La campagna di Russia di Alfano
È nella capitale di Santa Madre Russia che l’indomito Angelino, ministro degli Esteri del Governo di Paolo Gentiloni-Silveri, ha dato prova del suo genio strategico
Non ci riuscì Napoleone Bonaparte. Non ci riuscì Adolf Hitler. Ci riuscirà certamente, caracollando, Angelino Alfano. “A Mosca, a Mosca!”. È nella capitale di Santa Madre Russia che l’indomito Angelino, ministro degli Esteri del Governo di Paolo Gentiloni-Silveri, ha dato prova del suo genio strategico. Ha messo all’angolo Sergei Lavrov, capo degli affari esteri della federazione russa, in difesa di Aleksei Navalni, ossia il leader dell’opposizione a Vladimir Putin, e gliene ha dette di tutte: “Non posso che riconoscermi nella dichiarazione della Ue per la libertà di espressione e di pensiero”. Angelino Alfano ha altresì tuonato contro la corruzione. Le urla si sono sentite fino ad Agrigento, sua città natale. E fino al lido di San Leone, dove va a farsi il bagnetto. Tutti gli esponenti del suo partito si sono sentiti frastornati rispetto a questa novità di combattere la corruzione. Pare però che Alfano abbia già rassicurato i frastornati: “Ma che avete capito? A Mosca, a Mosca ho detto che si deve fare la guerra alla corruzione; non a Roma, tanto meno a Palermo”.
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