Spezziamo il pane con gli ebrei

Senza di loro, l'Europa “perderebbe definitivamente il suo ruolo centrale nell'equilibrio mondiale”. E potrebbe diventare “un luogo di conflitti religiosi, terrore e guerre”

    Penso proprio che l'Europa senza ebrei entrerebbe per un lungo periodo in un declino culturale e scientifico. Non significa che, col tempo, non possa recuperare questo ritardo, ma il prezzo sarà molto alto e l'esito incerto. L'Europa perderebbe definitivamente il suo ruolo centrale nell'equilibrio mondiale. Rimango tuttavia certo che un'Europa senza ebrei non esisterà mai, anche se molto viene fatto oggi per scoraggiare la presenza ebraica. Assomiglia a una forma di autodistruzione”.

    Il rischio di scomparire è molto forte, se non ineludibile, anche per gran parte delle comunità ebraiche in Italia. Milano, la seconda comunità nazionale, aveva 6.505 iscritti nel 1996, 6.162 nel 2007, 5.378 nel 2014, 5.277 nel 2016, 5.244 nel 2018… A Trieste, una delle culle dell'ebraismo italiano, oggi si contano appena 520 ebrei. Nel 1986 la comunità contava 720 iscritti. 800 circa gli ebrei di Torino, dove nel 1990 erano 1.240. Numeri simili ovunque, da Ferrara a Firenze.

    Trent'anni fa tutti gli ebrei francesi iscrivevano i propri figli nelle scuole pubbliche. Adesso lo fa soltanto un terzo. Lo spazio pubblico europeo – dalle strade alle scuole – sta diventando jüdenfrei. Senza ebrei. Ebrei uccisi per strada e in casa, ebrei accoltellati, ebrei che fuggono all'estero, ebrei che cambiano casa, ebrei protetti dall'esercito, ebrei che nascondono la propria identità, stelle di David bruciate in piazza, merci ebraiche marchiate, studenti ebrei aggrediti… E' la triste realtà della nostra Europa nel 2020. Never again è diventato ever again. Ormai non passa giorno in Germania che non si registri un caso di antisemitismo. E' un bollettino di guerra. Già nel 2007, prima che iniziasse questa ondata di giudeofobia, lo storico Bernard Lewis disse che il futuro degli ebrei europei era “fosco”. La Shoah aveva vaccinato l'Europa dal ritorno dell'odio antiebraico, ma gli effetti della vaccinazione stanno svanendo, se non sono svaniti del tutto. Ciò che una volta era impossibile adesso è di nuovo immaginabile. Se non spezzeremo più il pane con gli ebrei, se li tradiremo nuovamente come abbiamo fatto nel '900, sarà la morte della civiltà giudaico-cristiana e di quell'Occidente così come lo conosciamo, o conoscevamo. Oltre ai suoi significati storici concreti, questa psicosi antisemita di massa ha anche una vasta portata simbolica, che consiste nel mettere il mondo occidentale di fronte alle sue origini bibliche. E' un Occidente sommerso dall'odio di sé. Spesso è bastato un grande attacco antisemita per spingere una comunità ebraica a svuotarsi. Una sinagoga è stata bruciata a Trappes, nella banlieue francese. “Gli ebrei hanno quasi tutti lasciato la città”, raccontano nel libro “La Communauté” due giornaliste del Monde, Ariane Chemin e Raphaëlle Bacqué. “Una dopo l'altra, le famiglie ebree di Trappes hanno lasciato la città per stabilirsi in altre più accoglienti. Una parte ha trovato rifugio a Montigny, l'altra a Maurepas, la cui sinagoga raccoglie, oltre a questi nuovi fedeli, parte delle pergamene strappate al fuoco. Il macellaio se n'è andato, come Ben Yedder, il fornaio. A Trappes non rimane più alcun ebreo”. C'è ancora un futuro per gli ebrei in Francia? La domanda sarebbe stata quantomeno assurda solo pochi anni fa. Oggi non si fa altro che porsela. “Gli ebrei hanno un futuro in Europa, ma solo se i paesi europei in cui vivono si renderanno conto di quanto perderebbero per l'esodo della loro popolazione ebraica” ci spiega Elvira Groezinger, che è a capo della sezione tedesca degli Scholars for Peace in the Middle East, ed è nata in Polonia nel 1947 da sopravvissuti alla Shoah. “L'Europa senza ebrei diventerà un'area arretrata, la sua cultura declinerà, potrebbe ancora diventare un luogo di conflitti religiosi, terrore e guerre. L'Europa cesserà di essere un rifugio spirituale e un centro culturale del nostro mondo, diventando un'area arida con un grande passato ma senza presente o futuro. Spero che non sia già troppo tardi per evitare che ciò accada”.

    Gli ebrei francesi se ne vanno o si stanno preparando a farlo. Sembrano ancora numeri grandi. Quasi mezzo milione di persone. Ma che ne sarà quando saranno scesi a 200.000? Nel 2001 il rabbino capo di Bruxelles, Albert Guigui, fu attaccato da un gruppo di giovani arabi. Lo insultarono, gli sputarono addosso e gli diedero un calcio in faccia. Da allora, Guigui non indossa la kippah in pubblico. Due anni dopo, il rabbino capo di Francia, Joseph Sitruk, disse agli ebrei di indossare un berretto anziché la kippah, per evitare di essere attaccati per strada. E Henri Markens, direttore generale dell'Organizzazione per l'educazione ebraica di Amsterdam, ha raccontato a proposito di una scuola superiore ebraica: “Ai nostri studenti diciamo di mettere un berretto sulla kippah. Le circostanze ad Amsterdam non ti lasciano altra scelta”. E' stato condotto uno studio sulla piccola comunità ebraica della Norvegia. I giovani ebrei non rivelavano in pubblico la propria identità. Le città cardine della vita ebraica europea – Vienna, Berlino, Varsavia, Lublino, Riga, Kiev, Praga – hanno oggi popolazioni ebraiche che tutte assieme non superano quella di un medio sobborgo americano. Oggi l'Europa vanta soltanto tre grandi comunità ebraiche nelle sue venti città più importanti: Mosca, Londra e Parigi; il resto è tutto in America e in Israele. In una conversazione televisiva del 2013, lo storico Robert S. Wistrich, a capo del Centro internazionale di studi sull'antisemitismo del Centro Vidal Sassoon presso l'Università Ebraica di Gerusalemme, ha affermato che nell'attuale clima l'ebraismo europeo avrebbe avuto ancora 10-20 anni di vita. L'Europa forse non diventerà completamente jüdenrein nel prossimo futuro (ci sono ancora ebrei persino nella città indiana di Cochin: 26, per l'esattezza). Ma è a rischio il valore, la presenza, il futuro ebraico stesso in Europa. Da più parti si odono le stesse sirene di angoscia. “Ci stiamo lentamente avvicinando alla fine dell'ebraismo europeo”, ha detto Dov Maimön, a capo del Jewish People Policy Institute in Israele. Ci sono 15.000 ebrei in Austria, ma di questi soltanto 8.140 si dichiarano tali. Metà sono diventati “invisibili”. Sono persi. E il capo degli ebrei austriaci fa i nomi delle comunità che rischiano di scomparire dalle mappe geografiche: “Milano, Copenaghen, Vienna, Stoccolma, Praga, Bratislava, tutte queste sono in pericolo di estinguersi in vent'anni. Ci saranno ancora ebrei, ma non più comunità ebraiche funzionanti”. Anche il rabbino capo di Bruxelles Guigui ha avvertito che “non c'è futuro per gli ebrei in Europa” dopo gli assalti terroristici del novembre 2015: “Le sinagoghe sono state chiuse, una cosa che non accadeva dalla Seconda guerra mondiale. Le persone stanno pregando da sole o tengono piccoli gruppi di preghiera in case private”. Secondo Qui sont les Juifs de France?, realizzato sotto la direzione di Émeric Deutsch e uscito per il ”Bulletin de l'Agence télégraphique”, nel 1977 in Francia c'erano 700.000 ebrei. Oggi ce ne sono 456.000. In quarant'anni la comunità ebraica francese si è già quasi dimezzata. 150.000 ebrei francesi vivono oggi in Israele.

    “Nessuno può conoscere il futuro”, ci racconta Danny Trom, sociologo francese autore del libro “La France sans les juifs”. “Ci si può distaccare dalle grandi tendenze e supporre che queste continueranno; si può immaginare senza difficoltà che la situazione continuerà a deteriorarsi. Con l'arrivo degli ebrei francesi dall'Algeria e da altri paesi del Maghreb, la Francia è oggi l'unico paese d'Europa dove rimane una comunità ebraica nazionale numerosa. Adesso loro partono sempre di più. Assistiamo allora, forse, alla fine di un'epoca. La partenza degli ebrei della Francia significa la partenza di ciò che rimane degli ebrei d'Europa”. Vi è poi un secondo aspetto. “Si è creduto, dopo la guerra, che lo sterminio degli ebrei fosse la garanzia che l'antisemitismo non potesse rinascere. E invece la Shoah è stata il punto di partenza per rilanciare, sotto una nuova forma. l'antisemitismo. In particolare presso una popolazione immigrata detta ‘post-coloniale' che pensa che si parli troppo della Shoah”.

    L'ebraismo francese potrebbe davvero sparire? “Gli ebrei di Francia sono quel che resta degli ebrei d'Europa – sostiene Trom – Dunque, se emigrano, sarà probabilmente la fine non solo degli ebrei di Francia, ma d'Europa. La Francia è stata il primo paese a emanciparli, sarà l'ultimo a espellerli, in parte per ostilità, in parte per indifferenza. Se sono spinti a partire, sarà l'ultima grande comunità ebraica dell'Europa continentale che sparirà”. E che genere di Europa sarà senza gli ebrei? “Non si sa ciò che sarà l'Europa, sarà un'Europa amputata di una parte di sé, ma la Shoah l'ha forse già realizzata senza che ce ne rendiamo davvero conto”, conclude Trom. “Comunque vada, si sa che la crisi mette gli ebrei sotto una pressione tale che la loro continuità in Europa sarà compromessa”. Il presidente della comunità ebraica di Tolosa, Arié Bensemhoun, ha consigliato ai giovani ebrei di lasciare la città, dove, secondo lui, non possono più praticare apertamente la loro religione.