aumentare la fame a dismisura, oppure si può decidere di guardare tutta la notte tutti i film perduti, e allora la pizza fredda è necessaria. E poi con tre pizze il cane è più felice. C'è insomma questo piccolo senso di libertà, così grande che quasi toglie il fiato.
Il Foglio sportivo - in corpore sano