PROVE DI LEGA IN DOPPIOPETTO

A Pontida, si cambia. Atlantisti da sempre. Euroriformisti: “Non vogliamo sfasciare l'Europa”. E chi dice Italexit? “Parla a titolo personale”. La voglia di riscossa e di dar voce all'Italia del fare. Girotondo leghista

Annalisa Chirico

    E'più bello vincere in rimonta”, Matteo Salvini lo dice ai suoi. E a se stesso. Un attimo prima di salire sul palco di Pontida, gli scorrono davanti agli occhi le Pontide della sua vita, come in un album di istantanee. Quella appena conclusa però ha un sapore diverso: il leader vincente ha perso la battaglia per il voto anticipato. S'inaugura così la “fase 2”. “Ci siamo isolati troppo”, dichiara Andrea Crippa, vicesegretario della Lega e fedelissimo del Capitano: “Secondo me, in politica estera ci siamo mostrati sguarniti, non sufficientemente attrezzati, e abbiamo pagato pegno. Voglio dire: tra noi ci sono filorussi, filocinesi, filoatlantisti… bisogna mettere ordine. Servono persone all'altezza, con le competenze giuste. Non puoi fare solo attacchi frontali, per cambiare l'Europa servono alleanze. Constato che i paesi che ci dovevano dare una mano, dall'Austria a quelli di Visegrad con cui avevamo stretto amicizia, si sono voltati dall'altra parte quando abbiamo chiesto di collaborare per i ricollocamenti dei migranti. Il premier ungherese Orbán è entrato nel Ppe che porta avanti una linea opposta alla nostra”. Voi l'Europa volete cambiarla o sfasciarla? “Noi vogliamo restare dentro l'Europa. Vogliamo un'Europa forte con un'Italia forte. Da soli, non possiamo competere con le economie di Cina, India, Brasile e Stati Uniti. Mi pare evidente”.

    Alle elezioni europee del 2014 Salvini voleva l'uscita dall'euro, poi ha cambiato idea. Eppure alcuni vostri esponenti, Borghi in testa, giocano con l'idea di Italexit. “Parlano a titolo personale perché nel programma della Lega non c'è l'uscita dall'Unione europea. Aggiungo che per cambiare le cose bisogna sedersi ai tavoli che contano. Lo scontro frontale con paesi fondatori come Francia e Germania non ha premiato. Io nel Pantheon della Lega ci metterei pure Altiero Spinelli e Robert Schumann. L'Europa attuale non è quella del Manifesto di Ventotene né del trattato di Maastricht”. Li conosce a memoria? Non ci credo. “Li ho riletti di recente per il mio intervento dal palco. Riporto testualmente: ‘La comunità europea ha il compito di garantire una crescita sostenibile, la coesione economica e sociale, la solidarietà tra tutti gli stati membri'”. Il governo giallorosso nasce nel segno dell'Europa. “La sinistra si riempie la bocca di europeismo ma l'attuale sistema porta avanti una visione antitetica a quella dei padri fondatori. Loro sono europeisti nel Palazzo ma hanno paura del popolo”.

    Anche fuori dall'Europa avete combinato qualche pasticcio: con Donald Trump alla Casa Bianca, Salvini poteva essere il perfetto inquilino di Palazzo Chigi. Altro che “Giuseppi”. “Io sono convintamente atlantista, come Matteo del resto. Si è voluto costruire un gigantesco caso mediatico: se singole persone hanno intrattenuto rapporti opachi, ognuno risponde personalmente di quello che fa. Tra i dirigenti della Lega non c'è mai stata una sbavatura. Da segretario della Lega giovani, sono andato a Mosca per siglare un gemellaggio con i giovani del partito Russia unita, ma non mi ritengo un putiniano. Nella lotta contro il fondamentalismo islamico, la Russia è un modello, non certo quando va a braccetto con la Turchia di Erdogan che non riconosce il genocidio degli armeni, occupa militarmente Cipro, non rispetta i diritti delle donne e delle minoranze etniche, religiose, linguistiche”. Meglio Russia o Stati Uniti? “Gliel'ho detto: sono un atlantista. Gli Usa non sono l'Eldorado, infatti hanno la pena di morte, ma sono la patria delle libertà, e io mi considero un liberal. L'America assicura la massima libertà di espressione per tutti, ogni cittadino può accoppiarsi con chi vuole e lo stato non mette becco nella vita privata delle persone”.

    Che pensa di Mario Draghi? “Lo stimo. Ha operato molto bene alla guida della Bce. Ha cercato di allentare i cordoni, ha usato una politica monetaria espansiva che ha dato fiato alla nostra economia. Preferisco lui a Giovanni Tria”. Al Quirinale meglio Draghi o Romano Prodi? “Draghi tutta la vita. Prodi è il premier che ci ha portato nella moneta unica alle condizioni che sappiamo”.

    L'euro è reversibile? “Assolutamente no: se uscissimo dall'euro, ne avremmo un costo enorme e zero benefici”. Che cosa avete fatto meglio in questi quattordici mesi di governo? “Sicuramente il lavoro su sicurezza e immigrazione. Per il resto, non ci hanno lasciato fare granché, i dossier economici sono rimasti nelle mani dei grillini e oggi l'economia è in stagnazione. Abbiamo rotto, eppure restiamo alti nei sondaggi”. Il popolo vuole i “porti chiusi”? “La sicurezza è un diritto non meno importante degli altri. I veri fascisti sono quelli che vogliono svuotare l'Africa. L'Europa dovrebbe aiutare gli africani a sviluppare condizioni di vita migliori nei loro villaggi. Se porti l'Africa in Italia ne hai solo concorrenza al ribasso nel mercato del lavoro, alla fine la gente si ribella”.

    Per Lorenzo Fontana, ideologo della Lega nazionale e voce ascoltatissima da Salvini, “il voto a favore dell'elezione di Ursula von der Leyen ha chiarito il loro obiettivo: isolarci. I Cinque stelle sono diventati una costola del sistema. Oggi disponiamo di una forza enorme, dobbiamo capire come utilizzarla. Ci troviamo di fronte un'alleanza tra due forme di globalismo: una socialista e una liberale. Dobbiamo costruire un nuovo sistema di alleanze attorno a una proposta chiara e convincente per un'Europa riformata. Noi siamo favorevoli a una globalizzazione che rispetti le identità, le tradizioni e la cultura dei popoli. Siamo contro l'omologazione. Vogliamo piuttosto un mondo aperto e interconnesso”.

    Dopo il ministero per la Famiglia, lei ha guidato quello per gli Affari europei. Ci dica la verità: la Lega è per l'Italexit? “La risposta è no. L'istituzione europea è molto utile se si fonda su un principio di sussidiarietà: i singoli paesi devono essere lasciati liberi di autogovernarsi. Mi piacerebbe, per esempio, che l'Ue mettesse in campo una politica commerciale per difendere piccole e medie imprese. L'Europa dovrebbe occuparsi di come scongiurare il dumping sociale operato da quelle aziende che stabiliscono le loro sedi nei paesi dove possono pagare salari da fame”. Diversi leghisti di peso giocano con l'uscita dall'Ue. Questa ambiguità vi ha procurato molti nemici. “Certe uscite io non le condivido perché sono un autogol. Chi sparge queste idee non fa il bene della Lega. L'euro non è stato costruito nel migliore dei modi ma non è il problema numero uno. Le dico di più: Mario Draghi ha tenuto in piedi la costruzione europea, senza il Quantitative Easing sarebbe venuto giù tutto”.

    Salvini non ha tratto vantaggio neanche da una certa sintonia filorussa: il Russiagate ha gettato fango sull'immagine sua e del partito. “Da ministro, il primo ambasciatore che ho voluto incontrare è stato quello degli Stati Uniti. La Lega è filoatlantista, infatti il tweet di Trump mi è dispiaciuto perché io mi sento naturalmente vicino all'America e ai suoi valori. E poi Trump conosce bene la potenza di fuoco con cui vengono diffuse certe menzogne prive di fondamento: il Russiagate ha investito anche lui, senza una prova. Esattamente com'è accaduto a noi”. Beh, Savoini però non è un'invenzione della stampa. “Lui non è un dirigente della Lega”. Quindi, la Lega è a stelle e strisce? “Noi abbiamo sempre sostenuto l'atlantismo, da domani metteremo un impegno maggiore per recuperare un rapporto nel quale crediamo”.

    Lei ha detto che l'attuale governo, come quello dimissionario, è pieno di gay. “E' vero ma non la considero una cosa offensiva. Non devono offendersi: sono gay, che male c'è a essere gay?”. In effetti, l'ipocrisia non manca. “Qualcuno si diverte a dipingermi come un cattolico oscurantista solo perché al mattino vado a messa. Io non me ne vergogno né mi dipingo in un modo diverso da quello che sono. Per me la famiglia è composta da papà e mamma, le formule genitore 1 e 2 mi fanno orrore. Mia moglie lavora ed è una donna indipendente”. Eppure al governo siete riusciti a inimicarvi pure il Vaticano. “Solo una parte delle gerarchie vaticane. Il modernismo è un'eresia del cattolicesimo che si è infiltrata ai massimi livelli. E' in corso uno scontro dottrinario interno alla Chiesa. Una parte, più silenziosa ma non meno importante, ci sostiene. Io ricevo migliaia di messaggi di vescovi e cardinali che stanno con noi perché soltanto la Lega ha il coraggio di difendere le radici giudaico-cristiane della nostra civiltà”.

    Per Gian Marco Centinaio, che Umberto Bossi annoverava tra i “ragazzetti terribili” insieme a Matteo, “questa è la Pontida del grande rilancio della Lega. Saremo una Lega di lotta ma propositiva. Noi non siamo il partito delle piazze urlate o delle braccia alzate, io personalmente non mi sento né di destra né di sinistra. Io sono un uomo del fare”. Ospite a “Porta a Porta”, Salvini ha detto testualmente: “Se un elettore che votava Cinque stelle o la sinistra, passa a votare Lega, io sono contento”. “E' esattamente così”, riprende Centinaio: “Nei quattordici mesi al governo siamo stati il sindacato dell'Italia che produce. Siamo stati la voce di chi vuole far ripartire il paese con le infrastrutture e con una politica fiscale favorevole alle imprese. Da ministro dell'Agricoltura ho autorizzato un investimento da un miliardo di euro per le infrastrutture irrigue. Nella vita ho imparato che se lo vuoi fare lo puoi fare”. Avete commesso errori? Un mea culpa? “Solo chi non fa non sbaglia. Forse siamo stati troppo accondiscendenti con l'alleato di governo. Se ci pensa, hanno riconfermato come ministri proprio Sergio Costa e Alfonso Bonafede, quasi come uno sgarbo alla Lega. L'estremismo ambientalista di Costa ha bloccato diversi provvedimenti, al ministero ormai imperversa Pecoraro Scanio… Siamo stati troppo ‘educati' coi grillini, questo sì”.

    I giallorossi hanno ricevuto l'investitura dall'Europa. “A Bruxelles ci siamo isolati, è un fatto. Avremmo dovuto creare una rete di alleanze più proficua. Se sei solo contro tutti, tutti si alleano contro di te”. Dossier moscovita? “Il Russiagate è tutto da dimostrare. Attendo le prove dei rapporti tra la classe dirigente della Lega e la Russia”. Se le dico Savoini? “Lui non è un dirigente del partito”. E l'Italexit? “Non esiste, e penso che chi gioca con queste parole, anche all'interno del partito, reca un danno all'immagine della Lega. L'ultima volta che ho sentito Matteo accennare all'uscita dall'euro era in occasione delle europee del 2014… poi questa idea è stata completamente archiviata. Sin dai tempi di Bossi, noi diciamo che l'Europa va riformata affinché sia l'Europa dei popoli e non tecnocrati. Da ministro ho seguito certe bizzarrie di Bruxelles, come la direttiva sulla produzione di zucchero che ha fortemente penalizzato il nostro paese. E' folle l'Europa che si concentra sul diametro delle mele o sulle dimensioni delle vongole imponendo vincoli e norme che magari vanno bene per certi paesi ma non per altri”.

    Tra i leghisti del nuovo corso, c'è il giovane capogruppo alla Camera Riccardo Molinari: “Ora che non siamo più al governo con quelli lì, per me è un gran sollievo. Anzi, le dico di più: sono tornato a guardarmi allo specchio con la coscienza a posto”. In che senso? “Eravamo nel completo immobilismo, costretti a votare provvedimenti assurdi come lo Spazzacorrotti, una delle pagine più brutte nella storia repubblicana. E poi sulle autonomie, la nostra battaglia da trent'anni, non si facevano passi in avanti. Per non parlare del no alle infrastrutture, dalla Tav alla Gronda alla laguna di Venezia… Il M5s ha scelto una linea di subalternità con l'Europa. Noi, primo partito d'Italia, non potevamo restare in un governo dove gli alleati ci remavano contro”.

    A Pontida avete registrato una partecipazione da record. “E' la prova che il nostro elettorato non ne poteva più: se avessimo tenuto in vita il governo avremmo perso forza. E' stata una Pontida di rilancio e coerenza, ci aspettano mesi o forse anni di opposizione ma alla fine vinciamo noi. I giallorossi si sono messi insieme non per comunanza di idee ma per l'interesse grillino di mantenere gli stipendi e per quello Pd di occupare i posti di potere. Nella prossima primavera ci sarà da gestire un pacchetto di nomine di numerose società partecipate dallo stato: loro pensano alle poltrone, noi al paese”.

    Salvini ha detto che la Lega è il “partito del pragmatismo”, senza steccati ideologici. “Ha ragione. Se siamo al 34 per cento su base nazionale e al 50 al nord, ciò vuol dire che oggi ci vota gente che in passato ha votato per altri partiti. Noi offriamo coerenza e concretezza nella nostra azione, lo dimostrano i risultati su due battaglie importanti: blocco dell'immigrazione e riforma delle pensioni. La Lega è un partito a vocazione maggioritaria”. L'ambiguità sull'Italexit vi ha reso più vulnerabili. “Vero, certe sortite spaventano le istituzioni europee e il sistema, tuttavia questa idea non è mai stata nel programma della Lega. E mai ci sarà. Noi siamo euroriformisti, non vogliamo sfasciare l'Europa”. Il nord Italia sopravvive senza il mercato europeo? “La nostra economia è votata alle esportazioni, è vero, tuttavia vanno anche riconosciute le esigenze di artigiani e manifatturieri che invece rischiano di essere penalizzati dalla concorrenza sleale sul piano dei salari e della tassazione”. Il capo dello stato Sergio Mattarella ha detto che il patto di Stabilità va riformato. Lo diceva anche Matteo Renzi, e pure Salvini ma con Borghi seduto accanto. “Borghi viene dipinto peggio di com'è. Ribadisco che il programma e i documenti ufficiali della Lega non hanno mai parlato di uscita dall'euro e dall'Unione europea”. Che mi dice di Draghi? “Lo stimo, da presidente della Bce ha aiutato la nostra economia con una politica monetaria lungimirante. Ha tenuto bassa la speculazione finanziaria nei confronti dell'Italia. Il problema è che l'istituzione di Francoforte andrebbe trasformata in prestatore di ultima istanza come la Fed americana”.

    Sul fronte atlantico avete fatto un po' di confusione. Negli scorsi mesi Salvini ha perorato la causa del Golden power sul 5G scontrandosi con la resistenza grillina. Alla fine il primo atto del Conte bis è stato proprio l'esercizio dei poteri speciali. “Noi siamo atlantisti, lo abbiamo dimostrato anche sul Venezuela e sul memorandum d'intesa con la Cina. Aggiungo che in Italia non si può non essere atlantisti: gli equilibri geopolitici sono questi, e non si cambiano in base al look o ai gusti del momento. E indipendentemente da chi sia l'inquilino della Casa Bianca”. Con Trump alla Casa Bianca, Salvini poteva essere il filoamericano per eccellenza. “Noi siamo atlantisti. Con la Russia il modello è Berlusconi, quello di Pratica di mare. L'Italia può e deve coltivare un ruolo da pontiere, non oltre. Del resto, in sede europea gli esponenti leghisti non hanno mai votato contro le sanzioni, anche il governo passato si è mosso in una linea di sostanziale continuità su questo. Dire che le sanzioni introdotte dopo l'occupazione della Crimea danneggiano le aziende italiane non significa consegnarsi a Putin”.