La liberazione di partire qualche giorno. Se non fosse per il tornado
Un nuove cervello lucente, nessun guinzaglio, ma che nostalgia per le teste di cavallo
Q uando parto per qualche giorno e lascio tutti a casa a continuare la loro vita senza di me, mi immagino sempre, mentre mi chiudo la porta alle spalle, un tornado. Che spazza via le scale e le stanze e gli zaini e anche il cane, e immagino che torno e non trovo nessuno, solo scarpe da ginnastica e fogli di quaderno a quadretti. Anche senza tornado, immagino che quando io parto loro scappano, si dimenticano di me, cambiano vita, cambiano voce, crescono all'improvviso di venti centimetri, e al mio ritorno il cane abbaia perché non mi riconosce.
E' un pensiero doloroso, certo, ma anche un po' una liberazione.
Nessuno ha bisogno di una ricarica, di una traduzione di greco, di un paio di scarpe, di un passaggio a scuola, di una coperta in più alle tre di notte, di un frullato di banane, di una sgridata, e io posso andare in giro per il mondo leggerissima, libera di non pensare a niente che non sia quello a cui ho deciso di pensare.
Una persona intera, adulta, con orari da adulti e discorsi fra adulti.
Certo mi dispiacerà che il cane non scodinzoli più davanti alla porta, con tutto quello che ho speso dal veterinario e con tutti i peli di cane che ho aspirato con l'aspirapolvere, e comunque trovo che sia un ingrato: gli avevo comprato anche l'impermeabile per la pioggia e faccio sempre finta di non accorgermi che appena io esco, lui si sdraia sul divano.
Però sono libera, nessuno ha un guinzaglio in bocca alle otto del mattino, nessuno è in ritardo (al massimo io sono in ritardo), nessuno ha preso tre e mezzo in Latino ed è convinto che sia un bel voto. Quindi io parto, lavoro, parlo, leggo, mangio, bevo, dormo, prendo il treno, sto al telefono e intanto arriva il tornado e spazza via anche il mio vecchio cervello, lo sostituisce con un cervello nuovo e lucente, e per molte ore questo nuovo cervello funziona benissimo, mi sento fortissima, ma a un certo punto sul telefono arriva un messaggio, e ha un suono diverso dagli altri messaggi. Lo apro distrattamente, tutta presa dalla mia nuova vita. “Mamma mi controlli quanto ho preso in Scienze? E non trovo il portafoglio. Non trovo mio fratello. Non trovo il phon!”.
Poiché il tornado è stato forte, non capisco subito chi è che mi sta scrivendo. Ci metto qualche secondo prima che le parole phon fratello inglese e mamma si uniscano insieme e formino un contro tornado che mi riporta nel punto esatto in cui mi trovavo mentre pensavo al tornado.
Cerco di resistere, di rispondere da molto lontano, cerco di pensare che il fratello sparito sia il solito scherzo, ma controllo immediatamente sul registro elettronico il voto di Scienze – sei meno –, e mi chiedo il motivo di quel meno (è sufficiente o insufficiente? Se il 6 viene prima del meno, allora significa che è sufficiente, ma con un po' di disgusto), mi preoccupo per il portafoglio, mi immagino il phon che cade dentro una vasca piena d'acqua, insomma non resisto, telefono con il video e urlo: dov'è tuo fratello? e lo cerco insieme a lei per tutta la casa, guidandola nei posti dove so che potrebbe nascondersi.
Nel frattempo il mio vecchio cervello si sta espandendo, sta buttando fuori quello nuovo, l'invasore, che è già in ritirata.
E quando troviamo Giulio, nascosto dietro una porta con infilata sulla testa una maschera da cavallo, sento che sto tornando quella che sono. Indignata non per la testa di cavallo ma perché vedo dal video che mio figlio è senza calze e senza felpa e gli cola il naso.
E vedo che il cane è sdraiato sul divano. E vedo altre cose spaventose che uccidono definitivamente quel nuovo cervello lucente che funzionava così bene.
Sento il desiderio fortissimo di tornare a casa, tra quelle amate teste di cavallo. Per ricominciare a sognare il tornado.
Il Foglio sportivo - in corpore sano