Come non dimenticare la meraviglia dell'ingegno umano in tempi di crisi ambientale
Milano. Uno dei rischi maggiori dei movimenti ambientalisti è il nichilismo. L'idea, cioè, che siccome gli scienziati dicono che tra poche decine di anni il mondo potrebbe diventare invivibile – e siccome la politica e l'economia non sembrano disposte a fare le scelte coraggiose necessarie per salvarlo, il pianeta, allora tanto vale cominciare a tifare per la decrescita o per il caos. Il movimento ambientalista non è nichilista per natura e anzi, i ragazzi che sono scesi in piazza negli ultimi mesi sono pieni di speranza, ma non sempre le loro proteste tengono conto di quanto sia sorprendente l'ingegno umano. Se salveremo il pianeta – e lo salveremo – lo faremo grazie a una responsabilità e una sensibilità nuove che stanno nascendo – ma lo faremo anche grazie alla tecnologia.
Doyne Farmer, direttore del programma di Economia complessa all'Institute for New Economic Thinking della Oxford Martin School, è uno che rimugina da tempo su questi problemi. Farmer è un economista della complessità, che cerca di trovare metodi scientifici per fare previsioni più accurate possibile (è difficilissimo, ci dice, perché “al contrario di quello che sostiene l'economia classica gli esseri umani non sono agenti economici razionali che cercano sempre di massimizzare l'utile”). Farmer è un fisico di formazione, è un pioniere della teoria del caos, negli anni Settanta inventò assieme ad altri studenti un computer in miniatura che stava dentro a una scarpa e riusciva a predire dove sarebbe caduta la pallina delle roulette, ha creato un sistema di trading automatizzato chiamato Prediction Company, lavora con le banche centrali di mezzo mondo per predire i rischi della prossima crisi economica, e di recente si è interessato a come si prevede l'andamento della tecnologia – e se è possibile capire se la tecnologia ci aiuterà a salvare il mondo.
In un paper del 2016 intitolato “How predictable is technological progress?”, Farmer e il collega François Lafond hanno studiato più di 50 tecnologie per capire come queste si sviluppano nel tempo e hanno scoperto che i costi di produzione tendono a scendere in maniera esponenziale, man mano che aumenta la produzione. “Il cuore della teoria è che il sistema di previsione migliore di una tecnologia è la produzione cumulata”, dice Farmer al Foglio, ospite in Italia di un evento organizzato dal Cest, Centro per l'Eccellenza e gli Studi Transdisciplinari, con il patrocinio di Politecnico di Torino, Intesa Sanpaolo Innovation Center, Inet. “Ci siamo concentrati sulla tecnologia dei pannelli fotovoltaici, e abbiamo capito che la domanda da porci è: quanti watt di energia fotovoltaica sono stati prodotti in un dato periodo di tempo? Più sono i watt prodotti e più velocemente si abbassano i costi di produzione della tecnologia”.
Questo è importante perché spesso la transizione energetica è considerata un peso economico. Passare alle energie rinnovabili è considerato da molti come la cosa etica da fare, ma non come quella economicamente sensata, specie se farlo significa aumentare le tasse o colpire lo stile di vita di una parte della popolazione. Farmer sostiene che non è questo il caso. “Stiamo lavorando a un nuovo paper che sottoporremo a Science”, dice al Foglio. “Non è pronto per i media ma posso condividere almeno le conclusioni, che sono eccitanti. Abbiamo applicato il nostro modello di sviluppo tecnologico alle principali fonti di energia per capire: dove dobbiamo muoverci? E la risposta è che una rapida transizione verso le rinnovabili è economicamente più conveniente che continuare a usare le energie fossili”. Farmer nota che il prezzo delle energie fossili è stabile da più di un secolo, e in alcuni casi è aumentato, mentre il solare è calato del 10 per cento all'anno negli ultimi 7 anni, l'eolico è calato di circa l'8 per cento all'anno negli ultimi 20 anni. “Prevediamo che il trend continuerà e che presto le energie rinnovabili costeranno meno dell'energia fossile. Serve un investimento iniziale, ma poi l'energia diventerà più economica per tutti. Passare alle rinnovabili è conveniente anche senza il climate change”, e questo significa: aumentare la ricerca di tutti e salvare il pianeta allo stesso tempo.
Le energie rinnovabili sono soltanto un pezzettino della causa ambientalista, ma uno importante. Ricerche come quelle di Farmer aiutano a mostrare la strada: “E' un messaggio di speranza, la tecnologia per salvarci c'è”, dice lo scienziato. E per farlo non serve la decrescita.
Eugenio Cau
Il Foglio sportivo - in corpore sano