L a Corte di Giustizia dell'Unione Europea e la Corte europea dei diritti dell'uomo ci ricordano ciclicamente come siamo diventati un paese all'interno del quale le stramberie più impensabili sono state elevate al rango di pretese e diritti soggettivi che recano l'imprimatur della legge statale. E' già singolare che in Italia i comuni possano essere proprietari di farmacie e che un'amministrazione pubblica si intesti il diritto di esercitare un'attività commerciale, per quanto d'interesse pubblico. Se a questo si aggiunge che la legge nazionale prevede persino il diritto di prelazione dei farmacisti dipendenti della farmacia comunale nella procedura di acquisto della attività che il comune vuole dismettere, si può comprendere, senza tanta fatica, come la bizzarria appaia ancora di più un'enormità ingiustificabile.
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