“L'America non va alla ricerca di mostri da distruggere”

Nel suo discorso più noto, John Quincy Adams dice che la virtù della nazione si esprime con l'esempio

    Pubblichiamo qui alcuni stralci del discorso tenuto dall'allora segretario di stato John Quincy Adams al Congresso il 4 luglio 1821. Per generazioni le sue parole hanno ispirato i sostenitori di un sostanziale disimpegno degli Stati Uniti dal coinvolgimento diretto negli affari degli altri paesi. Sotto gli auspici del diplomatico, poi diventato presidente, è da poco nato il Quincy Institute for Responsible Statecraft.

    E ora, amici e concittadini americani, che cosa direbbero i saggi e istruiti filosofi del vecchio mondo, i primi osservatori di nutazione e aberrazione, coloro che hanno scoperto l'etere e i pianeti invisibili, gli inventori del razzo Congreve e dei proiettili a frammentazione, se si trovassero a domandarsi che cosa ha fatto l'America per il bene dell'umanità? La nostra risposta è questa: l'America, con la stessa voce che l'ha introdotta all'esistenza come nazione, ha proclamato all'umanità i diritti inestinguibili della natura umana, e i soli fondamenti legittimi del governo. Dalla sua ammissione nell'assemblea delle nazioni, l'America ha invariabilmente, benché talvolta senza costrutto, teso la mano dell'onesta amicizia, dell'equa libertà, della generosa reciprocità. Ha sempre parlato il linguaggio della libertà, della giustizia, degli uguali diritti, benché spesso lo abbia fatto a orecchi disattenti o sprezzanti. Nel corso di mezzo secolo ha rispettato l'indipendenza delle altre nazioni, senza alcuna eccezione, mentre ha mantenuto intatta la propria. Si è astenuta dall'interferire nei problemi di altri, anche quando sono scoppiati conflitti riguardo ai principi che le sono cari quanto al cuore è cara l'ultima goccia di sangue. Ha preso atto che i conflitti di quell'Aceldama che è il mondo europeo saranno per secoli a venire conflitti di potere inveterato e nascenti diritti. Il suo cuore, le sue benedizioni e le sue preghiere saranno sempre là dove sarà dispiegato il vessillo della libertà e dell'indipendenza.

    Ma non va in giro per il mondo a cercare mostri da uccidere. L'America è la nazione che augura a tutte le altre libertà e indipendenza. Ma è il campione e il garante soltanto della propria indipendenza. L'America sosterrà la nobile causa con il tono della voce e l'edificante conforto del suo esempio. Sa bene che arruolandosi sotto bandiere che non sono le sue, anche se fossero bandiere dell'indipendenza di nazioni straniere, si coinvolgerebbe al di là del suo potere di divincolarsi in tutte le guerre di interessi, negli intrighi, nell'avarizia, nell'invidia e nell'ambizione che assumono le sembianze della libertà, usurpandola. La massima fondamentale della sua politica muterebbe così dalla libertà alla forza. Potrebbe diventare la dittatrice del mondo, cessando così di essere la custode del proprio spirito. La gloria dell'America non è nel dominio, ma nella libertà. La sua marcia è la marcia della mente. Ha una lancia e uno scudo, ma il motto impresso sullo scudo è: libertà, indipendenza, pace. Questa è stata la sua Dichiarazione. E questa è stata, fintanto che le necessarie relazioni con il resto dell'umanità lo hanno permesso, la sua pratica.

    John Quincy Adams