La fatica di Sisifo per realizzare la holding dei trasporti è finita (forse)

Daniele Bonecchi

    C ome Sisifo. Attilio Fontana, con la sola forza delle braccia (più la sua giunta e qualche consigliere strategico) è costretto a far salire sul monte un enorme macigno, che dopo la faticosissima impresa è destinato a rotolare di nuovo giù. Con le dovute differenze, la creazione di una holding dei trasporti regionali ricorda le mitologiche fatiche di Sisifo. E questo non rallegra affatto il governatore lombardo. Perché la holding dei trasporti, tanto necessaria quanto complicata da realizzare, può diventare il cuore pulsante del territorio lombardo. Fontana è abbottonato, giorni fa ha detto solo, “siamo ancora in fase di studio e valutazione per capire quale sia l'interesse e quali siano i vantaggi” di creare una holding della mobilità, “è una ipotesi che riteniamo possa essere praticata”, in previsione che poi si integrino “tutti i trasporti”. Del “macigno” da spingere si parla, beninteso, da anni. Aveva iniziato Bobo Maroni (che nel frattempo aveva ereditato dalla Città metropolitana anche un'autostrada e mezza: la Milano-Serravalle e le tangenziali) a teorizzare una fusione: prima fra Trenord e Atm; poi, affondata dalla dirigenza delle due società questa ipotesi, l'idea di un nuovo soggetto in grado di tenere assieme Fs, Anas, Trenord e il dedalo di strade regionali. Ma il governo Lega-M5s, col cambio alla guida del colosso dei trasporti nazionali Fs, ha suggerito al governatore Fontana di pensare a un piano B.

    Nel frattempo sono maturate alcune opportunità. La prima è il cambio di velocità di Trenord – in eterna sofferenza coi 700 mila viaggiatori che ogni giorno arrivano in città – infatti, grazie al forte investimento (1,6 miliardi) della Regione sarà in grado dal prossimo anno di mettere sulle rotaie, gradualmente, 161 nuovi treni che, con l'ammodernamento della rete finanziato e realizzato da Fnm e Fs potranno (forse) riportare il sorriso sulle labbra dei pendolari. Sul versante autostradale si è risolto il contenzioso (grazie all'intervento della Corte dei conti) tra il Comune di Milano, che controllava il 18 per cento delle azioni, e la società stessa che le ha acquisite, dopo una lunga querelle sul loro valore, pagandole 2,7 euro ciascuna per un ammontare di 90 milioni. E dunque oggi Regione Lombardia controlla oltre l'80 per cento della società (A7, Tangenziali di Milano e di Pavia, Pedemontana). Il nervo scoperto è proprio la Pedemontana lombarda – nata e cresciuta nel cuore della Lombardia leghista – che, dopo un lungo calvario avrebbe ottenuto il via libera del Cipe per il (quasi) completamento dell'opera. Sarebbero una decina le manifestazioni d'interesse per completare due tratte mancanti. I tecnici più ottimisti prevedono il completamento entro il 2023. Il puzzle societario – secondo alcune indiscrezioni – dovrebbe essere completato con l'acquisizione di Serravalle (e dunque anche di buona parte di Pedemontana) da parte di Fnm, che diventerebbe a tutti gli effetti la holding della mobilità di Regione Lombardia. E dovrebbe essere l'ultimo passaggio in grado di sbloccare la situazione. Una struttura per dare continuità e omogeneità agli investimenti, agli interventi tariffari, alla manutenzione e all'ammodernamento dei sistemi. Fontana è in attesa di incontrare il neo ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, Paola De Micheli. Nei giorni scorsi il ministro si era dichiarato disponibile a fare il punto “sulle decisioni legate a tutte le infrastrutture, Pedemontana compresa”. Per sbloccare definitivamente l'opera e andare verso il suo completamento. E così, sfidando il mito e Zeus, almeno per una volta, Sisifo (Fontana) potrebbe spingere il macigno in cima al monte. E tenercelo.

    Daniele Bonecchi