L'esibizione di slogan è solo marketing
Il post-it su Regeni su uno scaffale di miele biologico è tutt’altro che una testimonianza di vicinanza al dolore della famiglia
Non c’è bar, birreria o libreria de sinistra che non inalberi il cartello “Verità per Giulio Regeni”. E’ un timbrare il cartellino all’ufficio collocamento del riflesso condizionato perché ormai nefandezza e turpitudine, nel flusso dei fattacci, un lasciapassare nel sentimento diffuso lo trova. L’esibizione di uno slogan solleva tanto dalla pietà quanto dall’esercizio critico. Il post-it su Regeni su uno scaffale di miele biologico è tutt’altro che una testimonianza di vicinanza al dolore della famiglia, degli amici e alla vita stessa di quel ragazzo – ucciso dai sicari del regime egiziano, va da sé esito di una primavera araba. E’ mercificazione, peggio: è marketing. Quell’autocompiaciuto lisciarsi il pelo proprio del conformismo, biologico manco a dirlo. Una vicenda tragica trasformata in un emoticon.
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