Milano. “Le tensioni in medio oriente, anche se dovessero continuare, non avranno particolari ripercussioni sull'economia europea, che è stata, invece, oggettivamente indebolita dalla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. La politica americana nei confronti della Cina ha colpito indirettamente l'area euro, in particolar modo la Germania. E adesso, seppure la produzione industriale tedesca è aumentata a novembre, non ci sono chiari segnali chiari che il peggio sia alle spalle. In questo contesto l'Italia, paga l'ulteriore scotto legato all'incertezza politica e alla prospettiva che al governo possa tornare una forza antieuropeista come la Lega di Matteo Salvini. Ma se posso dirla tutta, mi pare un'ipotesi poco probabile, almeno per quest'anno”. Giada Giani, economista di Citi specializzata sull'Europa, è appena rientrata in Italia dopo 15 anni di lavoro a Londra, città che non rimpiange, un po' per il caos Brexit e un po' perché il quartier generale della banca d'affari americana si trova in una delle strade più belle e caratteristiche del centro storico di Milano, e Canary Wharf, con i suoi grattacieli, sembra davvero lontana. In questo colloquio con Il Foglio, Giani dice di avere studiato a lungo il quadro dell'Italia e di aver maturato l'idea che al paese basterebbe crescere al tasso nominale del 2 per cento (1 per cento di pil effettivo e 1 per cento di inflazione) per migliorare i suoi conti pubblici. Intanto, però, le previsioni di crescita per quest'anno sono ben al di sotto dell'1 per cento. “Le nostre prospettive per l'Italia non sono così negative – spiega l'economista di Citi – prevediamo una riduzione dello spread a 100 basis point per la fine del 2020 se non ci saranno scossoni che destabilizzeranno il quadro politico. Nel paese si è creata una buona correlazione tra crescita economica e condizioni finanziarie e questo grazie alla sterzata in senso espansivo della politica monetaria della Bce di Mario Draghi, di cui l'Italia è stata la principale beneficiaria. Ora però siamo ad un punto cruciale e l'unica cosa che conta è se il paese continuerà ad avere un governo pro Europa o contro l'Europa. E' una visione semplicistica, forse, ma così ragionano gli investitori”. Arrivare a 100 basis point di spread dagli oltre 160 attuali è l'obiettivo ambizioso che consentirebbe all'attuale governo di capitalizzare la fiducia dei mercati attraverso un'ulteriore riduzione della spesa per ripagare gli interessi sul debito pubblico. Conti alla mano, l'economista spiega che 200 basis point di spread in meno rispetto ai livelli massimi raggiunti nel 2018 equivalgono a un punto percentuale di pil, circa18 miliardi di spesa pubblica che si potranno risparmiare nel giro di pochi anni. Un tesoro per chi governerà il paese. Ma è un obiettivo realistico ? “Si perché la politica monetaria europea continuerà a essere accomodante, almeno per quest'anno, e il quadro politico dell'Italia appare tutto sommato stabile”. E il rischio di elezioni anticipate? “Credo che un governo a trazione Lega in futuro non sia evitabile, ma allo stesso tempo non è detto che l'eventuale referendum porti a elezioni anticipate. Forse Salvini si è reso conto che stare al governo senza poter contare su una rete di alleanze in Europa è impresa difficile e non è escluso che si sia dato tempo per elaborare una strategia in questo senso. Nel frattempo, gli investitori hanno un'unica cosa in mente, che l'Italia resti in Europa perché solo così è al sicuro. Per il resto, non vedo grandi problemi per il paese, a patto che non aumenti di nuovo lo spread che fa crescere i costi di finanziamento dell'economia”. Giada Giani sembra più preoccupata per come il rallentamento economico europeo potrebbe influire sulla crescita dell'Italia che per le questioni domestiche. Non crede molto nell'efficacia dell'accordo commerciale di “fase 1” che sta per essere siglato tra Stati Uniti e Cina il 15 gennaio (ma già il 13 le delegazioni dei due paesi sono attese a Washington) e condivide l'impressione di diversi altri analisti sul fatto che si tratti di una manovra elettorale di Trump in vista delle presidenziali 2020. “Temo che l'incertezza commerciale continuerà con effetti imprevedibili sull'economia dell'area euro. Finora le politiche protezionistiche americane hanno reso problematiche le decisioni degli investitori, al punto che, per esempio, nei business plan che si fanno nel settore auto in Germania si calcolano i costi delle maggiori tariffe anche quando non ci sono, e hanno deviato le catene produttive mondiali. Tutto questo potrebbe continuare facendo di gran lunga più danni di un'escalation delle tensioni tra Stati Uniti e Iran”.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE