Così le calcolatrici scientifiche non temono la pensione

    Dagli anni Settanta sono l'oggetto obbligatorio, di rigore, non solo per tecnici, ingegneri e operatori finanziari, ma anche per gli studenti delle superiori e delle facoltà scientifiche che devono imparare a utilizzarle per tutto quello che riguarda la matematica. In alcuni corsi di studio sono addirittura un obbligo curricolare. Oggi infatti le calcolatrici tascabili, scientifiche e programmabili (in breve, calcolatrici programmabili), che potrebbero sembrare dei dinosauri paragonandoli ai moderni smartphone con le loro migliaia app, sono in realtà ancora vive e vegete. Anzi, in un'epoca di grande confusione e stravolgimento dei corsi di studio, stanno fiorendo. Sono tutt'ora in produzione e vengono usate moltissimo anche a scuola. E costano più o meno come una volta: tra i settanta e i centocinquanta euro, equivalenti a 100-200mila lire di un tempo.

    Prima delle calcolatrici scientifiche tascabili il mondo utilizzava carta, penna e regolo calcolatore. Poi venne l'invenzione del transistor, dei primi microprocessori e cambiò tutto. Federico Faggin con il suo gruppo di lavoro a Intel realizzò nel 1971 il primo moderno processore, l'Intel 4004. Che non era destinato a un Pc ma a una calcolatrice elettronica programmabile giapponese.

    Il mercato è stato dominato però dall'americana HP e da Texas Instruments, con Texas Instruments come avversario e Casio come buona terza: di qualità ma più low-cost. E se Steve Wozniak, cofondatore di Apple, ha detto che nel 1975 l'idea di costruire un personal computer è nata modificando una calcolatrice programmabile di HP, il dato saliente è che ancora oggi le calcolatrici tascabili scientifiche e programmabili si costruiscono e si vendono in gran numero.

    Per HP è cominciato tutto nel 1972 con la HP-35, che costava 395 dollari (2.350 dollari di oggi), e che ha cambiato il mondo professionale, permettendo di risolvere complessi problemi matematici. Nel 2006, per festeggiare i 35 anni del primo modello, HP ha creato la HP-35s, che si unisce a una serie di più di quaranta modelli commercializzati dal 2000 a oggi. Si va da quelle più semplici che permettono di fare calcoli raffinati ma senza molti fronzoli a quelle con display grafico e moduli di memoria rimovibile per archiviare programmi, fino alla HP Prime del 2013 che è un incrocio tra uno smartphone e una calcolatrice, app comprese (ma non telefona). Texas Instruments è sulla stessa lunghezza d'onda, ma si è più specializzata nei modelli con capacità grafiche. Casio segue una traiettoria simile soprattutto orientata al settore scolastico e, nel grande mare dell'elettronica cinese, ci sono una mezza dozzina di marchi semisconosciuti (da noi) che producono calcolatrici finanziarie, grafiche e scientifiche per tutte le tasche. Dalle nostre parti Olivetti (oggi marchio Tim) è su un segmento diverso e produce calcolatrici da tavolo, con rullo di carta. La calcolatrice programmabile è sopravvissuta al personal computer, allo smartphone e con tutta probabilità anche all'internet delle cose, al cloud e ai big data. Perché la calcolatrice permette di analizzare, modellare e risolvere problemi in maniera diretta, flessibile e senza le distrazioni o i potenziali problemi che uno smartphone o un computer porrebbero.

    Negli Stati Uniti, dove l'utilizzo della calcolatrice programmabile è obbligatorio per molti corsi di studio e per gli esami di stato di varie professioni (come del resto anche da noi), esistono programmi per recuperare e ridistribuire i vecchi modelli usati, per consentire a studenti che non possono spendere due o trecento dollari di avere il loro strumento di studio obbligatorio. Cinquant'anni dopo, la calcolatrice programmabile è ancora un oggetto innovativo. (a.dini)