Non è più così figo far parte di una band. Restano i veleni dei camerini
S otto sotto c'è l'idea maligna: di questi tempi, non è più così figo essere in una band, infinitamente meno di quanto lo fosse tempo fa. Quel che conta, è che martedì, giornata dei grandi commiati, mentre Matteo Renzi se n'usciva dal Pd, dicendo che era meglio per tutti, anche Tommaso Paradiso, frontman dei Thegiornalisti, nome improbabile ma celebrità ormai consolidata, con un bell'outing annunciava di non essere più parte della famiglia. In entrambi i casi – Renzi & Paradiso – la cosa era nell'aria, dei dissapori si mormorava, alcune questioni si profilavano come insanabili, nei paraggi del culto della personalità, dell'ascriversi in modo più tangibile i meriti e i vantaggi di un successo. Vale per la parabola del governo rossogiallo. E ha preso forma rituale poche sere fa, quando Thegiornalisti hanno tenuto quello che verrà storicizzato come il concerto d'addio, la quiete prima della tempesta, 45 mila spettatori niente meno che al Circo Massimo di Roma, a rendere omaggio al gruppo che meglio di qualsiasi altro interpreta l'aria dei tempi della musica italiana, in termini di tranquillo pop radiofonico, “musica per tutti”. Un evento che all'annuncio era sembrato sovradimensionato, mirabolante, quel gran teatro della storia disturbato per far suonare i ragazzi della porta accanto, quelli di “Riccione” e del “Ti mando un vocale da 10 minuti”. Invece la scelta è stata lungimirante, perché questo suono nel frattempo s'è insinuato nel grande immaginario condiviso, ha condito un paio di estati di buona vita italiana, per chi non cerca avventure estreme, ma che il gusto di vedersi rappresentato non l'ha perso. Poi, il botto. Tommaso, il cantante con la barba hipster e la lingua sciolta, quello simpatico che va in tv, piace alle ragazze e frequenta X-Factor e Cattelan, d'improvviso ha detto che per quanto lo riguardava la storia finiva lì. Che da questo momento le sue energie creative andranno solo a confortare la sua carriera solistica, già ampiamente inaugurata. E che, in quanto mente creativa di Thegiornalisti, si sentiva intitolato a dire che era stato bello, ma poteva bastare, perché le difficoltà ormai superavano il piacere di stare insieme. Il tutto via social, con un torrenziale post su Fb, confacente allo scilinguagnolo di Paradiso. “Vi basti solo sapere che sono stato male”, ha scritto. “Sono stato in silenzio; volevo che il Circo Massimo fosse una festa e non un funerale”, concludendo con la sentenza: “Ho scritto e cantato ogni singola nota e parola di ciò che avete ascoltato. Continuerò a farlo come Tommaso Paradiso”. Qui, prevedibilmente, i membri storici del gruppo, Marco Musella e Marco Primavera, si sono incacchiati: “La band continuerà. Ci sono degli inediti. Ci sarà un nuovo cantante”, sferrando poi la mazzata: “Può andare a cercare di guadagnare più soldi da solo. Ognuno può scrivere quel che vuole sui social: io dichiaro d'aver scritto tutte le canzoni dei Rolling Stones”. Ahia. Nei camerini non doveva correre buon sangue: il pezzo è mio e devo guadagnare di più, io sono l'immagine del gruppo, voi senza di me dove andate, tu senza di noi sei un poveraccio, solo insieme siamo arrivati quassù, on the toppermost of the poppermost. Finali di partita a cui si è assistito spesso, nel vecchio rock alla “Quasi Famosi”, adesso conditi di questa patina social un po' cafona che sarà al passo coi tempi, ma fa tanto provincia: Paradiso sentenzia che “le storie non sono eterne” e “un sogno può diventare un incubo” e s'accomiata con un “Non avere paura” a effetto. Gli abbandonati denunciano di non poter più entrare nelle pagine social, perché hanno cambiato le password. Noi prendiamo atto della dipartita. La voce secondo cui Leo Pari sarà il nuovo cantante dei Thegiornalisti è ben accolta, perché lui è uno bravo. Per il resto gli irriducibili possono pensare che tra un ragionevole lasso di tempo gireranno indiscrezioni su una reunion della band. Che sarebbe un'operazione tardo-romantica, in controtendenza con un mercato che ora privilegia personaggi forti, protagonisti, non volti nella folla.
Thegiornalisti erano perfetti nei clubbini romani, prima che decollassero per il pianeta dell'ultrapop. Adesso sono la descrizione di un attimo. E Tommaso Paradiso non è Chris Martin, che l'idea di trionfare da solo gli ha sempre fatto un po' tristezza. Perché alla fine, a dispetto delle aride leggi dello showbiz, la storia della band of brothers davvero non la batte mai nessuno.
Stefano Pistolini
Il Foglio sportivo - in corpore sano