L'uomo e gli oggetti

    Nella mostra del Maxxi anche “Diamante”, modello di automobile che nel 1953 Ponti aveva disegnato insieme ad Alberto Rosselli, collega nonché genero. Vedendolo da vicino ricorda molto qualcosa: è il truck o pickup presentato da Elon Musk qualche giorno fa, quello che doveva essere antiproiettile ed è finito invece subito sforacchiato forse con trovata pubblicitaria astuta. Il Supertruck dalla potenza mostruosa, elettrico ma abbordabile (costa meno di 40.000 dollari) sarebbe piaciuto a Ponti per le linee spezzate e affilate, e forse non avrà più fortuna della sua “Diamante”. Creata per la carrozzeria Touring, e poi proposta alla Fiat, doveva essere un'utilitaria rivoluzionaria pensata sul telaio dell'Alfa 1900. Troppo radicale e innovativa, non se ne fece naturalmente niente: la “linea Diamante”, dalla pietra-amuleto che Ponti aveva eletto a rappresentazione di sé (sfaccettata e non monolitica) doveva essere la reazione dell'architetto milanese alle auto di allora, gonfie, alte, panciute di rappresentanza, con radiatori altissimi, finestrini piccoli, spazio interno limitato e buio. Tante forme anticipatrici: le lamiere della carrozzeria sono piatte, e fanno risparmiare spazio, materiale e tempo produttivo. Il portellone posteriore anticipa le station wagon. I sedili posteriori sono reclinabili, gli interni pieni di tasche. All'esterno, contro il logorio della vita moderna, è previsto un paraurti continuo di gomma per attutire i colpi, studiato dalla Pirelli. Peccato per il tempismo: Ponti mise nel cassetto i suoi sogni automobilistici ma poi ormai anziano raccontava che cinque anni dopo, quando comparve la Citroën DS nel ‘57, e la “dea” divenne un successo mondiale, lui e i suoi soci di studio se ne comprarono una a testa: in omaggio a quell'auto che era anche una bella architettura. Ma le auto erano un altro campo in cui si sarebbe cimentato volentieri nel design per le masse; in mostra, oltre alle piastrelle, anche i lavabi Ideal Standard squadrati che tutti abbiamo avuto in casa, e che nascevano per il palazzo Montecatini a Milano; le maniglie per Olivari, le posate per Christofle e altri, le macchine del caffè un po' futuriste per la Pavoni, le vetrate per Venini e naturalmente la Superleggera per Cassina e le porcellane per Richard Ginori da dove iniziò tutto.