Un film già visto

Mariarosaria Marchesano

    Milano. Fabio Ravanelli, presidente di Confindustria Piemonte, si dice più preoccupato della frenata della manifattura tedesca che del governo giallorosso. Ma il suo è anche un po' un modo per smussare l'immagine di imprenditore ostile al Conte Bis emersa dalle recenti dichiarazioni di stampa, soprattutto in considerazione del favore con cui i mercati hanno accolto la nascita dell'esecutivo Cinque stelle-Pd e dei benefici che la riduzione dello spread Btp-Bund potrebbe avere anche sull'intero sistema delle imprese. “Lo ammetto, avrei preferito le elezioni piuttosto che assistere alla replica di un matrimonio difficile com'è stato quello tra Lega e Cinque stelle – dice Ravanelli in un colloquio con il Foglio – Ma ormai queste considerazioni appartengono al passato, il nuovo governo si è formato e gli industriali del Piemonte non hanno una posizione pregiudiziale, giudicheranno i fatti concreti. Per ora, rilevo solo che nei 26 punti del programma la parola ‘impresa' è citata pochissime volte. Eppure, il nostro sistema produttivo negli ultimi anni ha perso ha perso 30 punti di produttività rispetto alla Germania e sostenerlo dovrebbe essere una priorità per l'esecutivo di qualsiasi colore”.

    Ravanelli, 49 anni, è vice presidente e amministratore delegato della Mirato, azienda da 250 milioni di fatturato che produce deodoranti con marchi commerciali come Malizia, Clinians e Breeze. Il sistema confindustriale che rappresenta conta 12 mila imprese con 700 mila addetti. E il Piemonte – che esprime un pil di 129 miliardi di euro e pesa per il 7,7 per cento su quello italiano – è una regione che si aspetta attenzione anche sul tema dell'autonomia differenziata anche se le sue istanze sono apparse finora meno aggressive rispetto a quelle di Lombardia e Veneto. Alcuni analisti politici attribuiscono al ceto degli imprenditori del nord il timore di restare il meno ascoltato dal governo giallorosso. E' così? “Non direi che esiste questo timore tra gli imprenditori piemontesi, piuttosto avverto tanta sorpresa e curiosità anche. E' chiaro che un governo che avesse scarsa presa sulle zone più produttive sarebbe un problema in qualsiasi paese e penso che sia interesse del governo stesso ascoltare i ceti imprenditoriali. Comunque, proprio perché non esiste una posizione pregiudiziale, confido che le istanze del Settentrione non passino in secondo piano anche in un governo come quello giallorosso”. Ravanelli è considerato un imprenditore vicino alla Lega, anche se in passato non ha risparmiato critiche severe al decreto dignità e si è battuto per far andare avanti la Tav Torino-Lione smontando più di una volta gli argomenti portati dai grillini per bloccare l'opera, compreso quello della lievitazione dei costi che si è rivelato infondato. Più maroniano che salviniano, il nome del patron della Mirato è emerso a inizio anno anche come possibile candidato alla presidenza della Regione Piemonte, al cui vertice è stato eletto un altro imprenditore di area centrodestra, Alberto Cirio. Ma Ravanelli preferisce non parlare di un suo eventuale impegno in politica, concentrato com'è a tenere salde le redini della sua azienda, che, come tutto il settore manifatturiero italiano rischia di risentire della riduzione degli ordini dalla Germania che rappresenta il primo partner commerciale. Nel precedente governo Lega-M5s non si può certo dire che il tema delle imprese e delle politiche industriali sia stato centrale. Anzi, sono state smontate e poi rimontate misure che funzionavano e che erano apprezzate dagli imprenditori, come industria 4.0. “Sì, da questo punto di vista sono rimasto deluso. Ma è esattamente il motivo per cui penso che l'unione tra due forze antitetiche come sono Cinque stelle e Pd rischi di replicare un film già visto. Il paese avrebbe bisogno, invece, di forze di governo allineate su scelte vitali per il futuro del paese”. Insomma, a Ravanelli i matrimoni misti non convincono anche se in futuro si troverà di fronte a un ministro pd alle Infrastrutture come Paola De Micheli alla quale, probabilmente, non avrà più bisogno di spiegare l'utilità della Tav come ha fatto più volte con il dicastero guidato da Danilo Toninelli. “E' vero, ma io credo che l'iter sulla Tav sia andato talmente avanti che sono assolutamente fiducioso che l'opera si farà. Il tema delle infrastrutture – non solo quelle grandi, anche quelle di minore dimensioni e, pensando al mio territorio, mi viene in mente il completamento dell'autostrada Asti-Cuneo – è centrale per lo sviluppo dell'Italia e in effetti mi auguro che con il nuovo ministro ci potrà essere un dialogo costruttivo”. Che cosa teme di più del nuovo governo? “L'incompatibilità sulle scelte che porterebbe alla paralisi, come del resto è già accaduto. Ma spero di sbagliarmi. Di sicuro bisognerà impedire l'aumento dell'Iva nella prossima legge di Bilancio. In un momento di crisi dei consumi e di bassa inflazione come questo, in cui arrivano segnali di tensione sia dal settore della grande distribuzione sia da quello delle imprese fornitrici, un innalzamento delle tasse andrebbe ulteriormente a deprimere la spesa delle famiglie”. Un punto del programma del governo giallorosso che la convince? “La riduzione del cuneo fiscale, anche a vantaggio dei lavoratori, è a mio avviso condivisibile. L'unica obiezione è che non dovrebbe essere una misura estesa alla generalità dei dipendenti perché perderebbe efficacia. Sarebbe più opportuno limitare la riduzione del cuneo a determinate categorie svantaggiate come i giovani o le classi con redditi più bassi”.

    Mariarosaria Marchesano