Malessere americano
I n America si nasce di meno e si muore di più. La sintesi brutale si deduce da due distinte ricerche su fertilità e mortalità negli Stati Uniti che, lette in parallelo, offrono l'immagine di un malessere che avanza su due fronti. Da un lato la crisi demografica, dall'altro la “morte per disperazione” degli americani di mezz'età, secondo l'espressione degli economisti Anne Case e Angus Deaton, pionieri del genere. Non sono fenomeni inediti: si tratta piuttosto della cronicizzazione di tendenze che, anni fa, si consideravano come esiti congiunturali della Grande recessione, mentre oggi hanno l'aria di un new normal . I dati del National Center for Health Statistics dicono che nel 2018 il tasso di natalità è calato per il quarto anno consecutivo, stabilendo un nuovo record negativo. L'indice è sceso del 2 per cento rispetto al 2017 e si parla di una flessione del 15 per cento a partire dal 2008, anno in cui è cominciata la generale tendenza declinante che i numeri più recenti confermano. Nel 2014 c'è stata un'inversione di tendenza, ma era un picco statistico isolato, non l'indizio di un cambio di rotta. Se gli Stati Uniti si fossero mantenuti sui livelli di fertilità del 2007, oggi ci sarebbero 5,7 milioni di nuovi nati in più nel paese. L'immigrazione ha impedito che il declino demografico si traducesse in un calo della popolazione, come avviene invece in altri paesi che attraversano fasi più rigide dell'inverno demografico.
Il primo enigma per i demografi è la correlazione tra la fertilità e l'andamento dell'economia. L'America ha attraversato periodi di calo delle nascite in corrispondenza delle crisi economiche – innanzitutto dopo la Grande depressione – ma i numeri sono tornati a crescere quando l'economia ha ripreso a correre. Non è successo in questa fase, cosa che induce gli studiosi a mettere in dubbio l'ipotesi economicista. Forse l'infertilità è figlia dello spirito del tempo più che dell'assottigliarsi del budget. L'altro tema che emerge è che le donne americane fanno figli sempre più tardi: l'unica sezione demografica in cui si riscontra un aumento della fertilità è quello attorno ai quarant'anni. Al di sotto di quella soglia, il segno è negativo. “I dati suggeriscono che le persone vogliono sistemarsi prima di avere figli”, ha sintetizzato la demografa della Johns Hopkins Alison Gemmill, intervistata dal New York Times.
Lo studio da leggere in parallelo per completare il quadro del malessere spiega invece che la mortalità fra gli americani di mezza età è in aumento, un fatto che era già noto per la popolazione bianca e poco istruita, gravata da oppiacei, alcolismo e suicidi, tutto materiale ampiamente utilizzato nella rappresentazione popolare del white trash che vive in roulotte e vota Trump. Una ricerca pubblicata su Jama, e che analizza dati federali dell'ultimo mezzo secolo, spiega che il fenomeno non riguarda solo i bianchi, è più generalizzato e trasversale, colpisce soprattutto gli uomini fra i 25 e i 64 anni, mentre la mortalità infantile e fra gli anziani è in linea con le tendenze positive che si sono registrate per decenni prima del 2010. Il picco della mortalità è concentrato in alcuni stati (New Hampshire, Maine, Vermont, West Virginia e Ohio) e le cause gravitano attorno a problematiche note, come la diffusione del fentanyl e altri oppiacei devastanti, ma anche all'aumento di infarti, malattie cardiovascolari e polmonari. A dispetto del fatto che gli Stati Uniti sono il paese al mondo che spende di più per la sanità.
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