L'ossessione del ponte torna al capolinea
Cadono i ponti a Cuneo, figurarsi se – specie di questi tempi – può mai reggerne uno a Ganzirri. E così – parola di Graziano Delrio, ministro – il Ponte di Messina non si farà più. E neppure il Ponte a Reggio Calabria si farà. Manco il tunnel tra Scilla e Cariddi, evocato da Davide Faraone, si farà. “L’opera strategica per la Sicilia, per la Calabria, ma soprattutto” – come nella descrizione fatta da Alfano Angelino, il praticamente ministro – “strategica per l’Italia e l’Europa”, non si farà. Men che meno si farà il “corridoio Napoli-Palermo”, quella specie di acrobazia linguistica adoperata dal ministro per parlare della stessa cosa – dalla Sicilia alla Calabria, come da Reggio a Messina – senza far litigare siciliani e calabresi sul privilegio toponomastico. L’ossessione del ponte su cui tutti, a turno, hanno imbastito le proprie allucinazioni infrastrutturali, torna dunque al capolinea. La più squillante tra le promesse di Matteo Renzi – con centomila posti di lavoro vagheggiati – va a spegnersi. Come il più sofferto pernacchio tra i fischi (fischi e piriti, of course).
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