Dieci anni di Maxxi
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Uno scorcio del Maxxi (foto Musacchio Ianniello)
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Ieri la presidente Giovanna Melandri e il ministro Dario Franceschini hanno celebrato l'anniversario del Maxxi, il museo romano aperto nel 2010. Con un vaste programme per il 2020 e numeri incoraggianti per le celebrazioni: la mostra su Gio Ponti rimane aperta fino ad aprile. E poi diciotto tra mostre, focus, progetti speciali per l'anno appena iniziato. L'evento più importante pare essere quello su Aldo Rossi, “L'architetto e le città”. In mostra disegni, progetti, scritti e modelli (9 aprile 2020-gennaio 2021, a cura di Alberto Ferlenga). A maggio apre invece “Lina Bo Bardi. A Marvellous Entanglement”, omaggio all'architetta romano-brasiliana dell'artista e filmaker inglese Isaac Julien: installazione video più fotografie. Due tra le più importanti attrici brasiliane, Fernanda Montenegro e sua figlia Fernanda Torres, interpretano la Bo Bardi (fino al 4 ottobre 2020). A giugno poi ecco la nuova sede del Maxxi all'Aquila, con opere “site-specific” di Elisabetta Benassi, Daniela De Lorenzo, Alberto Garutti, Nunzio e di Ettore Spalletti, recentemente scomparso. Bene anche i numeri, che nel 2020 hanno visto i visitatori totali a quota 3.328.000, più che raddoppiati nel 2019 rispetto al 2010. E' anche una città molto cambiata rispetto a dieci anni fa, quando nasceva il Maxxi in una Roma piena di speranze e rilevanza nazionale. Si veniva dalle gestioni Rutelli e Veltroni, e la città era diventata una specie di estate romana continua, piena di eventi e di “case” (della cultura, dell'architettura, della letteratura, del jazz). E di concorsi internazionali d'architettura che creavano “landmark”: l'Auditorium di Renzo Piano, il Maxxi, il Macro. Pare incredibile ma Roma era il posto in Italia non delle buche bensì dell'architettura e dell'arte contemporanea; come scriveva Stefano Boeri nel 2010 su Abitare: “Tra polemiche, scatti di orgoglio e celebrazioni mondane, Roma accelera e sorpassa Milano. La doppia inaugurazione di venerdì scorso, che le ha regalato due nuovi grandi spazi dedicati all'arte contemporanea – il Maxxi di Zaha Hadid e il Macro di Odille Decq – porta infatti a compimento un ciclo di opere pubbliche che hanno cambiato il profilo dell'offerta culturale capitolina”. “Il doppio botto romano sembra fatto apposta per mettere in difficoltà Milano”. Oggi che i milanesi ci bullizzano e che serve un anno per riparare una scala mobile romana, sembra passato un secolo, altro che dieci anni.
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