Roma. Meglio rifuggire dalla politica, che è azione, perché l'azione provoca attrito e l'attrito conduce al rischio. E allora niente incontri collegiali per definire la nuova agenda di governo, per adesso, tutto rinviato, almeno per un po'. Il Pd si riunisce il 13 e il 14, in abbazia, come ai bei (brutti?) tempi di Prodi e di Gargonza, poi dovranno passare le elezioni regionali in Emilia il 27, ed ecco allora il percorso, morbido, lento, inclusivo, per puntellare il governo sulla cui stabilità (in Senato) cominciano a dubitare in tanti: le nomine pubbliche, a partire da fine febbraio (e che siano le più larghe, omnicomprensive possibili) e poi chissà anche il rimpasto. Con una variabile temuta: Renzi.
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