La destra senza destra che non piace agli italiani
Appena un italiano sente la parola “liberale” pensa subito ai congressi del Pli
La destra che piace alla sinistra non si può fare. La destra come quella che i dante causa hanno fatto negli Stati Uniti – quella dei Bush alleata in questa ultima vicenda elettorale con i Clinton – ha funzionato come l’innesto del tronco di bambù in una cipolla: non ha figliato. La destra senza la destra che Stefano Parisi vorrebbe fare in Italia – liberale e popolare – ancora prima che nello stesso Silvio Berlusconi trova ostacolo nella natura in sé dell’italiano al quale occorre quanto segue: un campanile, la prefettura, il liceo, la cravatta, un buono stipendio, la casa al mare, un paese dove tornare per le vacanze di Natale e un cimitero per immaginarsi postumi. Appena un italiano sente la parola “liberale” pensa subito ai congressi del Pli, celebrati al chiuso di una cabina telefonica. Per non dire della parola “popolare”. Lo incupisce di spleen buono al più per la bocciofila.
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